L’Opinione
di Gianfranco Pazienza
Il seme che non potrà crescere. Una parabola del Vangelo, con la quale spesso ci ammonivano, diceva: i buoni semi non germinano se finiscono fuori solco, sul terreno non lavorato o poco ben preparato. In queste settimane in tutta Italia sta crescendo la protesta nel mondo della scuola pubblica e la ricerca. Il buon seme – le elementari – in testa, le Università, i Centri di ricerca, le insegnanti, le mamme, gli studenti, i docenti, i ricercatori, scendono in piazza. Con le decine di migliaia di precarie e precari minacciati di licenziamento, molto spesso cinquantenni. Sanno che la ministra Gelmini e il ministro Brunetta (la prima ha ricevuto l’abilitazione da Avvocato a Procuratore in uno dei tanti concorsi farsa non indagati, Brunetta risulta tra i parlamentari europei più assenteisti), sono ministri che si guadagnano da vivere, dimostrando al Governo di saper distruggere la formazione e la conoscenza di questo Paese. Il loro obiettivo è stroncare il sistema pubblico, per affermare il loro sistema privatistico che promuove le caste e si finanzia con i soldi pubblici. Come sta avvenendo ora con le Banche. Brunetta dei ricchi e poveri: da alle banche togliendo alla scuola e alla ricerca. Come può un Paese crescere in questo modo? Brunetta vuole il Paese a sua immagine e somiglianza: un seme che non potrà crescere. Ma l’opinione nostra è diversa e le parole chiare: «Noi non pagheremo la vostra crisi» e «Il futuro è di chi lo ricerca ».
Il seme che non potrà crescere. Il Presidente del Consiglio, facendo una figuraccia mondiale, ha chiesto all’UE uno slittamento delle politiche contenute nell’accordo «Europa 2020»: entro il duemilaventi per salvare il clima, propone di conseguire la riduzione del 20% gli sprechi di energia elettrica, di ridurre del 20% le emissioni di CO2 e di aumentare del 20% l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Perchè rinviare? Perchè c’è la crisi e le nostre imprese, dicono lui e Confindustria, non possono investire in innovazione e risparmio energetico (tanto la bolletta, qualunque essa sia, la paghiamo noi). Di fronte allo sfascio del sistema finanziario capitalistico, nessuno si preoccupa dell’economia reale e degli elementi veri della crisi, comune a tutti i sistemi produttivi, dell’attuale modello legato al petrolio e alle altre fonti fossili, con un livello insostenibile di emissioni di CO2 per unità di prodotto, e di altri gas che alterano il clima.
L’altro giorno alla FAO, per la giornata mondiale dedicata all’alimentazione, si è discusso della crisi alimentare dovuta alla limitatezza della risorsa idrica, conseguenza ulteriore dei mutamenti climatici e dei processi di desertificazione, vero flagello dell’umanità. Quindi della necessità di trovare alternative nelle fonti rinnovabili durevoli, come il biodisel da biomasse non alimentari, tra gli altri l’olio di jatropha con un progetto che seguo in Madagascar.
Al contrario in Italia, paese “d’o sole”, con questa politica neppure il seme delle fonti rinnovabili crescerà, eccetto
Il seme che non potrà crescere. Nei giorni scorsi valorosi agricoltori, produttori di grano dell’Appennino e del Tavoliere, hanno simbolicamente bloccato il porto industriale di Manfredonia. Li stava attraccata una nave con la stiva piena di grano proveniente dal Messico. Un centinaio di TIR in uscita doveva distribuire questo grano ai nostri mulini, evidentemente. Obiettivo della protesta, era quello di prelevarne un campione per esaminare la sua qualità. Tutti sappiamo del nuovo impegno delle associazioni di categoria,
Gianfranco Pazienza