La storia del ricercatore sangiovannese Giuseppe Greco
Da piccolo osservava le stelle dal balcone di casa alla periferia di San Giovanni Rotondo nel Gargano e a otto anni ha ricevuto il suo primo telescopio. Ma piano piano, quella che era solo una curiosità per il cielo si è trasformata in una grande passione scientifica.
Oggi Giuseppe Greco, 39 anni, un dottorato di astronomia all’università di Bologna, fa parte del gruppo dei dieci ricercatori dell’università di Urbino che hanno partecipato alla recente scoperta delle onde gravitazionali. “Sono entrato nel gruppo Virgo due anni fa – racconta l’astronomo – l’argomento mi interessava moltissimo. Ero convinto dell’esistenza delle onde, ma non mi aspettavo che i risultati arrivassero così in fretta.” Per Giuseppe l’esperienza di ricerca con il gruppo Virgo è stata positiva sotto tutti i punti di vista: “Mi sono arricchito molto dal punto di vista professionale, ma anche umano, i colleghi sono competenti e simpatici, si lavora davvero bene”.
Giuseppe studia dal computer le stelle insieme alle sue colleghe Marica Branchesi e Giulia Stratta. Giuseppe e Giulia sono finanziati grazie a un fondo di quasi un milione di euro vinto da Marica nel 2012 con un progetto di astrofisica selezionato tra migliaia nell’ambito del programma FIRB “Futuro in Ricerca”. Il compito di Giuseppe, all’interno del gruppo, è correlare i segnali elettromagnetici osservati con i più moderni telescopi con le sorgenti di onde gravitazionali che gli interferometri sono ora in grado di captare. “Cerco di legare la ‘luce’ con il ‘suono’- spiega – prima il cielo si studiava solo attraverso la luce, ora con la scoperta delle onde possiamo associare anche il suono: si apre una nuova finestra sullo studio del cielo. Questa scoperta arricchirà notevolmente le nostre conoscenze sull’universo. Il lavoro diventerà più affascinante perché saremo in grado di ottenere informazioni nuove, definire meglio quello che studiamo.”
Per Giuseppe a marzo scade il contratto del progetto: “Molto probabilmente rinnoveranno l’incarico ancora per un anno, poi penserò a cosa fare. Per il futuro sono un po’ preoccupato, ma per ora mi godo questo momento di soddisfazione”.
Per anni, a Bologna, Giuseppe ha studiato le esplosioni di stelle di grande massa. Durante la sua ricerca ha collaborato con un centro in Russia e poi è stato in Cile per installare e collaudare, assieme a un gruppo di scienziati, il telescopio Tortora dello European southern observatory, che cerca di catturare i flash ottici provenienti dall’esplosione di stelle. “In Caucaso e nel deserto di Atacama il cielo è incredibile – racconta – non c’è l’inquinamento luminoso che abbiamo qui. Non ho mai più visto delle stelle così belle”.
Giuseppe è sposato con una psicologa cilena e vive a Pesaro. Ogni mattina viene a Urbino, passa davanti a Palazzo Ducale, gira l’angolo e entra all’Istituto di fisica. “Adoro lavorare in una città storica, mi dà la carica, sento un legame tra quello che faccio e le bellezze artistiche e architettoniche di questa città, per me fa parte tutto di una stessa continuità, del progresso dell’uomo”.
fonte ifg.uniurb.it/ a cura di Anna Saccoccio