Documentario per la tv, Maite Carpio e Antonella Buccaro su San Giovanni Rotondo
La Rainieri Made di Roma sta realizzando un documentario sulla Montagna Sacra e in questi ultimi mesi ha effettuato le riprese sul Gargano, in particolar modo a San Giovanni Rotondo. Pubblichiamo due interviste per spiegare i motivi che hanno spinto a scegliere proprio questa terra e le prime impressioni da parte dello staff.
In particolare l’11 maggio scorso nel chiostro comunale si è svolto l’evento “I sangiovannesi e Padre Pio”. La partecipazione dei cittadini è stata numerosa. Durante questo evento gli operatori professionisti, insieme alla regista del documentario, Maite Carpio, hanno conosciuto personalmente i sangiovannesi che hanno voluto condividere le loro emozioni legate a delle fotografie e a degli aneddoti.
Abbiamo rivolto alcune domande alla regista, all’autrice (Antonella Buccaro) e alla giornalista (Marianna Alicino) che ci hanno raccontato la loro esperienza.
Un documentario sulla Montagna Sacra e sulle figure che, a distanza di secoli, attirano centinaia di fedeli ogni giorno: san Michele Arcangelo e Padre Pio. Come nasce l’idea?
ANTONELLA BUCCARO: Non vivo più qui da tanti anni ma sono nata a San Giovanni Rotondo e amo profondamente le mie radici, il documentario è dunque un atto d’amore
Questa è una terra meravigliosa che si sta proiettando nel futuro, ma quel che più mi affascina sono le sue componenti arcaiche e misteriose… Tutti apprezzano il Gargano turistico ma la Montagna Sacra merita, anche attraverso questo documentario, di essere conosciuta più a fondo perchè qui il divino è più vicino all’umano, perchè qui Dio si è manifestato C’ è un filo che collega San Giovanni a Monte Sant’Angelo, è inivisibile e non si rompe:Padre Pio era molto devoto di San Michele…
Spero che Monte Sant’Angelo diventi presto patrimonio dell’Unesco e che San Michele riacquisti quel ruolo importante sulla strada dei pellegrinaggi che ha avuto per secoli.
Come sarà strutturato il documentario?
MAITE CARPIO: Il documentario sarà strutturato in torno a tre linee di racconto: Padre Pio e i sangiovanesi, la nuova chiesa di Renzo Piano a San Giovanni Rotondo e il Gargano come contesto di sacralità e antica meta di pellegrini in cui si inserisce la chiesa e il nuovo pellegrinaggio.
Quale è lo scopo del documentario?
ANTONELLA BUCCARO: L’intento del documentario è far innamorare lo spettatore del Gargano sacro al punto tale che sarà il caso che scenda qui con occhi nuovi, perchè esistono realtà che si possono esporre in un film, ma che poi si debbono scoprire davvero mettendosi in cammino. Non tutto si può raccontare neppure con immagini eccellenti e parole incantevoli…
Lei ha intervistato numerose personalità, soprattutto religiose, che hanno conosciuto il santo e si è quindi fatta un’idea della sua personalità. Ci sono almeno due aggettivi per definire Padre Pio che ha ritrovato nella maggior parte delle testimonianze?
MAITE CARPIO: Quasi tutti i testimoni coincidono in ricordare la sua dolcezza e anche il suo rigore a proposito della lunghezza delle gonne. Il punto di partenza del documentario è la chiesa di san Pio.
Il 19 la traslazione di Padre Pio ha coinvolto numerosi pellegrini. Quale messaggio viene dato nel documentario ai pellegrini che vogliono visitare Padre Pio nella nuova cripta?
ANTONELLA BUCCARO: Proprio in questo antico Gargano dove c’è da secoli una grotta sacra, nel 2004 si apre al culto una nuova straordinaria aula liturgica, dedicata a San Pio, realizzata da uno dei più grandi architetti al mondo: Renzo Piano. Un miracolo, se si pensa cosa era San Giovanni Rotondo solo cinquant’anni fa. Non credo che i nostri nonni avrebbero mai scommesso su uno sviluppo così rapido e florido del paese, e poi con buona pace di tutte le critiche e le polemiche rispettabili, anche se a volte pretestuose, dal 2004 si è entrati ufficialmente nei libri di storia dell’arte, grazie al coraggio dei committenti, i frati cappuccini. Personalmente amo moltissimo i mosaici di Rupnik per la profonda teologia che esprimono e per la loro bellezza. Sono felice che Padre Pio riposi nella nuova cripta, piena d’arte, di luce, di colori, di gioia e significati… Spero davvero che il Paradiso sia così…
Padre Pio e i sangiovannesi. Cosa le ha colpito maggiormente di questo legame così intenso?
MAITE CARPIO: I sangiovannesi custodiscono la memoria di Padre Pio, una memoria viva e appassionata. Infatti, il Santo è stato come un Padre per loro, e con la stessa fedeltà di un figlio grato, conservano ricordi e aneddoti tramandati come un prezioso tesoro. Ho anche capito perche a volte si mostrano giustamente diffidenti, il legame di Padre Pio con gli abitanti del paese appartiene alla sfera del privato, e come tale si custodisce con premura.
Qual è la sua esperienza nella ricerca di informazioni sul legame tra Padre Pio e i sangiovannesi?
MARIANNA ALICINO: Insieme al mio collega, Nicola Fiorentino, abbiamo raccolto testimonianze di vario genere. I sangiovannesi ci hanno ricevuti con gioia e con affetto. Nelle loro storie e, dunque nei loro ricordi, l’amore per Padre Pio è molto forte. Penso che chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, ha ereditato un grande dono. La forza che un uomo così sofferente e – allo stesso tempo così dispendioso di amore e di energia – rivelano la sua unicità e grandezza.
Ha vissuto personalmente, in questi giorni, i luoghi cari a Padre Pio. Quale aria si respira in un piccolo paese di montagna dove, nel 1916, arrivò per la prima volta il santo delle stimmate?
MAITE CARPIO: Direi che nonostante l’attenzione mediatica che circonda San Giovanni Rotondo, nel paese prevale e si sente vivo l’impegno spirituale e la devozione autentica per la santità di Padre Pio.