di Gennaro Pazienza
Ci pensavo da tempo a
scrivere qualcosa… ma non ho mai trovato quel tempismo che lasciasse scorrere liberamente i miei
pensieri…
Siamo un paese, anzi una
città… un piccolo agglomerato di cantieri del benessere che sono a
disposizione dei tanti sguardi indiscreti che vengono a visitare il nostro
santo.
Da un po’ di anni vivo
lontano da quel paese situato "Tra
munt calv e munt nir" ma nonostante tutto le mie origini non le
rinnego, anzi le porto su di un piatto d’argento servito con un calice di buon
vino (lu fulppon).
Ora lavoro, un lavoro che
mi porta al dialogo con tanta gente e, credetemi, tutti conoscono il nostro
paese, tutti sanno chi siamo, tutti sanno cosa facciamo e tutti sanno che
giochiamo a fare i bravi imprenditori con un prodotto che si vende da solo, sapete
di cosa sto parlando e soprattutto di chi sto parlando…
Mi rammarica tanto, non perchè ci sia di mezzo un santo, ma perchè c’è il
futuro di una realtà che ha saputo cavalcare l’onda perfetta al momento giusto
e poi si è lasciata travolgere da un sistema che ha carpito il clientelismo e
la manovalanza di conoscenti e parenti come unica via possibile di
sopravvivenza. Una sopravvivenza sputtanata che sta svegliando pian piano la
coscienza di alcuni, pian piano spero di tutti.
Ci aspetta l’ennesima
primavera di foto ben fatte affisse qua e là con slogan ridicoli pronti al
cambiamento, al radicale passaggio da una poltrona all’altra.
Non è cosi, gli slogan non
contano, e i ritratti sono finti, finti come il granello di sabbia che si
lascia spazzare via dall’ennesima onda.
Questa volta l’onda dovrà
prendere una marea diversa, lasciamo da parte le parentele, le amicizie e le
promesse… Abbiamo una piccola arma, ha una mina indelebile su di un pezzo di
carta, usiamola a nostra favore, e lasciate che i nostri seggi siano il nostro
futuro.
Un saluto,
Gennaro
Pazienza