Padre Pio e Giovanni Paolo II
Il Santo e il futuro Santo
di Leonardo Fania
Sono queste le figure che stanno caratterizzando la religiosità del XXI secolo.
L’uno con le inspiegabili stimmate, che tanto hanno fatto e ancora tanto fanno discutere. L’altro, con il suo carisma, per più di 25 anni ha trascinato la grande barca della Chiesa nel nuovo millennio, compito affidatogli dal Card. Wyszynsky all’indomani del conclave che lo ha eletto papa con il nome di Giovanni Paolo II.
La storia di questi due uomini corre parallela fino all’aprile 1948, nella stessa settimana in cui, 57 anni dopo, Giovanni Paolo II muore.
Wojtyla giunge a San Giovanni Rotondo per vedere Padre Pio, per partecipare alla sua Messa e per confessarsi da lui. Il giovane prete polacco viene conquistato dallo stile semplice ma affascinante del cappuccino, tanto che nel 1958, dopo la sua nomina a vescovo, gli scrive per chiedergli una grazia a favore di una madre polacca affetta da un terribile male. Le preghiere di Padre Pio vengono esaudite e così in Karol Wojtyla si consolida quella stima che ha provato qualche anno prima.
Ne è prova una seconda visita, avvenuta nel 1974, quando Wojtyla, cardinale dal 1967, un anno prima della scomparsa di Padre Pio, giunge a San Giovanni Rotondo da Roma dove partecipa ai lavori del Sinodo dei Vescovi. Anche in questa occasione il porporato spende parole di affetto e gratitudine per il frate stigmatizzato. Un sentimento ribadito allorquando Wojtyla, primo fra tutti i vescovi polacchi, scrive a Paolo VI chiedendo il nihil obstat per l’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Pio.
E si giunge così al 1978, quando il conclave, riunitosi per scegliere il successore di Albino Luciani – Giovanni Paolo I – , elegge Wojtyla quale 264° successore di Pietro.
In quegli anni il processo per la beatificazione e canonizzazione di Padre Pio subisce una battuta d’arresto ma il novello Papa, memore dell’affetto e della riconoscenza che lo legano al sacerdote cappuccino, procede alla riapertura della causa. Tant’è che Giovanni Paolo II giunge in Capitanata nel maggio
Al papa polacco va il grande merito ed il più grande grazie per aver beatificato Padre Pio nel 1999 e canonizzato nel 2002.
Ebbe a dire Giovanni Paolo II durante l’omelia nella messa di beatificazione: «Chi si recava a San Giovanni Rotondo scorgeva in lui un’immagine viva del Cristo sofferente. I singolari dono che gli furono concessi e le sofferenze interiori che li accompagnavano, gli consentirono di vivere un’esperienza costante dei patimenti del Signore. Purificato dal dolore egli attraeva i cuori a cristo e al suo esigente Vangeli di salvezza. Egli quasi piantato ai piedi della croce, ebbe sollievo dal divin Maestro quando gli disse che solo sotto la croce si impara ad amare».
Aggiunse, poi, nella messa di canonizzazione che queste sofferenze lo avevano convinto che era stato chiamato «a collaborare in modo peculiare all’opera della redenzione».
E’ la croce, dunque, il tratto distintivo che accomuna Giovanni Paolo II e San Pio: il Santo con le piaghe di Cristo portate per 50 anni; il Papa con il calvario cominciato il giorno dell’attentato nel maggio 1981, proseguito qualche anno dopo con le sofferenze del Parkinson e culminato con la morte nell’aprile 2005, dopo alcuni giorni di tremenda agonia.
Mons. D’Ambrosio, nostro arcivescovo, durante la messa di suffragio per il defunto papa, celebrata nell’aprile 2005, nella chiesa dell’ospedale, associò Padre Pio e Giovanni Paolo II al viso di Gesù sulla croce dove possiamo scorgere «in filigrana il volto di Padre Pio crocifisso per amore e il volto di Giovanni Paolo II che si è donato alla Chiesa nell’amore più puro, più vero e più totale».
Il pastore sipontino ha, inoltre, definito San Pio e Karol Wojtyla «i gemelli della santità del XX secolo», proprio a causa delle sofferenze che avevano tormentato gli ultimi anni di vita dei due, in occasione della cerimonia di gemellaggio tra San Giovanni Rotondo e Wadowice, paese di nascita di Giovanni Paolo II, tenutasi nel marzo 2006.
«Padre Pio curvo, schiacciato dal dolore e dal peso del peccato del mondo. Giovanni Paolo II curvo anche lui sotto il peso del male del mondo, che in tanti modi ha denunziato e combattuto».
Concluse il presule con delle parole che compendiano il significato delle esistenze di questi due illustri personaggi: «hanno saputo amare e gridare il Vangelo della Vita». A 40 anni dalla morte di San Pio e a 3 da quella di Giovanni Paolo II il mondo non è ancora cambiato ma la testimonianza dei gemelli della santità è l’eredità più preziosa per questa «umanità che ha smarrito il senso della sofferenza e la capacità di accettarla».
Leonardo Fania