Diabete e malattia cardiovascolare: identificata una variante genetica che aumenta il rischio cardiovascolare nei pazienti diabetici
I ricercatori dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza hanno identificato un nuovo gene che gioca un ruolo significativo nell’aumentare il rischio di malattia coronarica. La scoperta del nuovo gene, denominato GLUL, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista «Journal of American Medical Association». L’esatto meccanismo tramite cui GLUL modula il rischio cardiovascolare non è ancora noto, ma diversi dati riportati nello studio appena pubblicato suggeriscono che il suo effetto sia mediato dal ruolo svolto sul metabolismo dall’acido glutammico e dalla glutammina, due amminoacidi che, a loro volta, controllano diverse funzioni delle cellule, compresa la loro stessa sopravvivenza e sono coinvolti nella regolazione del metabolismo degli zuccheri e nell’azione dell’insulina.
É importante sottolineare che GLUL aumenta il rischio di malattia coronarica specificamente nei pazienti diabetici, il cui numero sta aumentando progressivamente, e per i quali l’infarto rappresenta la prima causa di morte, senza avere invece effetti significativi nei soggetti non diabetici. Il risultato ottenuto, che apre prospettive nel campo della predizione e cura di questa terribile complicanza della malattia diabetica, potrebbe quindi avere ricadute pratiche per un gran numero di pazienti caratterizzati da alto rischio cardiovascolare. Lo studio ha coinvolto 5 centri di ricerca italiani in collaborazione con due centri americani della Harvard Medical School di Boston.
Il coinvolgimento dei ricercatori del nostro Ospedale ha visto la partecipazione sia della dottoressa Sabrina Prudente – responsabile del Gruppo di Ricerca sul Diabete presso l’Istituto Casa Sollievo-Mendel di Roma – che ha curato la parte sperimentale riguardante i livelli di espressione genetica e la loro correlazione con i diversi genotipi della variante di suscettibilità, sia del professor Vincenzo Trischitta – responsabile Laboratorio di Ricerca di Diabetologia ed Endocrinologia – che, oltre ad aver fornito parte delle casistiche studiate, coordina da anni l’intensa collaborazione che caratterizza alcuni dei centri italiani che hanno partecipato allo studio.