di Gaetano Cusenza
“Domenica scorsa un gruppo di cittadini si è riunito per fare il Vaffa day. Oggi circa tre milioni di italiani è andato alle urne non per insultare o fare liste di proscrizione, ma per portare le proprie proposte. Oggi gli italiani hanno mostrato una volta di più di essere migliore della propria classe dirigente”.
Con queste parole, rotte dall’emozione, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, da oggi segretario nazionale del Partito Democratico e domani lanciato a leader indiscusso, ha salutato e ringraziato tutti gli italiani.
Matteo Renzi a distanza di un anno si è ripreso una imponente rivincita elettorale e morale, che gli garantirà la sicura guida dell’Italia.
E’ iniziata la stagione che si attendeva da anni, da troppi anni, ed è iniziata in un momento difficilissimo per il nostro Paese, quando l’antipolitica sembra sostituirsi alla Politica.
Matteo Renzi è giovane, è coraggioso, ha le idee chiare ed ha un progetto innovativo per l’Italia. La sua segreteria è altre tanto giovane e coraggiosa, composta da donne e uomini che hanno una media anagrafica di 35 anni. Troppo giovane questa segreteria? Può essere un rischio, ma a noi il compito di aiutarli in questa nuova ed entusiasmante avventura. Ha detto il neo segretario: “Ora tocca a noi guidare il partito, noi che quando cadeva il muro di Berlino facevamo le media. Noi che ci siamo iscritti a Giurisprudenza dopo gli attentati a Falcone e Borsellino. Siamo cresciuti in un mondo orfano di politica, con la gente che ci dice che politica è una parolaccia. Siamo cresciuti nell’Euro e non in Europa. Tocca a noi e noi non ci tiriamo indietro. Forse useremo dei metodi un po’ spicci ma non confondete l’ambizione di cambiare l’Italia con l’obiettivo di cambiare un ministro o un governo. Questo è secondario. Abbiamo lavoratori e lavoratrici che sanno fare, insegnanti che sanno fare, anziani saggi, ricercatori curiosi, ma peggiore classe dirigente che la classe europea abbia mai conosciuto. Questo lo dice oggi non il segretario eletto del Pd, né l’elettore, né il Censis. Lo hanno detto oggi tre milioni di persone che vogliono che l’Italia torni a correre”.
Le idee sono chiare, ma soprattutto non c’è un briciolo di rivincita verso la “vecchia” classe dirigente del Partito.
E a San Giovanni Rotondo? I dirigenti del Partito locale hanno scelto in blocco di appoggiare Gianni Cuperlo, il quale ha capacità che superano di gran lunga lo stretto risultato che ha conseguito. Il 18% del candidato di Trento non è assolutamente una bocciatura della sua persona, ma certamente del gruppo che lo ha sostenuto. Cuperlo è stato il capitano di una squadra di “vecchie glorie”, che ha perso la partita contro una squadra fatta da giovani. Nomi come D’Alema, Marini, Finocchiaro etc…, non sono da “rottamare”, termine comunque di cui si è fatto un grande abuso, ma restano, a vario titolo, validi punti di riferimento, anche se, come ha detto lo stesso Renzi: <nessuno deva andare via dal PD, ma oggi alla guida ci sono io>.
Nella nostra Città, in nome della “sangiovannesità”, è arrivato primo Cuperlo,in quanto nella sua lista c’era candidato un nostro concittadino e così si è fatta una campagna elettorale alla “americana”. Risultato: il candidato locale non è stato eletto. E la “sangiovannesità?” Sinceramente in questa competizione era fuori luogo, chi ha scelto Cuperlo lo ha fatto per ragioni molto, ma molto più banali.
Io ci credo alla “sangiovannesità”, che per me vuol dire: difendere tutti, ma proprio tutti, i Sangiovannesi e non solo gli amici; proteggere i nostri “gioielli”, che grazie a Dio sono tanti; lavorare per la crescita del nostro territorio; mettere da parte l’invidia e la gelosia. Non mi stancherò mai di ripetere che la nostra sciocca divisione, consente a chi non è Sangiovannese di godere, più dei Sangiovannesi, delle meravigliose risorse della nostra Città. Ma sono fiducioso, perché le cose cambieranno, anzi stanno già cambiando e in questo dobbiamo essere tutti protagonisti.
Questa è la “sangiovannesità”. Il resto sono chiacchiere.
Gaetano Cusenza