XXII Domenica del Tempo Ordinario
“Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”
a cura di
Don Salvo Miscio
Prima Lettura
Umìliati e troverai grazia davanti al Signore
Dal libro del Siràcide
Sir 3,19-21.31.33
Figlio, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall’uomo gradito a Dio. Quanto più sei grande, tanto più umìliati; così troverai grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato. Una mente saggia medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio. L’acqua spegne un fuoco acceso, l’elemosina espìa i peccati.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 67
R. Sei tu, Signore, il Padre degli umili.
I giusti si rallegrino, esultino davanti a Dio e cantino di gioia. R.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, “Signore” è il suo nome, gioite davanti a lui. R.
Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora.
Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
E il tuo popolo abitò il paese che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero. R.
Seconda Lettura
Vi siete accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a
Fratelli, voi non vi siete accostati a qualche cosa di tangibile, né a fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola.
Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a mirìadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza.
Canto al Vangelo
R. Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato ad annunziare ai poveri la buona novella, a proclamare ai prigionieri la liberazione.
R. Alleluia.
† Vangelo
Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato
Dal vangelo secondo Luca
Lc 14,1.7-14
Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cèdigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.
Va’ a metterti all’ultimo posto
Il nostro Dio ci indica un modo per primeggiare, per essere esaltati che prevede una logica ben diversa da quella che appartiene al senso comune. Ci chiede, infatti, di umiliarci, di abbassarci, di essere modesti (I lettura). Perché chi si umilia sarà esaltato, chi va a sedersi all’ultimo posto sarà invitato a mettersi più in vista (Vangelo). Questo è stato vero innanzitutto per Gesù Cristo, che si è abbassato divenendo uomo, da Dio che era, e che ha usato la debole mediazione dell’essere uno di noi, per farci conoscere l’amore del Padre (II lettura). Una scelta di vita che lo ha portato all’abbassamento totale del sepolcro. Per lui Dio Padre ha mantenuto la promessa. Visto che si è umiliato, lo ha innalzato risorgendolo da morte e facendolo assidere alla Sua destra. Questo è il destino di chi per fede sceglie di mettersi all’ultimo posto, di servire senza pretendere nulla in cambio, di fare il proprio dovere anche senza apparire. Immaginiamo che sconvolgimento porterebbe questa logica nella nostra vita familiare, nella Chiesa, nella politica e nel sociale.
Chiediamoci: con quale spirito facciamo il nostro dovere? Quanta serenità ci toglie il desiderio pedante di apparire, di sedere ai primi posti? Quale gioia profonda è venuta, invece, dall’aver fatto il bene senza che nessuno se ne accorgesse, senza che nessuno si sentisse in debito con noi? Chiediamo a Dio il coraggio di non vivere la nostra vita, il nostro impegno per noi stessi ma per amore dei fratelli e soprattutto di chi ne ha più bisogno. Riceveremo davvero cento volte tanto e soprattutto accumuleremo un tesoro nei cieli. L’unico investimento davvero redditizio è donare a chi non ha nulla da ricambiare.
a cura di
Don Salvo Miscio