Martedì 23 novembre, Salone Parrocchia "San Leonardo"
San Camillo de Lellis, educato al mestiere
delle armi, giovane scapestrato, giunge a Manfredonia nell’intento di
arruolarsi al soldo della repubblica di S. Marco. Le voci di una spedizione in
Dalmazia erano infondate e Camillo si ritrova disoccupato con l’inverno alle
porte. Che cosa fare, lavorare? Lui il figlio di un capitano decorato! Preferì
mendicare nell’intento di raccogliere qualche soldo e rifarsi al gioco delle
carte. Cosi si avvicinò al portale della chiesa di S. Domenico. Camillo era alto dai lineamenti signorili.
L’anziano Antonio Nicastro gli si avvicino
per informarlo che lì vicino c’era un cantiere dove poteva trovare lavoro.
Camillo disdegnò l’invito e s’incamminò sulla via per Barletta. Un’improvvisa
ispirazione gli suggerì che ad andare avanti poteva essere la sua rovina.
Tornato a Manfredonia fu accompagnato dal sig. Antonio al convento dei frati
cappuccini che gli offrirono un lavoro come manovale. Fu tentato più volte di
abbandonare il lavoro. Restò. Si guadagno la stima e la fiducia dei frati che
terminati i lavori al cantiere gli affidarono altri compiti come quello di
addetto agli scambi di provviste tra il convento di Manfredonia e quello di San
Giovanni Rotondo. L’inverno era rigido e i panni con cui Camillo si ricopriva
erano insufficienti, per questo i frati gli fecero indossare un vecchio saio:
nessuna confusione, ci teneva a precisare Camillo, a primavera vado via.
Il 1 febbraio del 1575, caricato l’asino
con i viveri, si avviò verso il convento di San Giovanni Rotondo. Giunto al
convento scaricò l’asino e si fermo per la notte. Si intrattenne con il padre
guardiano al quale confidò i suoi pensieri. Il guardiano lo invitò a trovare la
pace e a farsi prendere solo dalla preoccupazione di trovare Dio. L’indomani 2
febbraio, giorno della Candelora, all’alba partecipò alla messa dove ritirò la
tradizionale candela, quindi ricaricato con altri viveri l’asino si avvio sulla
strada del ritorno.
Nei pressi della valle dell’inferno
risuonava solo il rumore degli zoccoli; la stanchezza del viaggio si faceva
sentire; Camillo si sentiva male, scese dall’asino, raggiunse carponi una
roccia ……. È il momento della
conversione: non più mondo mio Signore, dammi tempo e modo di espiare i miei
peccati..
Una storia dimentica …..in ogni modo una
storia poco rivissuta o considerata dagli abitanti di San Giovanni Rotondo,
fino a quando l’ingegnere Pietro Gasparri, figlio spirituale di San Pio e
devoto di San Camillo non ha iniziato a commemorare l’evento e costruire un
altare votivo nel luogo della conversione.
La morte dell’ingegnere ha lasciato un
progetto incompiuto, una missione da continuare.
Un
gruppo di volontari hanno raccolto l’impegno ed è nata l’associazione S.
Camillo de Lellis.