LibriAmo, a cura di Renata Grifa
“L’amore è l’unica cura per la solitudine,
la vergogna e la sofferenza.
Ma alcuni sentimenti si nascondono così profondamente nel cuore
che solo la solitudine può aiutarti a ritrovarli.”
Shantaram, un suono che evoca pace.
“Questa storia inizia come tante altre: una donna, una città e un pizzico di fortuna”.
È 1982, Gregory Roberts, chitarra a tracolla e passaporto falso in tasca, ex tossico e latitante australiano ricercato in tutto il mondo, approda in una della più caotiche città asiatiche, Bombay. Introdotto nella “città reale” dall’amico e guida Prabakar, inizia così un viaggio di rinascita e riconciliazione col mondo e con se stesso, un viaggio durato più di 10 anni.
Un viaggio al limite del possibile, fatto di incontri surreali cui non basta una vita per metterli insieme. Il Leopold, la mafia indiana, i mujaheddin, l’ Afghanistan, l’eroina, la vita nei sobborghi e poi Karla.
Greg non è un eroe, Greg è un criminale, la sua nuova vita è nuova soltanto a metà. Linbaba, così soprannominato dal fedele Prabu, diventerà Shantaram solo col tempo.
Il viaggio di Lin, la vita stessa di Lin, è un continuo elogio alla libertà. Una libertà che gli urla dentro, che lo tiene in vita. Linbaba non vuole sopravvivere, lui vive e rende vitale tutto ciò che lo circonda. “Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore, del destino e delle scelte che si faranno nella vita. Per capire l’essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. […] riuscii a comprendere che […] ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita”.
Sono i sentimenti che animano il racconto, una forza che riesce ad offuscare il lato oscuro di Greg. L’amicizia fraterna con Prabu, l’empatia con gli abitanti dello slum, la disperazione per un padre che manca, l’abbraccio di un orso e l’amore incondizionato per Karla. Un amore che forse placherebbe l’irrequietezza del suo animo, che potrebbe essere la chiave a tutte le risposte, se solo fosse facile riconoscerle.
Shanatarm è un racconto di libertà e solitudine, di coraggio e lealtà. È “l’uomo migliore che, lentamente e con troppo ritardo cominciai ad essere”.
Millecentosettantaquattro pagine, non vedi l’ora di finirlo e vorresti non finisse mai. Pagine che si inabissano nella profondità dell’animo umano e ci portano a riflettere sull’intera esistenza, che ci costringono ad abbandonare i nostri agi e ci fanno sentire parte di una realtà da noi così lontana.
E quando sarete lì, tra le ultime righe del racconto, non sarete pronti a lasciarlo andare.
Shantaram vi resterà dentro. Shantaram vi mancherà.