di Gennaro Palladino
Ho il cattivo vizio di andarmi a rileggere
di tanto in tanto i vari articoli, le opinioni, gli interventi riguardanti la
politica nell’archivio di Sangiovannirotondonet e/o Facebook e sapeste quanto
mi diverte incappare in dichiarazioni di candidati attualmente in corsa per
Palazzo di città. Ma stendo un velo pietoso perché non è di questo che voglio
parlare. Riprendo invece un discorso interrotto tempo fa sull’opportunità o
meno in questa città di dar vita ad un
nuovo gruppo dirigente degno di questo nome.
Di sicuro, non è sotto elezioni che possa essere credibile un progetto in tal
senso e nemmeno possiamo cavarcela con la semplice presentazione di liste
composte da nomi e volti nuovi o da indignati della politica. E nemmeno si
poteva chiedere a tanti neofiti di aspettare che questo progetto prendesse
piede, ma resta comunque il punto se esiste questa volontà, questo coraggio e
questa determinazione.
Fra qualche giorno si va a depositare la scheda elettorale nell’urna. E’ certamente
un dovere, ma quanti ci vanno consapevoli di partecipare per qualcosa di utile?
Quanti pensano che vincere una tornata elettorale equivale a governare? Quanti
credono che pur ottenendo la maggioranza, si abbia poi la possibilità di
attuare un programma seppur condiviso? Quanti si augurano che si rispettino gli
accordi, che ognuno faccia il proprio dovere, che si attenga al ruolo che
riveste, che segua decisioni concordate, che rappresenti gli interessi di tutti
i cittadini?
Sicuramente questo non è stato nelle ultime tre amministrazioni interrottesi
allo stesso modo: incapaci di onorare l’impegno di rappresentare i cittadini
poiché personalismi vari hanno trasferito le lotte interne ai loro partiti a
Palazzo di città creando condizioni tali da non amministrare.
Ragioni di spazio mi inducono a non soffermarmi sui particolari che oramai
tutti sanno. Particolari che avrebbero dovuto indurre molti politicanti a
tirare i remi in barca non perché non siano stati onesti o capaci ma perché
avrebbero dovuto rendersi conto che si può anche sbagliare, ma non perseverare.
Vedremo dall’esito del voto se lo “sgarro” è stato subìto principalmente da chi
segue quei partiti.
Ma proiettiamoci a dopo il 29 maggio! Lo
scenario di sempre: “passata a’ nuttata”
si ritorna alla routine del dopo elezioni, ai mal di pancia, alle accuse di
tradimenti, alle insoddisfazioni per la scelta degli assessori, ai ricatti, ai
giochi delle parti in consiglio comunale, ai personalismi e all’affilamento dei
coltelli.
Io non voglio pensare ad un Grande Fratello che pianifichi tutte queste
situazioni negative perché esistono energie tali che possono far decollare San
Giovanni Rotondo. Ma occorre una nuova mentalità, una cultura politica che
guardi agli interessi della collettività.
Voglio sperare che chiusa questa campagna elettorale si possa pensare ad una
politica seria che è possibile soltanto se si rispolvera un modo nobile di far
politica specialmente nei partiti tradizionali il cui gradimento è in discesa
libera.
Che tanti candidati continuino a praticare la politica soprattutto partecipando
alle vicende della città. Un modo di fare che permetta a tutti di dare il
proprio apporto alla rinascita di questa città. La riscossa della politica deve
partire assolutamente dai giovani e da quegli uomini liberi che non si
soffermano alla sola indignazione, ma che ci mettono la faccia e non dicano
sempre: "tengo famiglia".
Solo costruendo una classe dirigente responsabile che metta
il bene comune al di sopra di tutto, solo se riscopriamo la voglia, la passione
e l’amore per questa città, saremo in grado di lasciarci alle spalle questi
tristi lunghi anni.
Gennaro Palladino