La verità è che la scelta operata per il governo del paese è stata, ed è, il frutto di una spartizione all’interno del PD: < visto che non vi è unità all’interno del partito, tanto vale prenderci ognuno la propria fetta di potere… >; queste le considerazioni che hanno, probabilmente, portato al rimpasto della prima giunta. Le chiacchiere profferite per giustificare la manovra non le ha bevute nessuno….. “….aggiungiamo peso specifico…”, “….inseriamo nell’esecutivo experienza politico-amministrativa…”, motivazioni che col tempo hanno dimostrato, ancora una volta, che un progetto per essere valido e duraturo deve fondarsi su basi solide, con metodi e scelte condivise appieno e un equo rapporto di forze.
Un’auto per essere sicura ed affidabile deve essere costruita seguendo criteri appropriati, dove i fattori: pesi, meccanica, aerodinamica, potenza, ecc. concorrono alla sua realizzazione in maniera equilibrata. Per rimanere in tema si può dire che questa amministrazione somiglia tanto ad una PRINZSIMCA.
E allora siamo alle solite: inizia il “braccobaldo show” e ciò che dovrebbe essere una eccezione sta diventando una consuetudine. Quello che succede un pò in tutti i campi ci fa pensare al fatto che, forse, non si ha più la percezione del limite, non ci rendiamo più conto fin dove possiamo spingerci; la normalità, così come noi la intendiamo, si perde nella convinzione che all’occorrenza tutto è lecito, salvo il ripensamento dell’attimo dopo.
E allora si assiste alle dimissioni del Capo Gruppo, dell’Assessore all’Ambiente ed all’autosospensione di quattro consiglieri tutti del PD, dopo che gli stessi sono stati compartecipi (in qualche caso artefici) della costruzione dell’automobile.
Allora ci si chiede: perchè mai succede questo se avete avuto da subito i numeri sufficienti per fare e disfare a piacimento, se avete avuto tutto il tempo di fare esperimenti e, alla fine, per non correre rischi avete scelto il “meglio del meglio” per governare, ivi compresa buona parte dell’opposizione.
Da parte nostra possiamo sforzarci di apprezzare il coraggio dell’autodenuncia, segno che ogni tanto la coscienza e l’onesta dell’uomo prevale sull’arroganza, sulla presunzione e sulla prevaricazione, ma non possiamo condividere il tempismo e manca sostanzialmente il mea culpa. Il fatto grave è che le questioni e gli antagonismi del PD si riflettono giocoforza nel governo della città e, dopo gli ultimi avvenimenti, viene da chiedersi a chi giova una maggioranza litigiosa? Certamente non al paese, non alla gente, e allora:
dove sono le opere realizzate per la Città? Quali le risposte date ai cittadini? Dove sono finite le promesse fatte? Risulta persino difficile muovere delle critiche, tanto è invisibile l’azione amministrativa.
L’unica certezza è una maggioranza inconcludente, disorganizzata, incapace di prendere decisioni appropriate, di adottare azioni efficaci su temi di interesse generale, colpevolmente strumentale negli atteggiamenti che evidenziano l’inconsistenza del progetto, l’eterogeneità delle forze e la divisione interna. Una maggioranza che sicuramente non lavora per la gente. Gli interessi di un singolo, o di pochi, non possono e non devono in alcun modo trascendere quelli collettivi, né pregiudicarne o, peggio, calpestarne i diritti. E’ questo uno di quei principi da tenere sempre in mente, che vale per tutti e dal quale non si dovrebbe mai transigere, specie nella qualità di amministratore pubblico.
A nostro avviso, quindi, occorre recuperare la normalità, che si può riassumere in tre semplici parole: rispetto, coerenza e senso di responsabilità.
Ad un amministratore, in definitiva, non si chiede di cambiare il mondo ma almeno quello di gestire dignitosamente la città, utilizzando le risorse dei contribuenti, l’organizzazione interna e gli strumenti istituzionali esistenti.
Nella fattispecie poi non è il caso di accampare alibi, la realtà e tanto palese quanto cruda: dal punto di vista squisitamente amministrativo, l’attuale maggioranza, in più di due anni e mezzo, non è stata capace di realizzare uno straccio di programma e, talora, ha dimostrato assoluta incompetenza.
Pertanto, considerato che il malato da cronico è da ritenersi in uno stato terminale, resta solo da decidere se finirà la sua esistenza naturalmente o per eutanasia; noi ci mettiamo dalla parte della gente, chiediamo solo che non sia una lunga agonia, chiediamo una presa di coscienza nell’interesse del paese.
U. D. C. SAN GIOVANNI ROTONDO