“Odio gli indifferenti”
Il 27 aprile del 1937 ci lascia Antonio Gramsci, politico, filosofo, giornalista, critico letterario, uno di quegli intellettuali che hanno lasciato il segno nella cultura e nella storia italiana, nonché tra i padri fondatori, nel 1921, del Partito Comunista d’Italia. Nel 1926 fu incarcerato dal regime fascista di Mussolini. Venne rilasciato solo nel 1934 in seguito al grave stato di salute in cui versava, ottenendo la libertà condizionata. Ricoverato in clinica, ivi passò il resto della sua vita fino alla tragica scomparsa.
Le sue opere, dalle quali ricaviamo uno spaccato politico e culturale completo della società italiana dell’epoca, si configurano come i testi più originali della tradizione filosofica marxista. Studioso delle forme del marxismo filosofico, attento osservatore e critico della società capitalistica nonché storico della Questione meridionale, tra i suoi contributi principali ricordiamo il concetto di ”egemonia culturale”, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l’obiettivo di egemonizzare, saldare e gestire il potere.
Ciò che Antonio Gramsci ha generosamente lasciato a tutti noi è un immenso patrimonio di idee e di intuizioni politiche. Il compito della sinistra, oggi, è quello di contribuire ad allargare tra le giovani generazioni la conoscenza di questo grande intellettuale di cui va tenuta sempre viva la memoria, stimolando lo studio e l’approfondimento delle sue opere. Straordinaria è stata la diffusione del pensiero gramsciano durante tutto il Novecento: le sue opere sono state tradotte in tutte le lingue del mondo, e rappresentano tutt’oggi un immenso contributo culturale italiano in tutta la letteratura filosofica internazionale.
”Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
(Antonio Gramsci – La città futura – 1917)