A San Giovanni raccolte più di un migliaio di firme per spiegare le motivazioni della protesta
Ecco il punto su ciò che accade nel mondo della scuola a livello locale e nazionale. Come è noto è giunto in Senato il disegno di legge denominato “la buona scuola” che in realtà intende portare a compimento un processo iniziato circa 20 anni fa con l’intento di stravolgere sostanzialmente funzione e caratteristiche della scuola pubblica statale.
Nel corso di tale periodo, infatti, gli interventi che si sono susseguiti, anche se ammantati da intenti pedagogico-didattici seduttivi, si possono esemplificare in un dato molto concreto: un taglio di otto miliardi di euro alle risorse destinate al sistema pubblico di istruzione.
Le conseguenze che si sono abbattute su personale della scuola, studenti e famiglie sono palesi: riduzione del tempo scuola e quindi dell’offerta formativa e delle ore disciplinari, ulteriore contrazione dei laboratori, edifici scolastici fatiscenti e spesso pericolanti, materiale didattico e di consumo sempre più scarso al punto da dover fare sempre più spesso ricorso al contributo delle famiglie per sopperire a tali gravi carenze.
Con il DDL Renzi- Giannini questa operazione giunge a compimento. Nella sostanza: scarsissime le risorse destinate alla scuola sopperite, nell’intenzione del governo, da sponsor privati (con una quota perequativa assolutamente irrisoria per le scuole delle zone più deboli e povere e presumibilmente senza sponsor). Fine della collegialità e corresponsabilità dei docenti con l’introduzione di un modello organizzativo feudale, incentrato sulla figura del preside-manager che detta e realizza i suoi indirizzi. Si tratta di un modello che “ripropone il vecchio e fallimentare centralismo e crea il presupposto per la deresponsabilizzazione del personale”. Progressiva esternalizzazione dei servizi amministrativi, gestionali e logistici e conseguente sostituzione del personale ATA con cooperative di servizi e con società nate ad hoc. Fine della certezza del diritto e della trasparenza garantiti dai concorsi e dalle graduatorie, sostituiti dalla chiamata diretta del dirigente scolastico: è evidente il rischio di clientelismo e opacità insito in tale procedura, aggravato dal potere attribuito al preside di premiare i “meritevoli”.
E’ bene chiarire inoltre che, non corrisponde al vero che i docenti, giunti per altro all’ insegnamento in genere dopo concorsi, tirocini, corsi abilitanti, Siss, Tfa…non vogliono essere valutati; quello che chiedono è una valutazione delle proprie competenze attuata da un organismo terzo, adeguato e imparziale. Le competenze richieste a un docente sono infatti sempre più ampie e si sostanziano nelle conoscenze della disciplina insegnata, delle metodologie più consone, delle capacità relazionali, necessarie a interagire con gli studenti…Possibile che un preside abbia a sua volta le competenze necessarie a dare un giudizio così complessivo e articolato? E chi giudica il preside? E ancora, chi giudica le competenze dei politici che con tanta arrembante sicurezza manomettono gangli sensibili e decisivi del nostro vivere civile come la scuola? E infine non corrisponde al vero che i docenti sono dei “signor no”… Le loro proteste si sono concentrate proprio nel lasso di tempo nel quale è iniziata questa operazione di demolizione della scuola pubblica e lo hanno fatto a difesa della scuola della Costituzione per evitare ciò che a don Milani pareva scandaloso: la creazione di scuole ricche per chi può e di scuole povere per gli altri… Molto altro si potrebbe aggiungere…vogliamo solo ricordare che il ddl prevede sgravi fiscali importanti per le famiglie che scelgono le scuole private; si tratta di circa 400 milioni di euro di mancati introiti nelle casse dello Stato…come non pensare ad altri tagli a sanità, servizi sociali, scuola pubblica?
Come ha risposto il mondo della scuola a tutto ciò? In primo luogo, fidando nella effettiva volontà del governo di dare ascolto ai cittadini e a chi la scuola la fa quotidianamente, ha dato il proprio contributo di idee attraverso la piattaforma on line dedicata… Successivamente, a mano a mano che il personale scolastico si rendeva conto che i propri suggerimenti non erano stati minimamente presi in considerazione , ha provato pervicacemente a farsi ascoltare con tutti i mezzi a disposizione attraverso le OOSS, con sit in, manifestazioni davanti ai luoghi decisionali, flash mob, fiaccolate, raccolte di firme… Ciò è avvenuto anche nella nostra città dove si è anche costituito un comitato cittadino di cui fanno parte cittadini e docenti di ogni ordine di scuola . Di fronte all’ assoluta chiusura di Ministero e Governo, è stato infine indetto uno sciopero per il 5 maggio. Si è trattato della più grande astensione dal lavoro della storia della scuola italiana; va ricordato che per molto meno si dimise all’epoca il ministro Luigi Berlinguer…
Il Comitato “la scuola della Costituzione” di San Giovanni ha, inoltre, raccolto e inviato al Presidente Mattarella e per conoscenza ai presidenti di Camera e Senato e ai Senatori, più di un migliaio di firme con una lettera di accompagnamento nella quale sono spiegate le motivazioni della protesta della scuola. Ha inoltre dato vita a un incontro cittadino per spiegare le ragioni della protesta, è stato in piazza con volantinaggi e interlocuzione diretta con i cittadini… Il Governo conta ora sulla stanchezza dei docenti e sulla fine della scuola ma qui e altrove la lotta continua perché la partita in gioco è troppo importante per i giovani, il futuro del sistema pubblico di istruzione e quindi per il nostro Paese.
Comitato cittadino “La scuola della Costituzione”