La riflessione di Gianfranco Pazienza
Ho lasciato
l’Italia dopo i risultati delle elezioni americane di Obama, con una sensazione
di piacevole ricordo di quel sogno americano, tutto pugliese, del successo alle
elezioni il 5 aprile 2005. Quando la vittoria di Nichi Vendola aveva fatto
gioire tutti noi, con lo stesso entusiasmo del popolo americano visto in
televisione, liberati da un destino a cui sembravamo rassegnati, finalmente
protagonisti della vera stagione della "Primavera Pugliese".
Abbiamo voluto
quelle Primarie entusiasmanti, con esse costruito il nostro modello di Puglia e
di sinistra al governo, nel corso di un inverno rigido – soprattutto sul Gargano
e sull’Appennino Dauno.
A gestirle, senza
grandi mezzi, solo due piccole forze della sinistra, e i comitati Vendola,
impegnati a trainare la slitta del cambiamento. Su un piano molto scivoloso del
sistema politico pugliese: voltare pagina in una regione completamente
ingessata nel tradizionale sistema burocratico e clientelare, a cui tutti i
partiti sono ancora inesorabilmente uniformati. Gli stessi comitati Vendola,
forse, ne hanno assaggiato la velenosità e l’effetto soporifero a sinistra. Per
cui, e molti lo hanno avvertito, la forza del cambiamento è sembrata
sterilizzata nel suo potenziale dirompente, nel momento stesso in cui si è
messa in movimento l’azione dei partiti tradizionali. Ma, come dicono in
Madagascar: "Mora Mora", piano piano, il cambiamento può arrivare,
forte delle nostre differenze. Sicché, grazie alla slitta e alla capacità tutta
sua, di Nichi, il nostro sogno si è avverato, riuscendo a far sognare quella
"Puglia migliore", svegliarla dal torpore, dall’impotenza e a farla
reagire, mettendo in movimento le risorse e le energie sane e giovani (non solo
dei bollenti spiriti) di questa nostra straordinaria – e non più rassegnata –
Regione.
E adesso? A quasi
due anni dalla prossima campagna elettorale, i risultati ci sono, e sono più
convincenti delle nostre stesse (per alcuni anche motivate) perplessità o
semplici rancori.
Più volte ho
avanzato la mia urgente necessità di rimettere in corto circuito quella
stagione – favoloso sogno nostrano – con tutti i pugliesi disseminati su una
terra stretta e lunga, un territorio immenso e difficile da esplorare.
Difficile da convincere delle buone pratiche e dei successi del governo Vendola,
se questo si ridurrà ad essere svolto solo alla vigilia della prossima campagna
elettorale. Con tutti noi stremati dalle insostenibili beghe della politica, e
litigati per i posti in lista. Come se tutto il nostro elettorato, credo
neppure quello più strettamente militante oramai, viva di questo inutile
rituale, e del suo insopportabile linguaggio. Con tutti i dirigenti pronti a
fare, poi, a giochi fatti, appelli alla trasparenza e alla pratica della
partecipazione.
Quindi rimettiamo
in pista la possibilità delle "primarie"; niente panico,
semplicemente aiutiamo Nichi a misurarsi con tutto l’elettorato invitando tutti
a misurare le cose fatte e le cose da fare. Anche a partire dal dibattito sulla
proposta dell’Associazione per la Sinistra, e rimettere al centro le nostre
storie, le capacità, e non già quelle logiche logore dei partiti.
Ma anche di
"primarie", per esempio, su cosa con il prossimo governo regionale ci
proponiamo in favore della produzione agricola, della sua qualità, del suo
bilanciamento rispetto al consumo di territorio in favore delle fonti
rinnovabili. Un misero esempio. Se poi c’è qualcuno che voglia sfidarlo
davvero, tanto meglio; saranno primarie più vere e avvincenti.
Ho lasciato
l’Italia il giorno dopo la manifestazione dell’Università e della Ricerca del
quattordici novembre a Roma, travolto da quell’onda; io stesso, precario
della ricerca, ho vissuto quella giornata con un lungo silenzio
interiore. Contento che su quest’onda non ci siano per davvero i surfisti
dell’appartato già travolti dallo tzunami elettorale.
Per la prima volta,
dopo tanti anni di movimenti vissuti, avverto che il silenzio, senza parole ne
idee di quella sinistra ingessata, sia davvero utile a capire il sentimento e
il linguaggio vero del paese reale, del nostro elettorato, forse. Per la prima
volta un movimento esprime la sua reale autonomia, e si esprime come la futura
generazione che sarà investita della responsabilità di gestire il nostro Paese.
Senza doversi genuflettere nelle
segreterie dei partiti.
Una generazione che
dovrà farsi carico della povertà di futuro a cui si è condannata l’Italia, che
perde i suoi giovani e perde i suoi saperi, senza recuperare i ritardi in cui
si è cacciato il sistema, senza innovazione ne ricerca. La Puglia della nostra
esperienza di governo, nel prossimo futuro, nel quadro desolante della crisi
finanziaria, sul piano regionale potrà avvantaggiarsi dei futuri fondi
strutturali. Possiamo articolare un modello di sviluppo valido, ed esemplare,
per l’intero Paese. Le future "primarie", anche per questo, oltre a
saper proporre una idea di futuro con l’associazione per la sinistra, e a
sinistra, dovrebbero sapere parlare a tutti e a tutte. Non solo ai pugliesi.
Settimane fa,
tornato a salutare amici di un mio vecchio ambiente di lavoro, parlando della
mia vita in Puglia, mi chiedevano di Vendola, del suo governo regionale; ne
parlavano come dell’unico esponente politico attualmente in grado di godere di
una sua credibilità vera, soprattutto a sinistra. Erano persone non di questa
parte politica. Rare volte, a sinistra, ho ascoltato altrettante parole di
stima e di appoggio a questa nuova esperienza pugliese. Riproviamoci. Con lo
stesso entusiasmo. Servirà a noi e alla democrazia in Italia.
Antananrivo,
Madagascar, 26 novembre 2008
Gianfranco Pazienza