Storia, ricordi, versi e musica.
Mattinata intensa per la delegazione di studenti invitata in Prefettura per il “Giorno della Memoria”
“Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. È vietato morire!”
Sono versi di Eva Pickova, una bambina deportata nel campo di sterminio di Terezin.
Alcuni alunni dell’Istituto comprensivo “Melchionda-De Bonis” hanno voluto ricordare Eva e milioni di altre vittime affidando le proprie riflessioni e le proprie emozioni alle corde di una chitarra e al suono delicato e dolce della poesia che hanno permesso di esprimere meglio ciò che è indescrivibile: dolore, morte, mancanza di dignità, ma anche speranza e perdono.
Il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Shoah hanno presentato le loro composizioni presso la Prefettura di Foggia, alla presenza del Prefetto, dott.ssa Luisa Latella.
I brani musicali, i testi recitati e l’interpretazione dei piccoli autori hanno coinvolto e commosso il pubblico presente che ha mostrato di apprezzare il lavoro svolto e soprattutto la schiettezza, la sensibilità e la serietà di questi ragazzi che, certamente, NON DIMENTICHERANNO E FARANNO UN MONDO MIGLIORE!
LA STORIA TRISTE
Bambini, donne e anziani
trasportati in treni come cani,
dopo che il braccio forte
li aveva portati verso la morte.
Incontro a loro fame, freddo e tristezza,
che riempivan gli occhi pieni solo d’amarezza.
Il lager, la loro nuova casa,
dove il dolore e la morte non avevano mai posa.
La notte, nel buio, la paura e l’incertezza
di sapere se domani si rivedeva il sole con la sua bellezza.
Ma il buio era nell’anima e dentro il cuore
di chi il suo braccio forte mosse senza amore,
alla ricerca di qualcuno da eliminare
mentre tutto il mondo stava lì a guardare.
Nessun Dio, nessun amore
ha illuminato l’anima e il cuore
di chi una triste storia ha voluto firmare,
e che mai nessuno dovrebbe dimenticare.
Michele Palladino
NEVE CANDIDA
Che giorno è oggi?
Non si sa quando finirà:
viviamo in un tempo sospeso
tra inquietudine e speranza.
Siamo qui,
come neve candida sull’asfalto,
come bestie da portare al macello,
come…ebrei, noi siamo ebrei.
Oggi sono viva, domani chissà.
Un giorno un angelo mi disse:
“Ricordati sempre della tua dignità
che ogni uomo ha,
e ricordati che Dio è sempre vicino a te,
e soprattutto non dimenticare
che puoi sempre sognare”.
Marialuisa Morelli
INNOCENTI
Il mio cuore dolente
è al vento
come ceneri innocenti,
le mie lacrime come sudore.
Il dolore della carne che si consuma,
la pelle flagellata dallo sforzo…
Questo giorno non bisogna festeggiarlo,
bisogna ricordarlo,
ricordare il dispiacere delle mamme e dei bambini bruciati dalla fornace,
mai sazia,
o avvelenati dalle docce assassine.
Poveri bambini, innocenti…
Che non esistano mai più
vittime e carnefici.
Salvatore Urbano
UN SOGNO
Un sogno… E’ stato solo un sogno!
Sì, un sogno…
Campi di concentramento
dai muri di cioccolato.
Stelle splendenti
sul petto degli ebrei.
Giorni festosi,
grida di gioia,
divertimento assicurato
nei campi di concentramento.
Propri nomi,
proprie personalità.
Uomini che si prendono per mano
girando attorno ad un grande falò.
Ma era un sogno, purtroppo…
Campi di concentramento
dai muri di ferro.
Orribili stelle
sul petto degli ebrei.
Giorni strazianti,
grida di dolore,
morte assicurata
nei campi di concentramento.
Chiamati per numero,
senza personalità.
Uomini che si uccidono,
bruciando vestiti in un grande falò.
Magari questo fosse stato… un sogno!
Alessandra Annicchiarico
FITTA NEBBIA
C’era nebbia quel giorno, lo ricordo come fosse ieri
faceva freddo, lo tengo ancora nei miei pensieri.
Ora son tornata a casa, dai parenti e amici miei,
fuggita immediatamente dal passato, dove i piedi mai più rimetterei.
Il mio nome è Laura, ed ero una bambina,
indossavo un bel vestito: una bella gonnellina;
arrivammo in un grande posto con migliaia di persone,
tutte quante con una strana stella, portate da un vagone.
Fui sottratta a mio padre e rimasta con mia madre,
quando mi separarono da lui eran bagnate le mie palpebre.
Mi levarono i vestiti, le scarpette, e mi tagliarono i capelli,
quelli che da ancora più piccolina, ritenevo i più belli.
e in quel momento con uno zac, li ho perduti,
aspettando un giorno che prima o poi li avrei riavuti.
Uscii da quell’enorme stanza e guardai il cielo,
pensando se quello accaduto era un sogno o tutto vero.
Riguardai quella fitta nebbia, che copriva questo campo,
quella fitta nebbia che, ancora oggi, viva, ricordo tanto.
Daniele Piano
ANCHE QUESTA NOTTE
Anche questa notte è passata nel buio e nel silenzio.
Ricordo ancora quel giorno quando i tedeschi,
ci presero e ci buttarono sui treni come stracci
e ci portarono fino ad Auschwitz.
Ci divisero: uomini, donne e bambini,
ci tagliarono i capelli, ci tolsero i vestiti,
ci misero una divisa a righe con una stella,
ci portarono nelle camere.
Avevo con me ancora la mia bambina
ma me la portarono via e non la rividi mai più:
da quel giorno il mio cuore è come un fiore senza petali.
Lavoravo giorno e notte per un pezzo di pane,
fino a quel giorno…
quando i russi ci liberarono da questo strazio.
Ma io non sarò mai felice
perché non ho più la mia piccola bambina.
Marianna Ciavarella