di Giulia Siena
Si è tenuta giovedì 21 dicembre la presentazione del libro A gonfie vene del poeta sanseverese Lucio Toma, ospitata negli accoglienti ambienti del Pasteus dove, al dibattito sul libro di poesie in uscita, si poteva unire una calda bevanda ristoratrice.
Il pubblico, “accorso” in numero limitato, come normale che sia per un paese come San Giovanni Rotondo dove è un abbondare di lamentele e di svogliatezza, era in prevalenza di “addetti al settore” e appassionati.
La presentazione, voluta dall’associazione “I presidi del libro” e “Cambio rotta” ha ospitato Salvatore Ritrovato, docente dell’università di Urbino, Mara De Felici dell’associazione del presidio, l’attore Carlo Luigi Torelli e il musicista Michele Pistillo.
La raccolta poetica di Toma mostra le condizioni materiali dello scrivere: la poesia si fa carico della sofferenza del Mondo ed è il mezzo per lenire il dolore. Questa forma espressiva ha una memoria che non si perde ma viene alimentata dall’esercizio di scrittura che spesso, nella nostra società, si confronta con la cronaca.
Il poeta è lo spettatore più attento della quotidianità e, attraverso la sua penna, il dolore per la morte o l’esplosione di vita hanno una nuova dimensione. A gonfie vene accoglie anche alcune poesie contenute in Zigrinature, primo lavoro di Toma in cui “lo scrivere scalfisce la realtà mettendola a nudo”, lavoro che si è protratto nell’ultimo libro. In quest’ultima raccolta, l’armonia sintattica dei versi trapela dalla pagina come lungo labor limae a cui lo scrittore si è dedicato come ad un lavoro vassallatico “per rendere bella la poesia”, così come ha spiegato lo stesso Toma.
La discussione si è arricchita della lettura di alcuni passi poetici, che hanno reso vivido il senso e l’importanza della lettura di poesie, cosa che in Italia, paese ad alto numero di poeti, è sempre più esercizio raro.