di Berto Dragano
Quando gli equilibri di una maggioranza si mantengono sulla base di accordi meramente personali, si tralascia l’obiettivo primario, ovvero l’interesse pubblico dei cittadini, l’amministrazione di una città, lasciando spazio al mal governo.
Amministrare con durata biennale e magari con i soliti rimpasti, mentre la città resta paralizzata e allibita, è da irresponsabili.
Quando parliamo di crisi politica, le riflessioni che vengono alla mente sono diverse perché diverse sono le cause che la generano a tal punto da far fatica ad intraprendere un percorso, una soluzione ad un problema, più che mai sentito in questo ultimo periodo in cui la politica si è trasformata in una giostra su cui salire sottovalutando la necessità di amministrare una città.
Una giostra chiamata città, ove adulti espongono capricci e logiche per salire sul cavalluccio del potere, smarrendo la delega che i cittadini, votando, hanno demandato ad ognuno di loro per dirigere un paese che da anni è allo sbando.
Il problema è legato alla mancanza di un serio progetto politico che viene abbozzato e volontariamente non attuato, favorendo e alimentando pretese ed oligarchie.
È un progetto politico ben preciso quello di tenere sotto scacco una città e i suoi abitanti in una marginalità, che è prima di tutto identitaria e culturale.
I gravi problemi che realmente ci sono, così come la crisi economica che il nostro paese sta attraversando, non interessano i nostri politici. Questo è un problema della politica, che evidentemente da questa situazione si ingrossa e riceve solamente grandi benefici.
In questi anni di teatro politico, la città ha subito una grande involuzione. Soliti attriti, soliti riti, solita storia al punto tale da non appassionare più neanche il più passionario militante politico figuriamoci il cittadino che quotidianamente deve tirare a campare.
Non è menefreghismo, è rabbia!
La politica del “fatece largo che passiamo noi” non porta da nessuna parte, anzi ci riporta al punto di partenza.
La politica sangiovannese non ha memoria collettiva, ma individuale. L’aspetto collettivo non esiste, c’è un’individualizzazione dei “meriti”. E questo non contribuisce alla costruzione e alla rappresentazione della città.
Il degrado sta corrodendo la città nella sua quotidianità, ma per tanti è l’occasione per disimpegnarsi. In questi dieci anni si è persa un’identità, il tessuto sociale è sfilacciato. C’è solo molto individualismo, che minaccia e rischia di soffocare la città.
I cittadini sono stanchi del vociare dei giostrai e tanto meno vogliono una politica che promette sorrisi: neanche fossimo ad un villaggio vacanze. Hanno solo bisogno di essere amministrati.
“Quando discuti con un avversario prova a metterti nei suoi panni, lo comprenderai meglio… Ho seguito questo consiglio ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire” (Antonio Gramsci)