“Dire che questa triste esperienza non ha colpito i nostri pensieri e sentimenti più profondi è mentire a noi stessi”
di Vincenzo Savino (*)
Fin dai primi giorni successivi al terremoto alcuni nostri concittadini sono accorsi a L’Aquila come soccorritori speleologi. Ci hanno reso partecipi delle loro sensazioni, invitando il nostro portale alla pubblicazione della esperienza vissuta.
Ci ha “toccato” molto quanto descritto e, cogliendo il senso comune di gratitudine della cittadinanza non possiamo che esprimere la dovuta riconoscenza, a nome di tutti, a questi amici per la loro generosità ed il prezioso lavoro svolto a L’Aquila.
Le immagini provenienti dall’Abruzzo erano strazianti. Dopo aver valutato la gravità del sisma, essere stati messi in pre-allarme dal CNSAS e un giro di telefonate, in breve decidiamo di intervenire, avendo già un punto di riferimento sul posto, Andrea (San Felice D’Ocre) che ci aggiorna sulle ultime.
Sappiamo che la prima notte è la più dura e, forse, la più lunga, e quindi vorremmo star lì per poter portare i primi aiuti. Rapidamente si organizza un cerchio di solidarietà: vengono interpellati amici del Gruppo Speleologico San Giovanni Rotondo, Rossella Melchionda e Michele Piacentino, che cureranno la logistica nel reperire materiale viveri e abbigliamento; gli amici del “Lions Club S.G.R.” ci forniscono acqua, zucchero, latte, biscotti ed altro, i colleghi dello Speleo Club Sperone, invece, ci forniscono giubbotti, scarpe e coperte.
La partenza è fissata per le 23:00.
Prima di partire ci rechiamo a Palazzo di Città dove troviamo, con gran stupore, il sindaco che stava cercando di prendere contatti con L’Aquila. Aggiornatolo ci dà la sua piena disponibilità a poter mettere a disposizione eventuali alberghi per i terremotati.
Partiamo con un camper ed un fuoristrada; arriviamo a San Felice D’Ocre verso le 2:30 del mattino dove troviamo un campo costruito dalla Protezione Civile che accoglie di buon cuore i nostri viveri e, ancor più, coperte ed indumenti che in quel momento scarseggiavano.
Il camper viene lasciato a disposizione della famiglia di Andrea. Montiamo la nostra tenda. Nella notte ci sono altre scosse, anche di notevole magnitudo. Il mattino arriva ben presto e decidiamo di dirigerci verso la città dell’Aquila distante solo 6 km dal paese.
Lo spettacolo è agghiacciante e lancinante: macerie dappertutto, macchine schiacciate da cornicioni piombati al suolo: in breve raggiungiamo via XX Settembre; parcheggiato il fuoristrada cerchiamo di capire dove sono gli speleologi. Ben presto ne incontriamo alcuni che ci indirizzano verso i tre palazzi dove nella notte era stata estratta viva Marta: con noi abbiamo due mazze da demolizione e palanchini che in seguito si sono rivelati indispensabili. Immediatamente veniamo reclutati ed in breve ci ritroviamo in mezzo alle macerie. Dopo poco rinveniamo il corpo di uno studente: l’impatto ci lascia un po’di ghiaccio, ma il nostro compito prende subito il sopravvento ed, estratto il corpo, ricominciamo a scavare.
La cosa che accomunerà gli otto corpi da noi estratti, e che negli ultimi momenti di vita hanno lasciato scritto la loro triste storia, è la seguente: un ultimo abbraccio di una ragazza al suo orsacchiotto, un ragazzo che cercava di proteggere la sua compagna con il suo corpo, un uomo che cercava di difendersi dalle macerie che l’avrebbero soffocato. I corpi trovati vicino ai loro letti ci lasciano intendere che non hanno avuto tempo per poter scappare dall’imminente disastro.
Una breve pausa spezza i nostri scavi fatti di martellate e recuperi di salme a mani nude tra le macerie. La sera arriva ben presto ed il nostro gravoso compito viene sostituito dal turno successivo dei nostri colleghi.
Il ritorno al campo a San Felice D’Ocre è breve, ci laviamo alla meno peggio con un serbatoio d’emergenza e ci rechiamo nella tenda mensa: il pasto fornitoci dalla Protezione Civile è abbondante. Cerchiamo di non essere troppo di peso, quindi verso le 21:00 ci dirigiamo verso la nostra tenda. La stanchezza di una notte insonne si fa sentire, crolliamo in un sonno che viene interrotto solo verso le 3:15, da una forte scossa che ci scuote.
L’indomani ci dirigiamo nuovamente verso L’Aquila: siamo i primi ad arrivare sulla zona assegnataci. Cominciamo a scavare e ben presto arrivano anche gli altri, la giornata non parte bene. Rinveniamo le prime salme, ed una lunga fila di speleologi si forma per accompagnare, per l’ultima volta, i corpi inermi verso la loro ultima destinazione.
Il pomeriggio scorre e le 20:00 arrivano in fretta: lasciamo il posto ai colleghi speleo e ci rechiamo verso il campo. Un mal di testa mai sofferto mi fa quasi vomitare e, arrivato al campo, mi reco verso la tenda medica. Un infermiere, stupito della nostra provenienza, si mette subito a nostra disposizione ed invita il medico a visitarmi; con la sua impeccabile gentilezza, il medico ci dà consigli utili su come restare sotto il sole a scavare senza incappare in malanni o dolori fisici.
Consumato il consueto pasto, andiamo a dormire. Le scosse di terremoto che non ci hanno mai abbandonato in questi ci riportano su quei luoghi ove i nostri pensieri rimarranno per sempre: volti, pianti, abbracci faranno parte sempre dei nostri ricordi e non v’è nessuna volontà di dimenticare!
Il giorno dopo, fatta un’abbondante colazione fornitaci dalla Protezione Civile, ci rechiamo sul luogo del disastro: qui vi troviamo altri amici speleologi del Gargano: Giampiero Villani Presidente del Gruppo Speleologico Montenero di San Marco in Lamis e volontario del CNSAS, e Del Giudice Michelangelo, socio del Gruppo Speleologico Montenero di San Marco in Lamis e volontario del CNSAS. Non ci danno buone notizie, sotto le macerie, i morti ci perseguitano: ci lasciano delle segnalazioni di presunti punti da scavare ottenute da alcune indicazioni di alcuni parenti alla ricerca disperata dei loro cari.
Le ricerche, in effetti, alla riesumazione di altri cadaveri: ragazzi troppo giovani per fare una simile fine, colti anche loro nel sonno, non hanno potuto lasciare neanche i loro letti.
Verso le 14:00 le ruspe raggiungono le fondamenta del palazzo da noi controllato, mentre altre squadre continuano altrove la loro ricerca; siamo sollevati dai nostri incarichi e lasciamo il posto a nuovi membri arrivati nella notte.
Una notizia riempie i cuori di gioia: i giovani Scout di San Giovanni Rotondo, nonostante la loro giovane età, sono riusciti a racimolare dei soldi che prontamente sono stati versati su una carta prepagata, che ci aiuterà in piccole richieste (una presa, un cavo per appendere biancheria, sedie di plastica, un tavolo, beni di prima necessità, ecc.).
Abbandoniamo quei luoghi con un po’di rammarico! Il silenzio nella macchina ci avvolge, è un silenzio tombale di chi avrebbe voluto far di più. Magari si pensa alla scarsa prevenzione che si è fatta, si pensa ai racconti di gente che quella stessa notte ha dormito fuori in macchina. Pensiamo anche che in alcuni palazzi mancava nelle fondamenta proprio il cemento e non, come si racconta, la sabbia di mare o altro.
Credo che questi drammi non aiuteranno a far capire ad imprenditori senza scrupoli o alla società nella sua globalità, che è ora di fare le cose per bene e non più all’italiana.
Dire che questa triste esperienza non ha colpito i nostri pensieri e sentimenti più profondi è mentire a noi stessi. Capire che ciò che ci circonda non ci appartiene ma è momentaneamente nostro, dovrebbe farci vivere meglio.
I miei ringraziamenti a:
Sindaco di San Giovanni Rotondo, dott. Gennato Giuliani
Assessore Cultura, Pubblica Istruzione, Politiche comunitarie, Politiche Sociali, Immigrazione, prof. Michele Notarangelo
Antonio Biancofiore e Pietro Ricciardi dei Lions Club di San Giovanni Rotondo
Michele e Graziella Impagliatelli dello Speleo Club Sperone di San Giovanni Rotondo
I giovani Scout di San Giovanni Rotondo
Paolo Savino, proprietario del camper
Michele Placentino e Rossella Melchionda, Gruppo Speleologico San Giovanni Rotondo
Il grazie della città a:
(*) Vincenzo Savino (Vice Presidente della Federazione Speleologica Pugliese – FSP, socio fondatore del Gruppo Speleologico San Giovanni Rotondo – GSSGR, socio della Società Speleologica Italiana – SSI e OSS del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – CNSAS);
Matteo Giaccone (socio della Società Speleologica Italiana – SSI, socio Gruppo Speleologico San Giovanni Rotondo – GSSGR, e volontario del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – CNSAS);
Aurelio Viola (socio della Società Speleologica Italiana – SSI e socio dell’Archeo Speleo Club Rignano – GSSGR);