“Giorno dopo giorno, poco a poco, Violetta ha invaso la nostra vita”
Sono padre di due figlie. Vivo in uno stato di minoranza familiare, stretto tra Peppa Pig e Violetta. La mia unica salvezza è il Tg3.
Violetta fino a poco tempo fa per me era il soprannome di un fruttivendolo locale. Attraverso le mie figlie, ho scoperto che si tratta di una telenovela argentina prodotta da Disney e che la serie ha raggiunto un gran successo ed è seguita dalle bambine con molto interesse.
Da quando mia figlia ha compiuto sette anni, ha raggiunto una dimestichezza tale da non necessitare il mio intervento nella gestione del telecomando e pare che abbia a sua costante disposizione un gruppo di canali dedicati. Tuttavia, ho notato un cambiamento: sempre più spesso i cartoni animati sono sostituiti da attori in carne e ossa.
Giorno dopo giorno, poco a poco, Violetta ha invaso la nostra vita. Le canzoni di Violetta riempiono la casa alle ore più inopportune, i versi in spagnolo storpiato escono dalle finestre e si propagano in tutto il condominio.
Il diario di Violetta, il libro sgargiante di Violetta, il cofanetto dvd con la prima serie di episodi di Violetta, lo zaino di Violetta e sotto l’albero, quest’anno, attendevano una busta con all’interno due biglietti per il concerto di Violetta.
Oltre a gestire e far applicare delle regole nel far visionare o meno le infinite puntate di Peppa Pig e di Violetta ho dovuto affrontare la scelta se andare con mia figlia al concerto di Violetta.
Ho detto NO al concerto di Violetta.
Le motivazioni potrebbero essere diverse, ma il mio punto fermo è stato: è troppo costoso. E’ una questione di rispetto per chi non arriva a domani.
E se la lontananza dall’evento ha facilitato il no deciso e perentorio, intanto le ragazzine che militano nel partito del sì hanno esercitato un pressing da segnalazione al Telefono Azzurro.
«Mia mamma mi ha comprato il biglietto per Natale», «Mi portano i nonni al concerto per il mio compleanno»; «Ho preso otto in matematica, me lo sono meritato. Non vedo l’ora!».
C’è sempre una ragione, per guadagnarsi un posto in prima fila o seconda o terza, visti i prezzi: da 247 euro in giù, e giù ci sono scampoli da 44 euro e mezzo (introvabili) da cui la bellina argentina puoi solo immaginarla, giusto l’orgoglio di vantarsi con gli amici. E anche a 88 euro non va molto meglio, parola delle compassionevoli addette delle prevendite.
Questa decisione mi ha fatto attraversare la difficile strettoia finale, l’affermazione di mia figlia: Papà il concerto di Violetta era un mio sogno!
C’è un prezzo per i sogni? No, forse non c’è. Anche perché di biglietti non ce n’erano più, e da un pezzo, nonostante tutto.
Acquistare la felicità della visione dal vivo o di un autografo sarebbe stato come abdicare, firmare la sconfitta, arrendersi al fenomeno. Non ho voluto girarmi indietro a guardare Euripide, Orfeo. Sono andato diritto per la mia scelta. Non c’è vittoria senza sofferenza.
Avrò fatto bene?
Berto Dragano