Rivelazioni dell’avvocato su Tele Radio Padre Pio
di Michelangelo Borrillo
Padre Pio sapeva almeno fin dal 1964 che Salvatore Giuliano non era
stato ucciso da suo cugino Gaspare Pisciotta nella notte tra il 4 e il 5
luglio del 1950, sparandogli nel sonno due colpi di pistola alla
schiena in una casa di Castelvetrano, in provincia di Trapani.
Lo ha raccontato a Tele Radio Padre Pio il 21 maggio 2007 l’avvocato
Ettore Boschi, uno dei maggiori esperti italiani di diritto di
famiglia, in un’intervista trasmessa alcuni giorni dopo. L’intervista è
stata ritrasmessa questa mattina nella rubrica «Oltre il fatto», che
sarà replicata alle 15.40 e alle 00.05. Rispondendo alle domande del
direttore dell’emittente, Stefano Campanella, l’avvocato Boschi ha
raccontato il suo primo incontro con Padre Pio e il successivo colloquio
personale avuto con lui nella veranda: «Ci siamo messi a chiacchierare.
Poi ci siamo messi anche a discutere. A un certo punto parlavamo del
bandito Giuliano. Lui sosteneva che fosse vivo e che fosse in America.
Io insistetti, da giovane e da avvocato: “Ma gli hanno fatto l’autopsia…
i familiari lo hanno riconosciuto… ma Padre, che sta dicendo?”. Fino a
quando lui mi ha detto: “Zitto, tu non capisci niente!”».
Per singolare coincidenza l’avvocato
Boschi è stato colui che, per primo, nel 1980, riuscì ad ottenere il
riconoscimento dell’analisi del Dna come prova processuale del
legame di parentela, come attestano i manuali di diritto. Ora proprio
questa indagine clinica rivelerà se il cadavere esumato ieri in Sicilia è
quello di Salvatore Giuliano o di un suo sosia. L’avvocato Ettore
Boschi è, inoltre, il figlio della marchesa Giovanna Rizzani, legata a
Padre Pio da esperienze non comuni. Era la «bambina che nasceva» mentre
«il padre moriva» in «una casa signorile di Udine» durante la prima
bilocazione del Cappuccino di Pietrelcina, avvenuta la sera del 18
gennaio 1905. In quella circostanza la Madonna disse al Frate: «Affido a
te questa creatura; è una pietra preziosa allo stato grezzo, lavorala,
levigala, rendila più lucente possibile, perché un giorno voglio
adornarmene». Padre Pio la incontrò nuovamente, ma ancora in
bilocazione, nell’estate del 1922 in un confessionale della Basilica di
San Pietro, a Roma. L’anno seguente, accogliendo l’invito di una zia, la
ragazza si recò a San Giovanni Rotondo e apprese dal Santo la
straordinarietà dei suoi incontri precedenti.
Da quel momento Giovanna Rizzani si mise sotto la sua direzione spirituale ed
ebbe il privilegio di assistere alla morte di Padre Pio, come se si
fosse trovata realmente nella sua cella, dalla camera della pensione che
si trova di fronte al convento, dove alloggiava nella notte fra il 22 e
il 23 settembre 1968. L’avvocato Boschi, che non aveva mai incontrato
il Cappuccino stigmatizzato, ma che era stato cresciuto in famiglia a
«pane e Padre Pio», salì per la prima volta a San Giovanni Rotondo per
curiosità nel 1964 di ritorno da Manfredonia, dove si era recato per
ragioni di lavoro. Giunto nel corridoio accanto alla vecchia chiesina,
si ritrovò dietro alcuni pellegrini «giganti che venivano da Carpi».
«Padre Pio passa – ha raccontato Boschi nell’intervista – io non lo
vedo, lui non mi vede. E a un certo punto torna indietro. La gente
davanti a me si apre e vedo questo fraticello con la mano guantata che
mi indica e fa: “Tu sei il figlio di Giovanna! Vieni”». E lo condusse
nella veranda, dove i due si intrattennero per diverso tempo e dove si
parlò anche di Salvatore Giuliano.
Michelangelo Borrillo (fonte corriere.it)