La serata di presentazione del libro della Prof. Rosa Di Maggio raccontata da Giulio Giovanni Siena
Sabato 26 novembre 2011 l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “Luigi Di Maggio” di San Giovanni Rotondo ha presentato il libro “Luigi di Maggio – l’uomo e il suo tempo” di Rosa Di Maggio e ha reso onore al suo fondatore, di cui porta il nome.
L’appuntamento culturale si è svolto nell’affollatissimo Auditorium dell’istituto, in cui sono convenuti persone legate a questa importante figura del secolo scorso, per essere stati suoi alunni o per essere docenti o alunni nelle scuole da lui volute o dirette.
Ai saluti del Dirigente Scolastico Ing. Francesco Gorgoglione e del Sindaco Ing. Luigi Pompilio hanno fatto seguito gli interventi dei relatori Dott. Gabriele Di Maggio, Prof. Raffaele Cera e Prof.ssa Rosa Di Maggio, autrice del libro.
Moderatore è stato il giornalista Dott. Gennaro Tedesco.
Luigi Di Maggio ( n. 7 maggio 1892 m. 10 gennaio 1966) è un uomo che visse il suo tempo da protagonista operando con passione e dedizione per il bene della comunità sangiovannese.
Laureatosi nel 1922, iniziò da pioniere il suo cammino nel mondo della scuola di San Giovanni Rotondo istituendo nell’anno 1925, in abitazioni private, il “Ginnasio Comunale Pietro Giannone” comprendente il Ginnasio Inferiore di durata triennale, a cui si accedeva dopo le scuole elementari, e il Ginnasio Superiore, di durata biennale.
Nel Ginnasio insegnarono valenti professionisti sangiovannesi, sprovvisti di abilitazione, ma ricchi di cultura e di umanità. Lo stesso Di Maggio, oltre a dirigerlo, vi insegnò matematica e fisica ed altre materie scientifiche. Essendo stato ex allievo salesiano, egli applicò al Ginnasio le direttive pedagogiche di Don Bosco e vi istituì il Doposcuola, per favorire la formazione integrale dei giovani.
Nel 1931 il Ginnasio fu trasformato in Istituto Tecnico Inferiore, più rispondente alle esigenze territoriali e della popolazione di San Giovanni Rotondo. Nel 1934, per non privare gli studenti della possibilità di seguire gli studi classici, istituì anche l’Istituto Magistrale privato, dotato di riconoscimento legale, a cui si accedeva dall’istituto Tecnico Inferiore. Tale istituto era frequentato anche da studenti provenienti dai paesi vicini, tanto che si parlava di San Giovanni Rotondo come un apprezzato “paese degli studi”. L’Istituto Magistrale ottenne la parifica nel 1940. Nell’anno scolastico 1949/1950 divenne autonomo come sezione staccata del “Poerio” di Foggia e il Di Maggio cessò di esserne il dirigente.
Intanto il Ginnasio Inferiore si era trasformato in Scuola Media che rimase privata e legalmente riconosciuta fino al 1950, quando diventò anch’essa statale.
Nel 1950, sempre su iniziativa del Di Maggio, fu istituita la Scuola di Avviamento Professionale ad indirizzo industriale-minerario. Vista la presenza nel nostro territorio di una miniera di bauxite, egli sperò di istituire anche un Liceo ad indirizzo minerario ma, dopo vari tentativi, fu costretto ad optare per l’Istituto Tecnico Industriale, nato nel 1957, che oggi porta il suo nome.
Questo breve excursus non rende assolutamente l’idea dell’«uomo» Di Maggio, quale emerge dalla lettura completa del libro e come è emersa dalle testimonianze dei relatori e dei cittadini che lo hanno conosciuto, intervenuti nella parte finale dell’incontro, talvolta con le lacrime agli occhi. Sono tutte testimonianze importanti, che rendono giustizia ad un personaggio che merita il rispetto e la gratitudine di tutti i sangiovannesi, di qualsiasi colore politico.
Alcune posizioni intransigenti, infatti, assunte forse per diversa appartenenza politica, hanno adombrato la figura del prof. Luigi Di Maggio, dirigente della sezione del Partito Socialista di San Giovanni Rotondo all’epoca dell’increscioso eccidio del 14 ottobre 1920.
I tempi sono ormai maturi – e qui esprimo qualche considerazione personale – per rivedere queste posizioni, comprendendo fino in fondo lo spirito che animò il credo politico e l’azione sociale del prof. Di Maggio nel corso di tutta la sua vita.
Se ombre vi fossero ancora, ora sono rischiarate dalla luce che l’autrice del libro è riuscita a infondere sull’«uomo Di Maggio»: un uomo che contribuì a sollevare i più indigenti dalla loro posizione di quasi schiavitù, non più tollerabile, e non con le rivoluzioni, bensì istituendo scuole e spronando i giovani ad usare la cultura e l’istruzione come mezzi di riscatto sociale.
Qualcuno potrebbe “rimproverare” al Di Maggio, ma molto sommessamente e con il dovuto rispetto, di aver abbracciato politicamente, mentre era giovane studente universitario a Bologna, la parte sbagliata del socialismo, cioè quella rivoluzionaria. Ma nessuno è in grado di conoscere appieno le cause o le ragioni, talvolta pesanti da sopportare, che spingono gli uomini ad effettuare una scelta piuttosto che un’altra. Non esistono scelte giuste e scelte sbagliate in senso assoluto. E anche eventi disastrosi come quelli accaduti nel 1920 a San Giovanni Rotondo sono soprattutto figli del loro tempo e, nonostante i nostri forzi, non possiamo capirli appieno, col senno di poi.
Certamente il Di Maggio non meritava di essere accusato di aver seminato la discordia tra le classi sociali a San Giovanni Rotondo, accusa dalla quale fu prosciolto dagli organi giudiziari. Anzi in quel tenebroso mese di ottobre, nel grave momento di concitazione collettiva con un discorso svolse efficacemente azione di moderazione riuscendo, in un primo momento, a far rientrare la crisi e a fugare il pericolo. Ma tra le opposte fazioni si era ormai attivato un meccanismo perverso e bastò poco per far scoppiare la scintilla. E quando, ad eccidio ormai avvenuto, esponenti di partito forestieri ritenuti da molti i veri colpevoli della discordia seminata in paese tornarono a San Giovanni Rotondo, gli stessi socialisti riservarono loro ben altro trattamento rispetto a quello che avrebbero continuato a tributare al prof. Luigi Di Maggio. Questi, com’è dimostrato dai numerosi incarichi politici ed amministrativi ricoperti nel corso degli anni, conservò intatta la stima e la fiducia che la popolazione gli aveva tributato nel 1920, quando fu eletto per la prima volta consigliere comunale e, nella stessa tornata elettorale, Consigliere Provinciale del Partito Socialista.
Il prof. Luigi Di Maggio, infatti – e qui ritorno al libro – fu più volte Sindaco, Commissario Prefettizio o operoso Consigliere comunale. Ricoprì anche la carica di Consigliere e Assessore provinciale. Insomma, fu un vero protagonista della vita politica e amministrativa di San Giovanni Rotondo, dalle rare doti di umanità, dotato di fermezza e capacità amministrativa, che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di San Giovanni Rotondo.
Nel primo degli interventi che hanno animato la serata, il Dott. Gabriele Di Maggio ha delineato la figura dello zio Luigi (zi’ Luigi) parlando del suo impegno sociale, della sua umanità e del suo amore per i più deboli. Ha poi messo in risalto l’idea culturale che aveva dell’istruzione come “mezzo di elevazione del proletariato” . Ha anche rimarcato che l’eccidio del 14 ottobre 1860 lo segnò fortemente e che influì notevolmente sulla sua personalità e sulla sua vita politica. Ha poi smentito le voci che il Di Maggio abbia indossato la camicia nera, affermando che mai prese parte al fascismo e che rimase fedele al socialismo fino alla morte.
Il Prof.Raffaele Cera ha iniziato il suo intervento facendo l’analisi del libro. In esso avverte la presenza di una prima componete emozionale e sentimentale, formatasi man mano che l’autrice si calava nel personaggio e nei problemi che lo stesso sottoponeva alla sua attenzione; la seconda componente è di tipo concettuale, rispetto agli stessi problemi suggeritole dal personaggio.
“Un libro, quindi, scritto con passione e con competenza che si fondono per delineare un quadro di insieme di estremo interesse” in cui l’autrice è consapevole di trovarsi di fronte ad una figura che ha saputo interpretare al meglio non solo la missione scolastica ma anche quella dell’impegno civile e politico.
Il relatore, sull’onda della ricostruzione storica dell’autrice, da cui emerge che le scuole di San Giovanni Rotondo sono state fortemente volute dal Prof. Luigi Di Maggio (“si può dire che le ha inventate lui”), ha auspicato una ricostruzione ancora più ampia del mondo scolastico sangiovannese valorizzando gli altri uomini che in questo campo seppero raggiungere notevoli risultati, come i compianti Presidi Salvatore Cocomazzi, Antonio Cascavilla, antoniotedesco e Antonio Bianchi.
Il Prof. Cera ha poi fatto notare che l’autrice , per far comprendere meglio la figura del prof. Di Maggio, ha dedicato la prima parte del libro alla ricostruzione storica dell’ambiente in cui lo stesso fu chiamato ad operare, facendoci conoscere le condizioni in cui versava il paese sotto l’aspetto non solo scolastico ma anche politico, sociale e culturale: condizioni di evidente arretratezza, senza una cultura e una istruzione adeguata.
La figura di Luigi Di Maggio – secondo il relatore – emerge soprattutto nella seconda parte del libro, quando l’autrice ne delinea l’impegno politico e la sua visione socialista: un socialismo d’altri tempi , nutrito e sostanziato anche di ideali religiosi, fondato innanzitutto sul primato dell’uomo e sulla dignità dell’uomo, nonchè sui mezzi per perseguirli che il Di Maggio individuava proprio nella cultura e nell’istruzione.
Il Prof. Cera ha elogiato l’autrice per l’impegno profuso costantemente nella promozione della cultura, diventando protagonista non solo della vita culturale di San Giovanni Rotondo ma dell’intera Capitanata.
Concludendo l’intervento il relatore ha ricordato che il rischio “mortale” per una comunità è che su importanti personaggi possa calare l’oblio, che talvolta è totale, tant’è che molti giovani poco o nulla sanno del Prof. Luigi Di Maggio.
La trasmissione del sapere tra una generazione e l’altra è una legge storica della civiltà che ha addirittura fondamenti biblici. La storia stessa della civiltà si è fatta attraverso la trasmissione del sapere.
Nel finale dell’incontro il concetto di “Memoria”, che comprende il dovere di tramandare ai posteri il ricordo dei personaggi illustri, è stato ripreso e sviluppato in maniera egregia in un breve intervento dal Prof. Salvatore Antonio Grifa.
La Prof.sssaRosa Di Maggio, nella sua modestia, ha ringraziato il preside Gorgoglione, i relatori e tutti quelli che con il loro impegno hanno reso possibile l’evento, citando i loro nomi meticolosamente, uno ad uno. Invece il grazie più grande andava tributato proprio a lei, all’autrice del libro, per essere riuscita, non senza difficoltà, a reperire documenti nuovi dagli archivi comunali e provinciali e per aver contribuito in modo determinante con la sua operosità a gettare luce su un personaggio così importante. Un altro tassello è stato aggiunto alla ricca storia della nostra comunità, spesso colpevolmente trascurata.
Del prof. Luigi Di Maggio la relatrice ha detto: “Fin da ragazzo si rese conto che in paese mancava la cultura, quella cultura che rende veramente liberi. Lui era convinto che il popolo di San Giovanni Rotondo nella cultura avrebbe ritrovato energia per poter migliorare, per poter progredire a livello economico e sociale.”
Ha aggiunto che nella sua vita agì sempre con rettitudine, che era dotato di forte umanità, che era aperto ai contatti umani, come è emerso anche dagli altri interventi. Ma quando era necessario, sapeva essere anche rigido.
La relatrice ha anche ricordato che il Di Maggio ebbe sempre nel cuore l’istituto tecnico, essendo andato sempre alla ricerca di locali idonei ed attrezzati che lo potessero ospitare degnamente, come pure di personale qualificato. Pertanto era visibilmente dispiaciuta che un desiderio del preside dell’istituto non ha potuto avversarsi:
“Il preside Gorgoglione avrebbe voluto porre all’ingresso principale dell’istituto un busto. Avrebbe voluto, come dice il grande poeta latino Orazio, ergere un monumento più duraturo del bronzo. Avrebbe voluto che la figura di Di Maggio continuasse ad accogliere i giovani studenti stando lì fermo, ad accoglierli con lo stesso sguardo di cui ci parlava il preside Cera, tra il bonario e il severo, quasi a ricordare ciò che è detto in un elogio funebre del compianto professore Giovanni Scarale: quando la mattina andavamo a scuola lui era lì, in piedi, diritto sulla soglia, a vederci sfilare davanti e col suo fare, col suo atteggiamento, col suo sguardo ci faceva intendere che stavamo entrando in un ambiente quasi sacro, perché diceva sempre che la scuola era il tempio della cultura e quindi dovevamo portare rispetto per la scuola.
Il preside Gorgoglione voleva questo busto non per legarlo all’evento, ma proprio per affidare agli studenti, a chi entra nella scuola, le virtù di questo personaggio, per conoscerlo meglio”.
Alla fine dei lavori gli organizzatori hanno consegnato una copia del libro a tutti i presenti: i libri sono i migliori depositari della nostra memoria.
Giulio Giovanni Siena
(fonte: www.padrepioesangiovannirotondo.it)