“Giorno del Ricordo dei Martiri delle foibe e degli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati”
Il primo maggio 1944 truppe comuniste titine entrano a Trieste e Gorizia e, aiutate dai collaborazionisti italiani, fornite di liste di proscrizione, prelevano, deportano, infoibano e detengono in campi di sterminio circa 12.000 Italiani (secondo il Cnl).
A Zara, erano entrate il 30.12.1944 mentre a Fiume e Pola entreranno il 3.05.1945. Il disegno di genocidio fu condotto senza distinzione politiche razziali ed economiche o di sesso ed età; furono arrestati fascisti ed anti-fascisti (anche partigiani), cattolici ed ebrei, industriali, dipendenti privati ma anche agricoltori, pescatori, donne, vecchi, bambini, e soprattutto, i servitori dello Stato (carabinieri, poliziotti, finanzieri, militi della Guardia Civica, ecc..).
Secondo lo studio medico-legale dello staff dell’Università di Pisa, condotto su centoventuno infoibati recuperati nel dopoguerra, la causa mortis può essere stata: proiettili d’arma da fuoco, di solito sparati al cranio; precipitazione dall’alto con gli effetti che ne derivano: fratture multiple, commozione, shock traumatico grave, embolia, ecc..; trauma da corpo contundente (bastone, calcio di fucile, bottiglie, ecc…) o acuminato con conseguenti fratture; questi diversi momenti variamente combinati, sia come cause sovrapposte, sia come concorrenti.
L’effetto, cioè la morte, non deve essere stato necessariamente immediato: è ammissibile anche che, nonostante ferite e traumi, la morte sia avvenuta a distanza di tempo o per sete o per fame.
La politica italiana che seguì dopo la guerra portò all’esodo di 350.000 nostri connazionali giuliano-dalmati. Per anni disconosciuto, come il dolore e l’oltraggio vissuto da chi una volta giunto in Italia venne accolto da traditore o da fascista. Come quegli esuli in transito che vennero ricevuti dallo sciopero e dagli insulti dei ferrovieri della stazione di Bologna. Per anni fu oscurata l’assurda condizione in cui si trovano coloro che dopo aver lasciato la loro casa e i loro averi, furono costretti da vigliacche logiche politiche ad affrontare in silenzio la loro tragedia.
Il silenzio a volte è più doloroso di qualsiasi indignazione urlata, di qualunque dichiarazione, di qualunque verità. Il silenzio sulla tragedia delle Foibe, le cavità carsiche nelle quali furono sotterrati vivi dai partigiani del Maresciallo Tito decine di migliaia di italiani, il silenzio sull’esodo dei nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia, costretti a fuggire dalla ferocia e dalla pulizia etnica. Pagine tristi della nostra storia mai scritte, mai completamente metabolizzate da una Nazione che ha preferito dimenticare.
Grazie a chi non ha dimenticato, però, a chi per anni ha condotto una battaglia per riportare alla luce squarci di verità, nomi, cognomi, volti, lapidi, testimonianze raccolte dal vento che ha aperto le porte sbarrate dall’omertà e dai colpevoli silenzi.
Grazie a chi non ha dimenticato e grazie al Parlamento italiano, che nel 2004 ha istituito una Giornata della Memoria per la tragedia delle foibe e dell’esodo degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia che si celebrerà ogni anno il 10 Febbraio. Una data che non servirà ad alimentare odi, perché la storia non è strumento di lotta politica; il 10 Febbraio sarà il momento per raccogliere i sussurri e le voci di quel pezzo d’Italia che non c’è più, eppure così viva nei ricordi dei sopravvissuti.
Grazie a chi non ha dimenticato, e qualche anno fa ha scritto un libro che raccoglieva quelle voci e quei sussurri, per cominciare a raccontare nelle scuole che cosa accadde in quegli anni: quel libro si chiamava "Il Rumore del Silenzio", e sembrò un sasso lanciato nello stagno di una scuola italiana immobile e troppo innamorata delle proprie certezze. Andò subito esaurito e se ne parlò molto. Oggi viene ripubblicato, a cura del "Comitato 10 Febbraio", per celebrare nel migliore dei modi questo primo appuntamento, raccontando fatti, elencando numeri, facendo parlare i protagonisti.
Nessuno restituirà la vita a quelle voci, nessuno ripagherà con un pezzo di terra italiana, istriana, fiumana o dalmata i nostri fratelli cacciati dalle loro case. Noi proveremo a restituire loro la dignità del ricordo, perché non debbano mai più sentire attorno a loro il silenzio…
Azione Studentesca ed Alleanza Nazionale San Giovanni Rotondo lo scorso anno contribuirono con le proprie campagne d’informazione a rendere partecipe la popolazione del sentito cordoglio di tali aberrazioni. Quest’anno, il circolo Azione Giovani "Gabriele D’Annunzio" ed il circolo di Alleanza Nazionale continuano sulla strada avviata dal Comitato 10 Febbraio, affinchè l’ignoranza ceda il posto alla verità.
Azione Giovani ed Alleanza Nazionale
San Giovanni Rotondo