… forse è proprio l’isola che non c’è… (cit. Edoardo Bennato)
Viviamo una criminalità percepita e una reale.
Sembra di vivere in un paese tranquillo, ma quando meno te lo aspetti, tanti nei che non consideravi, si evidenziano trasformandosi in paura. Nella nostra comunità è da troppo tempo che accadono atti che non riusciamo bene a definire. Auto in fiamme, bombe carta, minacce, aggressioni, rapine.
Penso a quello che sta accadendo e la cosa che più mi fa riflettere è il silenzio assordante che continua ad avvolgere i diversi atti criminali. Penso ai possibili appetiti che possano aver attivato la mano criminale. Si creano mostri ed eroi con una facilità impressionante, ma quando si devono denunciare fatti gravi, siamo tutti girati dall’altra parte immersi in un’indifferenza totale.
In questi ultimi anni ho partecipato a manifestazioni contro la criminalità, sit-in contro i disastri ambientali, ma nessuno vede, sente o denuncia il clima di terrore che stiamo subendo. Non ci si scandalizza, non si avvertono allarmismi. Per le strade della città però, sottovoce, si parla di imprenditori, di pizzo, di mala politica e di estorsioni. In silenzio senza dare nell’occhio.
Le minacce, gli incendi d’auto, i furti e le bombe esplose ad amministratori locali senza ancora un perché, conferma uno scenario inquietante, strettamente connesso ad altri eventi delittuosi avvenuti nel recente passato. Segno di un regresso civile e sociale a cui la nostra città da tempo non può più dirsi estranea.
Viviamo una città priva d’identità, dove mentre i carabinieri indagano, cercano di capire, noi ci guardiamo l’ombelico.
L’attività svolta ed i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nell’azione di contrasto ai fenomeni mafiosi sviluppata nel periodo compreso tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2014, conferma che il nostro è un panorama criminale molto dinamico, che va guardato con molta attenzione, perché accanto alle mafie tradizionali ce ne sono altre poco conosciute, nate e cresciute silenziosamente e sottovalutate in alcuni contesti nostrani.
Nel Gargano esiste, da tempo, un malaffare che impone il suo comando, la sua forza, la sua violenza, le cui conseguenze non rimbalzano sui media nazionali. Una mafia quella del Gargano, arrogante e, per lungo tempo, negata come denunciano i libri del magistrato Domenico Seccia.
La sentenza della Suprema Corte, nell’ottobre 2011, conferma e riconosce la mafia dello “Sperone” italiano, come “la più efferata e pericolosa in Puglia”. A Foggia e nell’aria garganica nel 2013 una realtà criminale del tutto ignorata ma potente caratterizzata da un’accesa conflittualità interna e di delitti legati alla proprietà terriera, si è evoluta assumendo i connotati strutturali mafiosi moderni, stabilendo accordi con le più quotate mafie della camorra e della ‘ndrangheta, ma anche con gruppi albanesi.
Lo stile della mafia garganica è cambiato, agisce con modalità più aggressive, privilegiando le estorsioni in danno di aziende agricole, commercianti, imprenditori edili alimentando il traffico e lo spaccio di droghe, il riciclaggio.
Il nostro territorio è infiltrato ad ogni livello dall’organizzazione mafiosa “società foggiana” collegata con ’ndrangheta e camorra. Se Bari ha la malavita, il potere mafioso pugliese è a Foggia e nel Gargano.
Gli attori principali di questo clima criminale hanno un nome ed un cognome e congreghe territoriali-feudali
Questo territorio è oramai devastato dalla criminalità, quindi non dobbiamo dimenticare che il discorso delle minacce agli amministratori pubblici e a chi fa comunicazione, non può essere decontestualizzato dal territorio.
Le forme malavitose di una parte dei cittadini sangiovannesi continua a crescere all’ombra dell’indifferenza dei cittadini che vivono il paese nella loro normalità.
Se la società cresce e migliora, anche le minacce nei confronti degli amministratori politici e comunali scemano: questo è matematico. Deve crescere la società e il livello qualitativo d’interpretare la politica.
Berto Dragano
“Bisogna essere onesti per vivere fuori dalla legge.” (Bob Dylan)