Intervista al responsabile dell’archivio BCC Michele Notarangelo
Il 21 giugno, presso il Circolo «Valle Rossa», sarà presentato Matteo Capuano. Relazioni di Presidenza 1929-1944, volume curato da Leonardo Gravina e Michele Notarangelo. Il libro racconta, attraverso le relazioni autografe di Capuano, presidente dell’allora «Cassa Rurale di Prestiti di S. Giovanni Battista», un importante e fondamentale capitolo della storia del nostro, ormai centenario, istituto. Abbiamo intervistato Michele Notarangelo, responsabile dell’Archivio Storico «BCC don Giuseppe Prencipe», cui abbiamo rivolto qualche domanda, chiedendo di anticiparci i contenuti del testo.
Nel titolo del volume è indicato il periodo in cui Capuano svolge il suo mandato di presidente. Possiamo iniziare da questo aspetto, che trovo particolarmente significativo?
«Partiamo da qualche data. Tra il dicembre 1928 e il marzo 1944, all’età di cinquantadue anni, Matteo Capuano, di professione medico, assume la presidenza dell’allora «Cassa Rurale di Prestiti di S. Giovanni Battista». È un periodo storico davvero complicato, difficile, sicuramente il più tormentato del Novecento. Basti pensare che quegli anni sono caratterizzati dagli ancora irrisolti problemi della Prima Guerra Mondiale, cui si sommano le inquietanti premesse e il tragico svolgersi della Seconda; e, poi, cosa non da poco, gli effetti della crisi di Wall Street, molto simile a quella di oggi, della cui preoccupante portata Capuano, in occasione dell’assemblea del 22 febbraio 1931, si esprime con un’efficace quanto precisa dichiarazione: “Signori, è da tutti ormai risaputo, e nessuno più ne fa un mistero, che, dall’ultima guerra in poi, l’Europa, anzi il mondo intiero, si dibatte tra gli spasimi di una crisi economica senza precedenti, per cui nessuno, dico nessuno, più si sente a suo agio in questo decrepito universo. […] Statisti e uomini di governo, sociologi e filantropi, economisti e finanzieri di tutto l’orbe terraqueo, da anni parecchi, studiano lo strano fenomeno, si accaniscono nel volerne scoprire le cause e trovarne gli opportuni rimedii; ma, – ironia della sorte! – i loro sforzi concordi, almeno sino a questo momento, non sono stati coronati da successo e nulla di concreto, nulla di positivo, di veramente utile è venuto fuori. Nell’attesa che il miracolo si compia, nell’aspettativa che un qualche deus ex machina venga a capovolgere la situazione, la crisi diventa ogni giorno più acuta e minaccia una di quelle catastrofi, di cui, nella storia di tutti i tempi e di tutti i luoghi, invano si cercherebbe l’eguale”. Perdipiù la citazione, il cui stile tradisce l’atmosfera linguistica del tempo, nella sua lampante chiarezza indica la capacità di Capuano di saper analizzare ed interpretare la realtà, senza stucchevoli e cervellotiche disquisizioni».
Chi è Capuano? Proviamo a conoscere la sua figura in relazione alla storia dell’istituto.
«Il periodo che precede la presidenza di Capuano, di certo non è dei più tranquilli: si tratta di una banca sorta in un territorio economicamente e socialmente arretrato, dove ancora forti ed evidenti sono le minacce perpetrate da molti usurai, che la percepiscono come un vero proprio pericolo al loro abitudinario ed impunito malaffare criminoso, tanto da esporla a sempre più aggressive manovre, nell’augurabile prospettiva di vederla poi costretta al fallimento. La banca, tuttavia, resiste; sopravvive ad ostacoli ed ostilità. Più di qualsivoglia nostra considerazione, è opportuno ricordare un altro passaggio di Capuano, che tra l’altro non dimentica di celebrare colui che, per antonomasia, è da sempre considerato “il” fondatore della Cassa Rurale, l’arciprete Giuseppe Prencipe. A lui si deve infatti la nascita dell’”Istituto di credito nel nostro paese, la cui necessità era da tutti sentita, per mettere un argine all’invadente speculazione sul denaro, che pochissimi sfruttatori, senza pudore e senza coscienza, esosamente esercitavano a danno della maggioranza, e per combattere l’usura, questo mostro orribile dalle cento teste, pronto sempre a schizzare il suo veleno e ad avvolgere nelle sue spire mortali i poveri malcapitati” (dalla relazione letta all’assemblea dei soci il 25 agosto 1930 ndr).Significativo il reciproco solidale legame stabilitosi tra due sensibilità, diverse ed incontestabilmente moderne: Capuano, uomo di studio e di azione, rappresentante di un ceto borghese che potrebbe definirsi di stampo riformatore; Prencipe, uomo di preghiera e di opere, che sollecitato dalle esortazioni dellaRerum Novarum diventa l’esempio di un clero dalla spiccata vocazione al sociale.Fuor di dubbio, proprio nel corso di questo stabile quindicennio di presidenza-Capuano, la banca incide talmente a fondo nel tessuto sociale tanto da assicurare benessere economico e progresso civile.Mi ha impressionato un dato statistico, il cui ragguardevole rilievo numerico è il segno di una fiducia assolutamente meritata: nella relazione del 12 marzo 1939, Capuano infatti mostra tutta la sua comprensibile fierezza nell’annoverare ben 638 soci. Un dato, ripeto, davvero straordinario.Tanto per dire: negli anni della guerra, la Cassa Rurale aumenta addirittura in modo esponenziale l’utile netto; così come la conclamata crisi di oggi non ha impedito e non impedisce l’apertura di nuove e fortunate filiali.Senza indulgere ad inopportuni atteggiamenti agiografici, Capuano dimostra di possedere determinazione e coraggio, lungimiranza e generosità, se solo si pensi che la Cassa Rurale, fino al 1981, preveda uno statuto a responsabilità illimitata, vale a dire che in caso di fallimento i soci avrebbero risposto con tutto il loro patrimonio personale».
Dal punto di vista della memoria quanto è importante questo volume?
«Anche a nome del presidente, Giuseppe Palladino, del consiglio d’amministrazione e del direttore, Augusto de Benedictis, devo anzitutto ringraziare gli eredi Capuano per aver proposto e dato seguito alla redazione ed alla pubblicazione del volume. Dobbiamo reputarci fortunati nell’essere riusciti a conservare e a valorizzare questi materiali davvero preziosi, perché si dispongono ad essere letti ed interpretati secondo una prospettiva multipla: storica, economica, sociale, antropologica; linguistica, persino.Testimone e protagonista del proprio tempo, Capuano è una delle tante personalità ad aver dato lustro alla nostra storia; una personalità, Capuano, che debba essere presa ad esempio, soprattutto dalle nuove generazioni».
Questo è il secondo volume che curi per conto della BCC. Quali sono gli obiettivi dell’Archivio Storico?
«Due anni fa, grazie all’allora presidente Matteo Biancofiore, abbiamo pubblicato un volume dall’evocativo titolo: La «Cassa Rurale». Parole e immagini di una storia, con allegato un interessante dvd, curato da Vito Ciavarella.Quel volume ha creato le premesse per l’istituzione dell’Archivio, le cui attività sono oggi seguite con partecipe e motivato interesse dagli attuali presidente, direttore, amministratori, compresi i molti “bancari” che non fanno mancare la loro collaborazione.Abbiamo inteso l’Archivio come una struttura dinamica ed aperta: dinamica, per offrire ed acquisire informazioni o materiali attinenti la storia della banca; aperta, perché tutto sia conosciuto, attraverso pubblicazioni, video, mostre.Rivolgo un appello, affinché tutti possano collaborare all’attività dell’Archivio, ciascuno secondo la propria esperienza, così da concorrere ad una quanto più completa e precisa conoscenza di un autentico bene culturale: la Cassa Rurale».