I
due protagonisti del presepe poco citati ma che hanno tanto da insegnarci
Il
bue e l’asinello fin dall’antichità, fanno parte della scena del Natale di
Gesù; probabilmente l’asinello fu il mezzo di trasporto usato da Maria e
Giuseppe per arrivare a Betlemme, ed è probabile che il bue fosse già presente
nella grotta che è servita da alloggio a Maria, Giuseppe e Gesù. I padri della
chiesa ricordano i due animali come mansueti e quasi assorti vicino a Gesù.
Secondo
i Padri i due animali hanno anche un significato biblico in quanto il Bue
rappresenta il popolo d’Israele che porta il giogo della legge, mentre
l’asinello rappresenta i popoli che ignoravano la parola di Dio.
Quindi
Ebrei e Pagani che prima erano separati, ora sono lì vicini nel presepe l’un
l’altro a riconoscersi amici, ma soprattutto a riconoscere la presenza del
Signore.
Qual
è l’insegnamento che ci deriva da tale riflessione? Che l’uomo in virtù del
battesimo è stato abilitato a riconoscere ed a chiamare Dio col nome di Padre.
Ed un altro insegnamento che deriva da questi due animali mansueti è quello
della carità; infatti essi donano quello che hanno il loro respiro per
riscaldare il piccino che giace nella mangiatoia.
Quando
ci riuniamo davanti al presepe per recitare una preghiera ricordiamoci che Dio
si serve delle cose che per noi uomini possono essere insignificanti:
l’asinello visto come simbolo anche di ignoranza è lì a collaborare per alleviare
le sofferenze del bambinello. Il bue simbolo di potenza è lì non per dimostrare
la sua forza ma per essere utile con la sua “dolcezza”.
Salvatore Trotta