La
rubrica di Adriana Mangiacotti
“Il
cantiere e la figura dell’artigiano”
Rumore…polvere…
Sono
queste le prime sensazioni che vengono in mente quando si pensa ad un cantiere…
È
vero, il cantiere è polveroso, fastidioso, a volte assordante e tante volte ci
chiediamo quando finirà per riavere finalmente la nostra pace…ma forse pochi di
noi si domandano come vivono le persone che dentro ci lavorano, ogni giorno,
dalla mattina presto fino a sera, in ogni condizione climatica, in inverno come
in estate …
Proprio
il clima può influire molto sui tempi di esecuzione dei lavori. Di solito, nei
Paesi mediterranei il grande “nemico” è il caldo e infatti in estate i cantieri
procedono a rilento o si fermano. In altre parti del mondo, invece, è l’inverno
a fare paura…quando le temperature scendono sotto lo zero e ci rimangono per
mesi, si ghiaccia tutto e tanti lavori, come la costruzione di un tetto,
l’intonaco in facciata, ecc. non possono essere eseguiti. Anche all’interno
dell’edificio, però, le cose non vanno meglio. Sebbene siano già presenti i muri
perimetrali, la costruzione rimane comunque fredda…non si possono fare i getti
di cemento (l’acqua contenuta ghiaccia), non si riesce a far passare i cavi nei
tubi perché congelati, ecc…l’unica soluzione, se si vuole andare avanti coi
lavori, è il riscaldamento da cantiere. È una soluzione molto usata lì dove fa
veramente freddo, anche se tante volte non ci si rende conto di quanta energia venga
consumata. Ma spesso i costi di un cantiere sono così alti e da parte sua il
committente vuole che i lavori finiscano quanto prima possibile, che non si può
aspettare fino alla primavera, anche se i costi per l’ambiente sono molto
elevati …
Il
cantiere è un mondo a parte, chiuso dal suo recinto.
Qui
le materie prime si trasformano per diventare muri, solai, pilastri…legno,
acqua, acciaio, cemento, calce, ferro, ecc.. prendono forma e realizzano i nostri
sogni. Il sogno di una casa, per esempio, in cui crescere i propri figli; o il
sogno di una biblioteca, un teatro, un centro sportivo, un cinema, ecc.
Il
cantiere sembra quasi una magia, anche se dietro nasconde un duro lavoro,
quello manuale, fatto da tutti gli operai che vi lavorano…ogni volta che ci si
sofferma a vederne uno, da fuori, magari con gli occhi di un profano, si resta
sempre affascinati dai macchinari che esso contiene: gru, spalatrici, betoniere,
camion a rimorchio…oppure si ammira la profondità delle fondazioni, la
costruzione dello scheletro portante…
Il
cantiere è un luogo in fieri e come
tale, è caratterizzato da diverse fasi.
Si
parte dall’inizio, ossia da quando si deve perimetrale la zona d’interesse.
Quasi
sempre si deve occupare lo spazio pubblico circostante e per questo occorre che
i ponteggi siano sicuri, non solo per chi ci lavora, ma pure per i passanti.
Esistono leggi precise a riguardo e figure professionali appositamente formate
e incaricate che hanno il compito di occuparsi della cosiddetta “sicurezza e
progettazione del cantiere”.
Una
volta perimetrato, quindi, il cantiere si deve “progettarlo”. Che significa?
Progettare un cantiere significa mettere ogni cosa al posto giusto, in modo che
lo spazio preso a disposizione sia “razionalizzato” e soprattutto che le ditte
che vi lavoreranno potranno muoversi senza difficoltà con tutta l’attrezzatura
necessaria, distribuendo in modo logistico i macchinari fissi e lasciando
spazio ai veicoli che porteranno la merce dentro e fuori.
Iniziano
i lavori. Nel cantiere arrivano le materie prime, vengono depositate e
controllate. Nello stesso tempo interagiscono molte ditte: c’è chi esegue i
lavori preparatori e accessori di sterro; chi costruisce le impalcature e
infine chi posa in opera i materiali.
Ci
sono un sacco di persone, quasi come una piazza in un paese nell’ora di punta.
Persone che hanno bisogno di essere coordinate, in modo che il lavoro eseguito
da una ditta non venga intralciato da un’altra…come fare?
Sulla
carta, uno strumento fondamentale è il cronoprogramma, come già detto
nell’articolo precedente. Nella pratica, occorrono persone fisiche presenti sul
posto e in grado di controllare che tutto si svolga secondo i tempi previsti e
il progetto esecutivo. Queste figure professionali sono il direttore di
cantiere (o capocantiere) e il direttore dei lavori. Il primo controlla e
organizza i lavori di costruzione, avvalendosi di capisquadra e di assistenti
di cantiere, e si assicura che il lavoro del cantiere proceda come programmato.
Il
secondo, invece, viene nominato dal committente e spesso è anche il
progettista. Attraverso visite periodiche al cantiere, il direttore dei lavori sorveglia
che le indicazioni del progetto siano attuate correttamente, e impartisce le
necessarie disposizioni al capocantiere. Suo compito è anche quello di tenere
la contabilità dei lavori e stabilire il pagamento delle opere eseguite.
Il
direttore dei lavori ha l’obbligo, nei confronti del committente, di comunicare
al Comune la “denuncia di inizio lavori”.
Questo
perché da quel momento in poi si calcola la validità della “concessione”
ottenuta.
Dopodiché
si passa all’apertura del cantiere e al verbale di apertura del cantiere. Il
verbale va fatto in cantiere e in presenza dell’impresa, dichiarando cosi il
giorno 1 dell’appalto. Si susseguono, quindi: la descrizione fotografica del
sito; la descrizione dello stato dei confini e di ciò che c’è nelle altre
proprietà.
Alla
fine dei lavori il direttore dei lavori rilascia un certificato di corretta
esecuzione, la relazione a strutture ultimate e presenta al Comune la richiesta
del rilascio di agibilità, corredando la domanda delle apposite certificazioni
(impianti etc…).
Una
volta dunque installato e pianificato il cantiere, si può iniziare coi lavori.
Di
solito, specie se si tratta di ristrutturazione, la prima cosa che si fa è
mettere in piedi i ponteggi. In caso di nuova costruzione, invece, si procede
con lo sterro per costruire le fondazioni. Dopodiché iniziano i loro lavori i
carpentieri e i ferraioli per eseguire la parte portante della costruzione:
pilastri, solai, travi, ecc… Parallelamente vengono affiancati dai muratori,
che invece realizzano i muri perimetrali e i tramezzi interni, ma non solo.
Il
cantiere è tutto un avvicendarsi di maestranze che si sovrappongono,
incrociano, confrontano. Ognuno ha il suo da fare, ognuno il suo sapere:
impiantisti, trabuccanti, piastrellisti, serramentisti, decoratori, vetrai,
ferramentisti, cartongessisti, fabbri, …e
non sempre si va d’amore e d’accordo! Tutti vogliono eseguire i lavori il più
velocemente possibile (per pagare di meno la manodopera…) e senza grossi
intralci. Ma questo non significa che i tempi e i problemi ognuno se li risolve
da solo…è proprio per questo che esistono il capocantiere e il direttore dei
lavori!
Queste
persone sono lì, presenti, e difatti coordinano i lavori. Ma anche se si recano
ogni giorno in cantiere e lì vi restano per diverse ore, magari per tutta la
giornata, questo non significa che riescano a controllare tutto e tutti…per
questo bisognerebbe avere cento occhi!
Ma
allora, come si fa ad essere sicuri che il lavoro venga eseguito correttamente?
In questo caso, un ruolo fondamentale è quello dell’artigiano, della sua
professionalità e capacità di fare materialmente il lavoro. È fondamentale
riuscire a fidarsi delle persone che stanno nel cantiere e appunto per questo
spesso i progettisti scelgono sempre le stesse ditte che conoscono da anni.
L’artigiano
dovrebbe essere in grado di eseguire a “regola d’arte” i dettagli che i
progettisti disegnano prima e durante il tempo del cantiere…tante volte però
non è così! Molti artigiani sono bravissimi nel loro mestiere perché sanno
“fare” le cose, e per questo meritano il massimo rispetto, ma quasi più nessuno
riesce a capire e interpretare un dettaglio architettonico. I carpentieri sanno
leggere gli esecutivi strutturali (ovvero la carpenteria), capiscono cioè
quanto ferro va messo per ogni pilastro o trave…ma se si proponesse loro il dettaglio
di una finestra o di un tetto, molto probabilmente non saprebbero da dove
iniziare!
E
si riscontra spesso una reticenza nei confronti del progettista…tanti artigiani
pensano che chi ha studiato tanti anni sui libri, abbia appreso solo nozioni
teoriche ma che poi gli manchi la pratica, il saper fare, appunto…
Ma
allora viene spontaneo domandarsi perché invece gli artigiani non sanno leggere
i disegni? Purtroppo, almeno dalle parti nostre, quasi nessun progettista presenta
più degli esecutivi architettonici e molto viene demandato alle imprese di
costruzione …e queste stesse imprese sono ferme a tecniche costruttive che
hanno imparato tanti anni fa…tecniche che non sono più quelle storiche, quelle
antiche, che invece sono andate quasi del tutto perse, bensì solo “vecchie”…se
si conoscessero ancora le tecniche di un tempo, quelle giuste, oggi, non si
farebbero tanti errori e magari un tetto piano o una terrazza a San Giovanni Rotondo
non presenterebbe le prime infiltrazioni dopo cinque anni dalla fine dei
lavori…
Che
cosa succede? Perché si è persa quella buona tradizione del costruire? Come si
può rimediare a questo vuoto?
In
Italia c’è una realtà molto fortunata, quasi una preziosa eccezione in fatto di
artigianato. E si trova il Alto Adige. Lì gli artigiani partecipano a concorsi
internazionali di settore e li vincono. Qual è il loro segreto? Tutti, oltre ad
aver frequentato delle buone scuole e imparato il mestiere anche sui libri, fanno
degli stages durante gli studi, e ritengono
l’aggiornamento professionale uno strumento indispensabile di lavoro. Ma non
solo. Loro partono da un principio fondamentale: tutto si può costruire, è solo
una questione di prezzo!
Sembra
una realtà ben diversa da quella di altre parti del territorio nazionale, senza
eccezione per quello sangiovannese…qui, infatti, ci si sente dire tante volte,
troppo spesso, che un’idea non si può fare, non si può realizzare…perché?
Forse
perché mancano le conoscenze o semplicemente la voglia di mettersi in gioco, di
sforzarsi nel trovare una soluzione “altra” rispetto a quella già tante volte
sperimentata e per questo “più” sicura …ma
bisognerebbe anche avere l’umiltà di ammettere che tante cose non si possono
sapere solo perché si hanno anni di esperienza alle spalle, se cose nuove non
si sono mai sperimentate o viste! Col passare degli anni cambiano i materiali,
le tecniche costruttive si perfezionano e adeguano ai materiali stessi. Proprio
per questo esistono i corsi di aggiornamento, proprio per questo non si finisce
mai di imparare…
Certo,
non è compito dell’operaio semplice sapere il principio fisico che si trova
alla base di una determinata tecnica costruttiva, per cui uno strato protettivo
deve essere posto in un certo modo piuttosto che in un altro…ma se, ad esempio,
una ditta di costruzioni compra il materiale per eseguire il cappotto termico
esterno e poi lo posa male, dopo alcuni anni si dovrà rifare tutta la facciata
perché non più energeticamente efficiente e magari c’è pure il rischio che col vento
i pannelli isolanti volino via… Su questo come su altri temi non ci si può
improvvisare e difatti le ditte più qualificate, quelle cioè certificate, che
vendono i pannelli isolanti e tutti gli elementi necessari per la posa in
opera, proprio per garantire la qualità del loro prodotto, vendono interi
“pacchetti”, nel senso cioè che mandano direttamente sul posto i loro operai
specializzare per l’esecuzione dei lavori…operai qualificati, appunto! E per
diventare tali occorre studiare, sempre!
L’aggiornamento
è la parola d’ordine per ogni livello e settore di lavoro. Anche il
capocantiere e il direttore dei lavori sono tenuti, anzi hanno l’obbligo di
aggiornarsi di continuo, di cercare i materiali e le soluzioni più adatte ad
ogni tipo di problema. Se infatti non tutti gli operai possono essere
qualificati (e non tutti devono, proprio perché esistono diversi livelli di
operaio e diverse sono le categorie di pagamento), il titolare di una ditta,
così come il progettista e il capocantiere sono invece tenuti a trovare le soluzioni
progettuali più idonee per ogni tipo di problema che l’edificio da realizzare
può presentare e ognuno di loro ha il compito di comunicare e spiegare al
meglio il perché un dettaglio deve essere costruito in un certo modo piuttosto
che in un altro. Per il progettista, la precedente fase progettuale e il
cronoprogramma sono per questo fondamentali. Perché le cose vengano studiate e
risolte prima che sia troppo tardi…perché agli artigiani possa essere spiegato
come debbano costruire/realizzare un determinato punto…ma tutto deve basarsi
sul rispetto e l’ascolto reciproco, in modo che ognuno possa fare tesoro delle
conoscenze dell’altro e avere come obiettivo comune quello di realizzare al
meglio il progetto, l’idea architettonica. L’occasione è data dalle riunioni di
cantiere, di solito una volta a settimana. Si stabilisce un giorno e un’ora
precisa, in modo che tutte le ditte siano presenti (qualora abbiano domande e/o
dubbi…ma c’è sempre qualcosa da chiedere!) e il progettista/direttore dei
lavori spiega come procedere, chi deve fare cosa e quando, e chiarisce con gli
opportuni disegni, dettagli e schizzi quali sono i punti da risolvere, i
problemi che potrebbero sorgere, ecc…di solito, dalla parte delle ditte, sono i
capisquadra o i titolari delle ditte stesse a prendere parte alle riunioni.
Questo perché sono loro che poi devono spiegare ai propri uomini come
lavorare…e sono loro che devono capire i dettagli e trovare le soluzioni per
costruire!
Quando
si riesce a fare un buon lavoro, tutti ci guadagnano: il committente, perché è
contento dell’investimento fatto; il progettista, perché vede finalmente la sua
opera realizzata; le imprese che realizzano i lavori, ché possono prendere il
progetto come “biglietto da visita” per clienti futuri, quando per esempio, si
vorrà vendere un determinato materiale o prodotto per un altro cantiere.
Adriana
Mangiacotti