Assolti i due passeggeri “per non aver commesso il fatto”
Assolti i due giovani che, nella notte tra il 31 dicembre 2004 e il 1° gennaio 2005, erano a bordo dell’auto che investì su viale Aldo Moro una donna di San Nicandro Garganico, subito deceduta a causa del violento impatto.
Sull’auto viaggiavano, oltre al conducente Onofrio Merla, Luigi Lecce, Gaetano Armillotta (entrambi all’epoca 23enni) ed un minorenne la cui posizione fu stralciata in quanto di competenza della Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni di Bari.
L’accusa specifica per Lecce ed Armillotta, riconducibile all’omissione di soccorso, fu così espressa “Non ottemperarono all’obbligo di fermarsi, dandosi alla fuga; omettevano di darne avviso all’ Autorità”.
Ciò è quanto ipotizzava il PM foggiano, dott.ssa Mara Flaiani, che nel novembre 2005, dopo aver chiuso le indagini sull’investimento della casalinga, aveva rinviato a giudizio i due passeggeri, davanti al Giudice Monocratico, Dott. Casarella.
Il conducente, Onofrio Merla aveva patteggiato la pena, dinanzi al G.I.P. del Tribunale di Foggia, con il beneficio della sospensione condizionale della stessa.
Il processo ai passeggeri, invece, si è concluso con l’udienza dello scorso 28 febbraio, con l’assoluzione “per non aver commesso il fatto”.
«La sentenza di assoluzione con formula piena “per non aver commesso il fatto”- ha dichiarato il legale dei due giovani, Giuseppe Placentino – ci ha dato ragione. Tuttavia, i ragazzi sono tuttora scossi per quanto successo. Dall’istruttoria dibattimentale è emersa l’innocenza, senza ombra di dubbio, degli imputati. Non potevano essere considerati responsabili di omissione di soccorso perché, immediatamente dopo l’evento, non furono informati dell’investimento dal conducente della Fiat Punto. Né gli stessi indiziati avrebbero potuto accorgersi dell’accaduto; di ritorno da un veglione di capodanno, in piena notte, stanchi, stavano dormendo nella vettura. In ogni caso, a distanza di circa due anni dall’accaduto, per loro non è cambiato nulla».
I due giovani, comunque, denunciarono subito la responsabilità morale e politica di chi ha consentito, a San Giovanni Rotondo, in quel tratto di strada così vicino ai luoghi sacri, e precisamente dinanzi al Viale della Croce che conduce alla Nuova Chiesa di San Pio, una “urbanizzazione” connotata da scarsa illuminazione ed inidonei marciapiedi.
Sarcasticamente è stato fatto rilevare che “invece di illuminare in maniera esagerata il Viale della Croce, con decine di pali della luce, gli amministratori avrebbero potuto pensare di posizionarne alcuni sul luogo dell’investimento, la statale 272 che conduce a San Marco, che quel 1° gennaio 2005 era priva di pubblica illuminazione”.
«L’attuale amministrazione comunale – ha concluso l’avvocato Placentino – non è stata capace, a distanza di due anni, di migliorare lo stato dei luoghi in cui è accaduto l’investimento: non è stata data nessuna risposta alle nostre denuncie e neppure a quelle provenienti dagli abitanti di quel quartiere»
g.p.