A colloquio con Francesco Melchionda
Francesco, ogni volta che viene pubblicato un tuo intervento è polemica. Vogliamo dire chi sei una volta per tutte? Giornalista, intellettuale, studente, professore o profeta?
Sono uno studente universitario che sta portando a termine il suo percorso di studio – Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. A conclusione di questo percorso, spero di poter intraprendere la professione giornalistica, consapevole che raggiungere tale obiettivo sarà molto arduo: come ben sai la presenza dell’Ordine professionale non permette un accesso facile; sono comunque molto fiducioso che ciò possa avvenire. Amo molto la lettura, soprattutto quelle che richiedono delle conoscenze particolari: non ci tengo a essere, nonostante quello che si dice in giro, né intellettuale, professore né, tanto meno, profeta!
Come mai tutte queste citazioni nelle tue interviste? Non saranno troppe?
Secondo me, non sono troppe, anzi. Mi piace usarle per rendere meglio quello che ho intenzione di dire.
Alcuni ti considerano “saputello e immaturo”. Che cosa rispondi?
A questa domanda, ti rispondo con una citazione, una massima di un grande letterato del Seicento, Francois de
Cosa pensi dei concetti della “verità” e della “tolleranza”?
La verità e la tolleranza sono due concetti che per essere applicati richiedono attenzione: per il primo concetto, ad esempio, è richiesto grande conoscenza dei fatti, degli episodi e delle persone che si intendono narrare e commentare. Per descrivere la verità e poter parlare poi a ragion veduta di essa, occorrono, inoltre, freddezza, lucidità e obiettività, qualità e peculiarità che fanno a pugni con il Dna dei sangiovannesi. Per quanto riguarda il concetto di tolleranza, penso che sia una qualità morale che, se venisse applicata seriamente, potrebbe davvero ridurre, e drasticamente, i tanti conflitti materiali e privati della nostra comunità: dalla libertà di pensiero alla coabitazione fisica con i tanti extracomunitari che il più delle volte vengono umiliati, denigrati e sfruttati dai tanti sangiovannesi che abusano della loro difficile condizione.
Quando ricevi delle offese o delle accuse, cosa provi?
Provo semplicemente indifferenza; di certo non mi faccio intimorire o spaventare dalle urla isteriche e schizofreniche che il più delle volte tendono a mascherare grandi deficienze e lacune. Nessuno, o quasi, che cerca di soffermarsi sulla sostanza delle cose che intendo dire con quel dato articolo. Sono tutti pronti a schiamazzare, dimenticandosi di una cosa semplicissima: che i problemi restano sempre sul tavolo, desiderosi di essere affrontati e, possibilmente, risolti.
A fronte delle offese che quotidianamente ricevo, voglio dire che c’è tanta gente che mi rispetta e condivide le mie analisi o opinioni; c’è gente, ad esempio, che mi ferma per strada, che mi incita seguitare su questa strada.
Della tua città cambieresti tutto? Cosa lasceresti così com’è?
Questa è una città che ha subito una mutazione genetica e antropologica da far accapponare la pelle. Il più delle volte mi vergogno di essere cittadino di questa città. Lo storico Tamburrano, nauseato da tutto ciò, ogni volta che lo stuzzico sul perché non vuole più farsi vedere nella nostra comunità, mi dice: “Francè, la situazione è irreparabile…” Concordo pienamente.
Sei orgoglioso di essere italiano?
Pur con tutte le storture, anomalie, nefandezze, mafie, l’Italia è il mio Paese, e lo amo anche per questo. Un paese nel quale convivono cose ignobili e bellissime. E poi: se non ci fossero gli italiani, che Giorgio Bocca ha definito “strana gente”, di cosa scriveremmo e parleremmo…?
Cosa pensi delle generazioni di oggi? I giovani sanno assumersi responsabilità e doveri?
Fatte salve le dovute eccezioni, che anzi meritano di essere elogiate, ho una pessima idea dei miei coetanei, e dicendo questo non voglio affatto ergermi a paladino di moralità. I giovani sono il frutto dei nostri poveri tempi: sono in pratica lo specchio della società contemporanea.
Basta vederli, poi: smarriti, offuscati da un mondo dei sogni che la televisione ci propina in ogni istante della giornata; giovani soli, che non hanno più cura della loro coscienza; giovani distrutti dalla perdita di valori che un tempo la famiglia cercava di preservare a tutti i costi. Ma oggi, mi chiedo, esiste ancora la famiglia? Cosa fanno i nostri genitori, sempre più impegnati a cercare il profitto, dimentichi, però, del fatto che i figli hanno bisogno, più di qualunque altra cosa, di un po’ d’amore? Il giornalista Oliviero Beha, tempo fa, parlando proprio di questa tematica, mi ha detto: “Sai qual è la maggiore responsabilità che noi genitori ci portiamo addosso come un grosso fardello? È che noi genitori vi lasciamo un mondo davvero allo sfacelo”.
Verrà attivato a breve on line il tuo blog, pertanto il portale non pubblicherà più tuoi interventi. Di cosa tratterà nello specifico e quali temi affronterà?
I temi, come al solito, spazieranno in lungo e in largo: prossimamente tratterò proprio dei giovani; un occhio di riguardo avrà la politica. Visto che si tratterà di un blog personale, che comunque darà la possibilità ad altri amici di scrivere quello che ritengono più giusto e degno di essere messo all’attenzione dei naviganti, cercherò, carte alla mano, di scovare qualche notizia fuori dal normale circuito mediatico. Sarà la cronaca futura a dirmi di cosa dovrò occuparmi. L’ambito sarà, comunque, prettamente locale: che senso ha, infatti, parlare di notizie o avvenimenti già letti e commentati? L’impostazione sarà quella solita: controcorrente, intransigente e mefistofelica.