La versione di Mario Campanile, Presidente delle Cooperativa di Vigilanza Urbana
Non si è fatta attendere la replica della Cooperativa di Vigilanza Urbana ai tre ex-soci che nei giorni scorsi avevano minacciato di occupare la sede della società qualora non si fosse data esecutività alle decisioni del tribunale di reintegro nella carica di soci e nello svolgimento delle proprie funzioni lavorative.
Non ci sta il presidente Mario Campanile che possano passare tutti quei messaggi di «persecuzione» pubblicamente diffusi da Matteo Placentino, Michele Carriera e Michele D’Addetta; non ci sta, e lo ribadisce con forza, spiegando che nessuna occupazione della sede sia avvenuta nei giorni scorsi e motivando prima di ogni cosa il perché nel lontano 2000 il consiglio di amministrazione decise l’aumento del capitale sociale di 20 milioni di lire per ciascun socio.
«L’azienda – ha riferito Campanile – nel 2000 aveva una situazione di bilancio deficitaria per oltre 300 milioni di lire. Non vi erano alternative per tenere in vita il servizio e l’attività se non le seguenti: consentire l’ingresso di un nuovo socio e coprire con la relativa quota il disavanzo, oppure, definire un aumento del capitale sociale facendo concorrere tutti i soci all’azzeramento del debito».
La terza ipotesi, ovviamente nemmeno presa in considerazione, poteva essere quella di non adempiere agli impegni di bilancio, portando di fatto i libri in tribunale e, di conseguenza, aprire la strada del fallimento.
Ciò che, comunque, ha urtato di più tutti i soci fondatori della cooperativa è l’aver appreso che i tre dissidenti hanno dichiarato di aver perso il lavoro provocando danni economici alle famiglie. Su questo punto, tengono a precisare che, nel 2002, molto tempo prima della emissione della sentenza, la cooperativa offrì ai tre soci espulsi di poter continuare ad operare da semplici dipendenti, al di là e fino alla definizione delle procedure giudiziarie in corso. Alla proposta avanzata dal legale della cooperativa, Carmine Battiante, fu risposto con un secco rifiuto.
«Nel contempo – ha continuato il presidente Campanile – Placentino, Carriera e D’Addetta, lontani da ogni azione conciliativa, hanno prodotto decine di iniziative giudiziarie, che non avevano nulla a che fare con la vicenda della esclusione dalla carica di soci, che hanno prodotto notevoli difficoltà, disagi e messo in discussione la sopravvivenza della cooperativa stessa.»
L’azienda, fa rilevare in conclusione Campanile, non preclude a priori ulteriori tentativi di conciliazione con i tre dissidenti impegnandosi da subito per una serena discussione che possa portare al reintegro in società e nella funzione lavorativa di Placentino, D’Addetta e Carriera.
Sembrerebbe che la «controparte» abbia colto tale apertura e si sia impegnata a valutare attentamente l’offerta che sarà proposta.
g.p.