Intervista a Nicola Vicenti, autore della puntata di RAI 3 de “La Grande Storia”
di Lucia Ritrovato
Questa sera alle 21.00 su Rai Tre per il programma “La Grande Storia” andrà in onda una puntata interamente dedicata a San Pio da Pietrelcina. Nicola Vicenti, autore pugliese, racconta novità e curiosità legate al film-documentario sulla vicenda terrena del “nostro” frate.
A quasi 40 anni dalla sua scomparsa, Padre Pio è ancora protagonista di un grande documentario. Provocatoriamente le chiedo: cosa c’è di nuovo da raccontare?
Ci sono immagini inedite da mostrare, personaggi che dal vivo l’hanno incontrato da ascoltare, c’è da appassionarsi all’Uomo (non al fenomeno che attorno a Padre Pio si è creato) carismatico e spirituale, dedito alla preghiera di cui pochi hanno parlato.
Quali immagini nuove mostra la puntata?
Quelle a colori riguardano l’inaugurazione di “Casa Sollievo della Sofferenza” nel 1956; quelle inedite invece mostrano l’apertura dei primi laboratori dell’ospedale nel ’54 e anche la sua tumulazione. Sono filmati che l’Archivio dell’ospedale e del convento hanno messo a disposizione per “La Grande Storia” e che per la prima volta andranno in onda su scala nazionale.
Igor Man, padre Luciano Lotti, padre Paolo Covino, padre Guglielmo Alimonti, Francobaldo Chiocci, sono alcuni dei testimoni che intervista. Quale racconto l’ ha colpita di più?
Ciascuno di loro ha incontrato e conosciuto molto da vicino Padre Pio. Questo è già un elemento validissimo che rende “speciali” i loro racconti. Sono rimasto molto colpito dalle parole di padre Guglielmo Alimonti, responsabile dei Gruppi di Preghiera per l’Italia centrale, come dalla testimonianza di Igor Man, un grande giornalista italiano che agli inizi della sua carriera è per caso capitato a San Giovanni Rotondo.
E cosa gli è capitato?
Era venuto in Puglia per altri motivi ed invece si è ritrovato a San Giovanni sotto consiglio della gente del posto. Non conosceva assolutamente P. Pio ed è rimasto impressionato della fila di gente trovata al convento per confessarsi. Il frate ha voluto benedirlo e lui intimorito, mentre P. Pio gli imponeva le mani sulla testa, ha fatto come per proteggersi toccandogli così le ferite e rimanendo esterrefatto ed impietrito. Ha cercato poi di fargli qualche domanda e Padre Pio gli ha detto: “sì nu giornalista? E allora vattine và!”
Oltre alle testimonianze quali episodi ha voluto evidenziare della sua vita?
Parto dall’infanzia e dalla sua vocazione precoce, poi l’arrivo a San Giovanni, il rapporto di Padre Pio con la Chiesa di Roma, la costruzione dell’ospedale e la nascita dei gruppi di preghiera. Tutto il racconto cerco sempre di contestualizzarlo al periodo storico in cui ha vissuto che attraversa sette pontificati, da Leone XIII e Paolo VI.
Quali difficoltà ha riscontrato nel raccontare un personaggio come Padre Pio?
Tante a partire dall’immensa bibliografia che su lui si trova, ma che spesso è inattendibile. Abbiamo voluto rifarci ai sei voluminosi tomi degli Atti della “positio” con estrema fatica, ma credo con un buon risultato in termini di onestà ed esattezza storica. Altra difficoltà è stata quella di trovare una chiave originale rispetto a quello che altri giornalisti hanno già raccontato tentando di spiegare come mai un personaggio che non ha avuto niente a che fare con i mezzi di comunicazione, che non ha fatto discorsi all’Onu o incontrato i leader del mondo si sia imposto come il Santo tra i più noti di questo secolo.
Per concludere, qual è la sua personale idea sul frate di Pietrelcina?
Io sono pugliese, quindi sono cresciuto con questa figura, sempre presente nei racconti di famiglia. Poter lavorare ad un documentario di questo tipo mi ha permesso di avvicinarmi di più all’uomo ed ho concluso che spesso sia stato lasciato molto solo; è stato circondato da gente che ha abusato di lui e del suo nome, che ha sospettato delle sue stimmate e della sua sofferenza. Guardando alcune immagini mentre celebra la Santa Messa, circondato da migliaia di fedeli, ho avuto questa sensazione: che fosse solo a pregare.
Lucia Ritrovato