"Estate" – di Cesare Pavese
recensione di Giulia Siena
in collaborazione con la libreria Fahrenheit
ESTATE
C’è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra. È una luce che sa di mare.
Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.
Ho veduto cadere
molti frutti, dolci, su un’erba che so,
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio d’aria
e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.
Ascolti.
La parole che ascolti ti toccano appena.
Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
che ti finge alle spalle la luce del mare.
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
con un tonfo, e ne stilla una pena antica
come il succo dei frutti caduti allora.
CESARE PAVESE
ESTATE, in “I capolavori”, Einaudi, 2008.
Negli scritti di Cesare Pavese (1908-1950), poeta e scrittore piemontese, è forte il tema della terra, delle sue Langhe, simbolo di tranquillità e spensieratezza. Durante il secondo conflitto mondiale vive un periodo di grandi difficoltà dovute anche alla sua amicizia con noti intellettuali antifascisti; è in questo momento che Pavese intraprenderà la collaborazione con la casa editrice Einaudi. Importante il suo lavoro di traduzione di scrittori inglesi e americani. Tra i suoi scritti più famosi possiamo ricordare la raccolta di versi “Lavorare stanca”, i romanzi “La casa in collina”, “Dialoghi con il compagno”,”La luna e i falò” e “La bella estate”. Cesare Pavese è lo scrittore italiano che usa la parola come mezzo introspettivo, è l’intellettuale che ci lega alla sua terra per farci scoprire i forti intrecci delle nostre radici.
Giulia Siena
Nella foto: Cesare Pavese