Consigli per l’elettore
di Salvatore Trotta e Michele Illiceto
Diciamolo
chiaramente tra un po’ per noi cittadini di San Giovanni Rotondo partiranno le
sirene dei migliaia di candidati che si appresteranno a correre per uno scranno
a Palazzo San Francesco. Se grande è la responsabilità di chi viene eletto
ancor più grande è quella di chi elegge. Perché il primo dipende dal secondo. Questa riflessione condotta insieme al filosofo
Michele Illiceto è offerta a voi in quanto possiate giudicare le persone che vi avvicineranno per chiedervi il voto, e vuol essere una sorta di elenco di alcuni
principi alla luce dei quali chi decide di fare politica dovrebbe ispirare la
propria attività cosa che sinceramente a San Giovanni non si è vista o si è
vista poco . Con questo non si ha la pretesa di insegnare niente a nessuno, ma
solo proporre dei principi su cui tentare di basare la propria azione politica.
1) Non votare chi, prima di candidarsi, non si è mai occupato del
sociale, né ha fatto mai qualcosa di serio per impegnarsi per il bene della
città. Non ti fare ammaliare da chi, per tutti gli anni precedenti si è
preoccupato solo di se stesso e della propria famiglia, ed ora che ha raggiunto
una posizione economica ragguardevole che gli da sicurezza, pensa di potersi
dedicare alla politica, come se si trattasse di un supplemento, una sorta di
coronamento alla propria carriera privata. Sappi che costui interpreterà
l’impegno in politica come un’esperienza per aumentare il proprio potere
sociale, per rafforzare la propria immagine pubblica. Il lungo impegno sociale
e civile fatto con gratuità e coerenza, compiuto in tempi non sospetti con
disinteresse, è un’ottima garanzia che i valori e gli ideali maturati in
precedenza potranno ispirare l’impegno politico che da esso è nato come
suo compimento.
2) Non votare coloro che usano la candidatura solo come un’opportunità
per garantirsi, qualora fossero eletti, un sostegno economico con l’indennizzo,
se lo facessero diventerebbero degli stipendiati politici a vita. Chiedigli
piuttosto se sono disposti a rinunciare all’indennizzo e ad accontentarsi solo
di un gettone di presenza. Farebbero risparmiare molti soldi
all’Amministrazione comunale.
3) Non votare chi usa il tuo diritto al lavoro come ricatto per avere il
tuo voto. Chi cioè ti promette di darti il lavoro in cambio del tuo consenso.
Ti offende due volte: come lavoratore perché sfrutta il tuo bisogno come
strumento per soddisfare la sua voglia di potere; e come cittadino perché non
ti lascia decidere liberamente. E se perdi ora la tua libertà anche se in nome
di una necessità impellente, quando avrai il lavoro esso non sarà mai veramente
libero, perché avrà l’ipoteca di chi te lo ha concesso. Non renderti perciò
partecipe di logiche clientelari, perché non lui dovrà sentirsi obbligato nei
tuoi confronti, ma sempre e solo tu nei suoi. Se così fosse la politica
sfuggirebbe al controllo della società civile, i rappresentanti si sentirebbero
in diritto di eludere i bisogni veri della gente che loro rappresentano.
4) Non votare chi pensa di usare la politica per rafforzare il privilegio
dei pochi, per consolidare il prestigio di chi già occupa posizioni di egemonia
sociale ed economica all’interno del paese; chi cioè per avere le spalle
coperte parte da coloro che sono già sazi, arrivati, dai “primi”, dalle
caste o dai gruppi che hanno il potere di influenzare la politica per fare gli
interessi propri; ma vota coloro che vogliono creare condizioni di uguaglianza
sociale, creare pari opportunità a livello lavorativo per tutti, che hanno il
coraggio di iniziare dagli “ultimi” e dagli esclusi, non per trascurare gli
altri ma per costruire uno spazio pubblico capace di includere tutti, utilizzando
le risorse di chi ha di più non come elemento per accentuare le differenze, o
per rafforzare posizioni di vantaggio, ma come ricchezza sociale per
promuovere lo sviluppo di tutti. Non votare quelli che usano i problemi di chi
sta male come forma di paternalismo sociale, di assistenzialismo anacronistico.
Vota invece chi pensa ad un welfare di comunità che non si sostituisce ai
privati, ma che li affianca e li mette in condizione di bene operare.
5) Non votare coloro che già fin d’ora non rispettano le regole, e
ipocritamente dicono di essere estranei alla grande illegalità, mentre
rasentano l’illegalità con i piccoli compromessi, i sotterfugi, con i favori
cercati e quelli promessi. O che per giustificarsi ti dicono che “così fan
tutti”. Coloro che demonizzano l’avversario, forse perché non hanno contenuti
seri da proporre in alternativa ai programmi dei loro concorrenti. Non votare
coloro che intendono la politica come un affare di famiglia, e che ti
vorrebbero illusoriamente farti sentire parte di essa, del loro circuito di
amicizia come una protezione artificiale dai contraccolpi della vita
sociale.
6) Non votare coloro che ti fanno promesse che non potranno mantenere, e
che usano i problemi solo come specchio delle allodole per attirare la tua attenzione.
Chi è troppo sicuro di se stesso, o nasconde i problemi. Vota invece coloro che
oltre alle promesse, dichiarano con sano realismo la fatica di costruire uno
stile politico sobrio, o che mettono in evidenza tutta la problematicità insita
in chi si accinge. La consapevolezza dei propri limiti è segno di onestà
intellettuale e di correttezza, oltre che di equilibrio e di eticità. Devi
temere chi ti dice che la politica può tutto, perché così ti fa intendere che
non s’è spazio per altri soggetti che nella società civile opera per il bene
della città.
7) Non votare chi per giochi di partito, per logiche interne di ricambio
usa la scena politica della città per riaggiustare equilibri interni della
propria coalizione. Il bene della città è primario rispetto alle logiche di
spartizione dei poteri in uno schieramento politico, o di ridefinizione dei
ruoli rivestiti in settori ad essi collaterali. Vota chi usa i partiti come
strumenti di cultura e di ricerca politica, come luoghi per intercettare i
bisogni reali della gente, e per costruire un governo che cerchi il bene
comune, di intendere la politica come servizio alla città, e non come centri di
potere per controllare le dinamiche sociali al fine di occupare dispoticamente
i centri nevralgici dell’amministrazione pubblica.
8) Non votare coloro che hanno cambiato molte volte schieramento
politico, e non per una evoluzione maturata nei contenuti, ma solo per
opportunismo funzionale o al mantenimento di posizioni acquisite o al recupero
di quelle perdute. Quello che loro giustificano come segno di flessibilità
culturale e di apertura agli eventi e ai cambiamenti, in verità lo devi
interpretare come segno di profonda incoerenza, o come semplice adesione
umorale a programmi in cui fingono di credere. Non votare coloro che, cacciati
dalla porta di un partito, sono rientrati dalla finestra di un altro. Vuol dire
che appena potranno cambieranno di nuovo linea e ispirazione politica. Ciò
dimostra non solo povertà di idee, e scarso attaccamento ai valori di uno schieramento,
ma una visione ella politica come spazio neutro da occupare a tutti i costi.
Sono inaffidabili e di certo motivati da altri interessi.
9) Vota coloro che vogliono promuovere le associazioni, il volontariato,
che sono attenti alla società civile, che sanno dialogare con essa, che sanno
ascoltare le esigenze della gente, che sono attenti alla popolazione anziana,
che si mostrano competenti nell’affrontare i problemi del mondo lavorativo a
livello locale, che vogliono promuovere una politica locale a favore della
famiglia, che tengono a cuore i problemi dei giovani, evitando che molti
lascino i paese per trovare il lavoro fuori. Coloro che conoscono i problemi
dei quartieri, delle periferie, che vogliono adottare politiche favorevoli alla
prevenzione delle varie forme di disagio presenti sul territorio.
10) Se chiedi onestà, sii onesto nello scegliere il candidato non per
amicizia ne per parentela, ne per fare un favore, ne per clientelismo. Non
renderti partecipe di un governo che poi non protesti controllare, o con cui
sarà difficile dialogare. Se chiedi trasparenza e lealtà ai candidati, queste
virtù praticale tu per primo, riflettendo bene sul fatto che il tuo voto è il vero
potere, perché esso deciderà il destino della tua città nei prossimi anni.
In un prossimo
articolo pubblicherò sempre insieme al prof. Illiceto un decalogo del “buon politico”.
Riflessione
condotta da Salvatore Trotta e dal Prof. Michele Illiceto