di Pio
Matteo Augello
In questi giorni il dibattito politico
ruota intorno alla necessità di nuove elezioni, invocate da più voci delle
opposizioni e anche da ambienti vicini alla maggioranza. Si invocano in nome
del cambiamento, di un nuovo governo e di una nuova fase politica che possa far
uscire dall’empasse, dalla crisi economica in cui l’Italia e l’Europa intera
sono cadute. Ciò di cui in realtà si dovrebbe davvero parlare a mio avviso è la
constatazione che oramai le elezioni siano in un certo senso quasi “inutili”
dato che le decisioni e la sovranità nazionale non appartengono più, purtroppo,
né al popolo, né tantomeno al governo che esso abbia deciso di scegliere. La
dimostrazione è la lettera segreta che la BCE, a firma di Mario Draghi e Jean
Claude Trichet, ha inviato al governo italiano il 5 agosto scorso, e pubblicata
il 29 settembre dal Corriere della Sera, di cui riporto questo link
per chi volesse approfondire.
Nella missiva inviata dalla BCE non solo vi
sono gli inviti ad adottare misure per non aggravare e anzi ridurre il debito,
cosa a cui siamo in realtà abituati da almeno un decennio, ma la cosa che desta
interesse è che per la prima volta leggiamo quali debbano essere le misure da
prendere, non lasciando di fatto nulla di decisionale nelle mani del governo nazionale,
che si trasforma quindi in un semplice esecutore materiale dei provvedimenti
impopolari.
Viene invitato il governo alle
liberalizzazioni dei servizi locali attraverso le privatizzazioni su larga
scala non tenendo presente che meno di 4 mesi fa il popolo attraverso una
partecipazione storica al referendum ha bocciato una di queste privatizzazioni,
come quella dell’acqua.
Si insiste nell’indebolire la
contrattazione collettiva dei contratti di lavoro che debba essere fatta caso
per caso, azienda per azienda, ridimensionando così diritti fondamentali di
garanzia dei lavoratori.
E ancora vengono chieste nuove regole sulle
assunzioni e licenziamenti dei lavoratori. Viene esplicitamente chiesto l’allungamento dell’età pensionabile delle
donne del comparto privato ai 65 anni equiparandole al settore pubblico.
Continuando con tagli di spesa sul settore pensionistico, con buona pace di
Bossi che continua a sventolare demagogicamente “che le pensioni non si
toccano”, e tagli alla spesa con accorpamento o abolizione delle province e se
necessario tagli agli stipendi come sta avvenendo in queste ore in Grecia.
Ma la cosa ancora più importante ai fini
del nostro discorso, è che nella lettera viene determinato anche il metodo
attraverso il quale queste misure debbano essere prese, ovvero, cito
testualmente, “debbano essere prese per decreto legge” visto la loro urgenza,
abolendo, quindi, anche l’ultimo appiglio di scelta di un governo nazionale,
ovvero il metodo attraverso cui arrivare a certi risultati.
Ora alla luce di tutto questo, la
conseguente domanda che viene in mente è: Ci fosse un altro governo, magari
delle forze attualmente in opposizione, e quindi tutte “Europeiste”, sarebbe in
grado di dire no a quelle che sono oramai dei dicktat più che delle richieste dell’Europa?
A mio avviso no, perché alla luce degli
ultimi fatti europei, della crisi dell’euro, della situazione debitoria dei
paesi europei, le sovranità nazionali non esistono più, e i governi nazionali
sono oramai ridotti alla stregua di “esecutori materiali” delle esigenze
europeiste e in generale del sistema economico internazionale basato sul debito
e sulla supremazia dei mercati finanziari.
Forse sarebbe davvero ora di cominciare a
confrontarsi realmente su meccanismi di uscita dall’Europa, dal sistema del’FMI
e dei colossi bancari che spadroneggiano e decidono del destino di interi
paesi. Continuando di questo passo, non potremmo decidere più niente, e le
elezioni saranno solo un fantoccio sventolato in nome della democrazia,
democrazia che nella sostanza è oramai un contenitore svuotato di tutti i suoi
contenuti.