Accusati di due attentati dinamitardi ai danni di un imprenditore edile
La sera del 29 maggio aveva subito un attentato dinamitardo nel vano dell’ascensore di un palazzo in costruzione in Corso Roma a San Giovanni Rotondo. Il mattino seguente aveva ricevuto una telefonata nel corso della quale una persona, in tono minaccioso, gli aveva chiesto se avesse sentito il botto e contemporaneamente lo aveva avvertito che la prossima volta l’esplosione sarebbe avvenuta sotto la sua abitazione.
Il titolare di una ditta di costruzioni si è recato immediatamente presso la caserma dei carabinieri per denunciare entrambi gli episodi. Ma dieci giorni dopo, come promesso dai malfattori, l’uomo è stato vittima di un nuovo attentato che ha provocato ingenti danni al portone di casa.
Due persone, L.F.I. di anni 41 e I.A. di 20, sono stati arrestati per il reato di estorsione aggravata in concorso. Prima degli arresti la vicenda è proseguita con il tentativo dei due malviventi di spacciarsi per intermediari della trattativa, qualificandosi come protettori della vittima e chiedendo in cambio il versamento di una cospicua somma di denaro, circa 30mila euro, e di una quota mensile, 1500 euro, per ogni cantiere che l’imprenditore avesse aperto. Nel corso delle indagini, all’imprenditore i due avevano consegnato persino un biglietto in cui oltre alla cifra di denaro richiesta, si facevano esplicite minacce all’incolumità sua e dei familiari.
Per incastrarli però servivano le prove concrete del reato. Ragion per cui, in collaborazione con la vittima, i militari dell’Arma hanno deciso di compiere il blitz in pieno giorno vicino al santuario di Padre Pio. Quella mattina l’imprenditore, su indicazione dei suoi aguzzini, ha depositato la busta contenente 7mila euro in un cestino dei rifiuti. Quando il più giovane si è recato per ritirare la busta, i carabinieri lo hanno sorpreso con le mani nel sacco e ammanettato. Stessa sorte è capitata qualche minuto dopo al suo complice