Tra le tante leggende nate intorno alla figura di San Martino, la più famosa è la leggenda del mantello.
“Per San Martino si spilla la botte del buon vino”.
La leggenda narra che Martino, figlio di un veterano dell’Impero Romano, l’11 novembre si trovasse ad Amiens, in Gallia, dove prestava servizio come circitor, ovvero soldato incaricato delle ronde notturne. Nella notte gelida, Martino si accingeva a compiere il suo dovere, quando incontrò un mendicante rattrappito dal freddo e senza un indumento che lo proteggesse. Con un moto di generosità, tagliò con la spada il suo mantello e ne offrì una parte al mendicante. Subito dopo un tiepido calore estivo invase l’aria e la notte seguende Martino sognò Gesù che rivestito della metà del suo mantello militare diceva ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
La leggenda prevede che la breve interruzione di tre giorni della morsa del freddo, si ripeta ogni anno. Meteorologicamente parlando, novembre presenta sempre un’alternanza di periodi freddi e periodi più miti, che hanno fatto sì che leggenda si propagasse.
Per i contadini, l’11 novembre segnava la fine dei contratti agrari ed erano costretti a cercare altri campi in cui lavorare, da qui il detto “fare San Martino” ovvero, traslocare. Alla scadenza dei contratti si aprivano anche le botti per assaggiare il primo bicchiere di vino novello accompagnato a ricette speciali alle castagne, tradizione tutt’ora in uso.
MPC
San Martino
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Giosuè Carducci