“Mancavano solo loro…”
di Gianfranco Pazienza
Il 57° RADUNO NAZIONALE DEI BERSAGLIERI ha vinto due volte: quando tre anni fa è stata lanciata la sfida al Comitato Nazionale, e ha vinto nella giornata della sfilata, sfidando il caldo torrido (i bersaglieri più anziani erano quelli meno sudati, temprati).
Ha vinto nei numeri e la nostra Città si è mostrata all’altezza nella gestione (ormai collaudata) dei grandi eventi.
Ha vinto nella calorosa accoglienza e nella sfida con un programma di manifestazioni e di animazione direi difficile, perché é difficile reggere il confronto con il fascino delle fanfare: a decine sono state le vere padrone dell’intera “tre giorni”.
Il raduno ha fatto il pieno delle emozioni quando è sfilato lo spezzone delle associazioni dell’Abruzzo, ha esibito il meglio con le coreografie dei bersaglieri della Sicilia, ha esibito il medagliere che racconta la storia di trecento anni di storia italiana fatta di lutti e di guerre.
Applauditissime le sfilate aperte con gli striscioni dei luoghi storici della prima guerra mondiale, le tantissime divise storiche e la prima compagnia di bersaglieri in bicicletta di Palmanova, Udine. Bici del 1890 e non erano gli unici. Ho trascorso con loro il sabato, in una giornata di tour sul Gargano e con loro ho condiviso ore di lieta simpatia e stima. La loro cordialità e la nostra ospitalità, il calore umano più caldo dei trenta gradi della giornata estiva, meno calda di quell’abbraccio che oggi ha unito genti del nord e del sud, dovrebbero convincere i fautori di una idea razzista che vuole una Italia divisa, che non è cosa. Il nord e il sud hanno lo stesso male: il malgoverno. Questo ci siamo detti con gli amici bersaglieri di Palmanova a fine giornata.
Più di tutto della sfilata ha suscitato tantissima tenerezza e simpatia quella mescolanza di nonni e nipoti, ragazze con strumenti a fiato correre con le fanfare, tutti con i cappelli e le piume al vento. Tutti di corsa. Ancor più ha suscitato orgoglio la chiusura della sfilata affidata ai bersaglieri della Puglia, regione ospitante, che ha sfoggiato le divise più belle con i bersaglieri di Bari in bicicletta, accompagnati dalla Fanfara dei Bersaglieri di San Giovanni Rotondo, forse l’ultima nata, ma quella con più fiato, con la delegazione più fiera e folta.
Una fierezza meritata e, è il caso di dire, conquistata sul campo. Messa alla prova della sfida organizzativa e orgogliosamente ha chiuso la lunga sfilata di oltre quattro ore e, quattro ore di applausi. Con tanto di sorpresa finale di auto e moto d’epoca e il grande tricolore fatto sventolare più alto dalla gioia dei podisti del gruppo di Atletica Padre Pio.
Non ho ascoltato i messaggi di saluto, mi hanno riferito il rammarico manifestato per l’assenza dei politici, del Governo. Di solito il ministro della difesa è sempre allegro in prima fila alle Parate, strano che non abbia trovato il tempo di fare un salto e venire a salutare i militari più simpatici e stimati dagli italiani. Lui e il ministro dell’interno, che non si fanno mancare l’occasione di apparire, neppure quando ricacciano in mare i migranti del mondo e del mediterraneo, non hanno trovato un motivo valido per venire qui a San Giovanni Rotondo? Pensano forse di dover difendere la patria dal degrado provocato da chi si scandalizza delle veline e di papino?
Beh, hanno sbagliato e persa una bella occasione perché qui non c’erano solo dei bei bersaglieri, c’erano tante belle bersagliere, circondati da tanto affetto, di tanta bella gente. Italiani anche noi, o sbaglio? Anzi, non è che la festa, senza di loro, forse è stata più sana?