Mangiacotti fa mea culpa e invita il Consiglio a dimettersi
Nel Consiglio Comunale andato in scena lo scorso 24 marzo non sono mancati i soliti teatrini. Grande protagonista manco a dirlo sua maestà Luigi Pompilio il quale con la modestia che lo contraddistingue da sempre ha dichiarato candidamente durante la discussione sull’accapo di ‘Costa Giardino’: “Se l’amministrazione è durata cinque anni raggiungendo obiettivi importanti per il territorio (al momento non sappiamo quali ndr) è grazie a tutti quelli che si sono avvicendati – riferendosi agli assessori da lui cambiati nel corso della legislazione, un po’ come Zamparini per gli allenatori del suo Palermo -. Nessuno può prendersi la responsabilità e i meriti delle cose fatte in questi anni, semmai il merito può averlo solamente la regia (sempre lui ovviamente). Se non c’era la caparbietà di questa regia che dava i tempi non si sarebbe risolto nulla”.
Insomma un intervento nel quale il primo cittadino ha dato sfoggio del suo solito e smisurato ego, non tenendo in considerazione chi gli ha permesso di essere lì in questo ultimo biennio. Ma sappiamo che Pompilio ha iniziato la sua personale campagna elettorale, con tanto di manifesti e ashtag ad anticipare tutti sul tempo.
Giuseppe Mangiacotti ago della bilancia che ha permesso a Pompilio di concludere il mandato ha accennato un mea culpa “Sicuramente ho delle grosse responsabilità. Forse adesso mi sto rendendo conto di aver sbagliato (meglio tardi che mai aggiungiamo noi), smettetela di fare propaganda politica e risolviamo le ultime questioni in ballo. Basta a fare le prime donne, qui io sono l’unico che si è assunto delle responsabilità pagandone le conseguenze – con riferimento all’espulsione dal PD -. Sono disposto a scendere giù a rassegnare le dimissioni se non la si smette di fare compagna elettorale. Anzi – chiosa Mangiacotti – sarebbe opportuno che tutti noi rassegnassimo le dimissioni visto che abbiamo fallito”.
Termina un altro amore politico quindi per Pompilio: dopo Miglionico anche Mangiacotti prende le distanze dal primo cittadino ora rimasto pressoché solo a concludere questi ultimi mesi a Palazzo di Città.
Riprendendo la parola Pompilio dichiara: “Ho sempre difeso tutti gli assessori che ho nominato. Gli assessori sono stati sostituiti perché i cambiamenti in atto nelle varie fasi questa amministrazione, imponevano al sottoscritto dei riferimenti diversi all’interno della Giunta. E’ naturale che ad ogni variazione della geografia politica chi subentrava voleva la giusta considerazione nella nomina degli assessori. E’ una politica sciagurata che ha permesso ad alcuni consiglieri di andare all’opposizione anche talvolta per diverbi con i loro stessi assessori che seguivano le linee guida del sindaco e della maggioranza. Un filo conduttore che è sempre andato avanti negli anni. Il sindaco non sfiduciava gli assessori ma le dinamiche politiche susseguitesi hanno portato a questi cambiamenti”.
Su questo intervento ‘scatta’ nuovamente il consigliere Mangiacotti: “Sindaco non può dire queste cose sapendo di mentire, lei ha poche idee e confuse. Lei non è la regia, la regia siamo tutti noi compresa l’opposizione. Non se ne può uscire con queste dichiarazioni perché se è seduto ancora lì a fare il sindaco lo deve e questa politica macabra e scellerata come dice lei. Poi si vuole anche ricandidare? Ecco questo lo trovo scellerato. Uno che sa di aver fallito si vuole ricandidare? Ma che si ricandida a fare? Un uomo dovrebbe avere la nobiltà d’animo di dire ‘ho fallito’ mi metto da parte! Perché dice queste eresie, sindaco? Lei è ingrato non solo nei miei confronti lo è anche nei confronti di altri colleghi. Forse entrerà nella storia per essere durato cinque anni si, ma con questo modo scellerato di fare politica. Lei vuole uscire vergine e immacolato sapendo di non esserlo, basta fare demagogia e usiamo questi pochi giorni rimasti per risolvere alcune questioni importanti”.
Insomma Mangiacotti pare si sia redento. Anche se con colpevole ritardo. Sarà l’effetto della Santa Pasqua in arrivo?
Il consiglio è stato aggiornato a mercoledì 30 marzo alle ore 10 del mattino (altra mossa tattica del Presidente del Consiglio) per discutere sull’adozione del PUG.