Parco del Gargano, le prospettive per il futuro
È notizia di pochi giorni fa la candidatura del nostro concittadino Gianfranco Pazienza alla presidenza de Parco del Gargano.
Abbiamo raccolto le sue sensazioni con una interessante intervista.
Gianfranco alcune associazioni ambientaliste hanno tirato fuori una nuova terna di nomi per la presidenza del Parco: Palatella, Trombetta e te naturalmente. Con che spirito ti appresti a vivere quest’altra battaglia?
Lo spirito è quello di sempre: offrire competenze e passione alla cura e allo sviluppo di queste nostre comunità. Farlo sempre con generosità e disinteresse, sacrificio, come in molti sottolineano, in questi giorni sui social media, ricordando le mie antiche attività e impegni.
Sui social manco a dirlo è subito montata la polemica: molti asseriscono che la nomina della corrente ambientalista è avvenuta già da parte dei sindaci con la nomina di Raffaele Vigilante. In molti ti hanno in qualche modo accusato di avergli voltato le spalle nonostante le tante battaglie condotte assieme, l’ultima quella per la campagna No Triv. Perché non sostenere allora Vigilante contro quello che sarà il suo principale antagonista ossia il presidente uscente Pecorella?
Le voci contrarie e “deluse”, un paio mi accusano di slealtà, sono spiacevoli e dolorose; fortunatamente sono ben poche rispetto alle centinaia di chiamate e messaggi privati, oltre alle catene spontanee partite sui social. Tutte hanno un tratto comune: non si augurano questa nomina esclusivamente per me, la augurano per il bene del Gargano. Questo è molto bello e mi carica di responsabilità, oltre che di stima. Anche perché provengono da compagni di viaggio della recente mobilitazione NoTRIV. Una sfida affrontata con competenza, conoscenza, credo di avervi contribuito con molti interventi e documenti, con creatività da parte di tutti. Raffaele è stato sicuramente il più attivo, il più battagliero. Per molti quella è stata la madre di tutte le battaglie. Per me è stata una bella pagina, ma non è l’unica. Per biografia, per formazione e per storia associativa con Legambiente e politica con i Verdi ne ho molte altre e molte sono ancora calde: consumo di suolo e lotta all’abusivismo, dissesto idrogeologico con la campagna adotta un inghiottitoio, scongiurare proposte di infrastrutture deleterie e impattanti, senza dimenticare la più importante, la chiusura dell’industria chimica inquinante nel golfo di Manfredonia e l’istituzione del Parco Nazionale del Gargano. Per questo ho rinunciato ad una mia possibile carriera universitaria preso la mia facoltà a Milano, tornando sul Gargano.
Ritieni che il Presidente Emiliano e il ministro dell’Ambiente terranno conto di questi ulteriori tre nomi da proporre per la presidenza dell’area Parco? Non si rischia così di creare una inutile corsa alla candidatura senza criterio da parte di molti personaggi?
Le associazioni hanno espresso una proposta diversa, da quella dei sindaci, per rispondere alla domanda di cambiamento emersa in queste settimane dalla mobilitazione dei ragazzi e ragazze del Gargano. Hanno pertanto valutato positivamente i profili di Palatella, Pazienza e Trombetta. Il Manifesto per il Parco, elaborato e divulgato da ragazzi e ragazze del Gargano, rivolge un appello ai sindaci e alle associazioni, affinchè ciascuno converga su una sola proposta e avere cosi solo due nomi. È un auspicio, e per le associazioni non vi sarebbe nessuna difficoltà a fare sintesi. Tuttavia è opportuno non dimenticare che la procedura prevede un’intesa tra il Ministro e il Presidente della regione che si spera possa convergere su un nome che risponda alle esigenze emerse nella discussione di questi giorni.
Da ricercatore, ambientalista e da cittadino, qual è il Parco del Gargano che sogna Gianfranco Pazienza?
Tutti noi conosciamo le bellezze di questa terra, i suoi paesaggi naturali e quelli legati alla sua antica vocazione agro-pastorale e costiera. Ma conosciamo anche bruttezze legate spesso ad una mancanza di prospettiva su come vogliamo che sia il nostro territorio; penso al consumo di suolo, all’abusivismo, ai rifiuti che offendono una comunità intera.
Quello che auspico è che si possa togliere questo velo di bruttezza e che si possano condividere con le comunità locali le politiche di tutela, di conservazione, valorizzazione e sviluppo sostenibile (ecologico ed economico). Questa è la missione di un Ente che governa un’area protetta, queste sono gli elementi indispensabili per attivare i Finanziamenti Europei per fare impresa e innovazione.
Quale ruolo avranno le associazioni, ambientaliste, culturali, giovanili nella futura gestione del Parco?
Con l’arrivo del consigliere Marco Lion, in rappresentanza delle associazioni nell’Ente Parco, è stato possibile riprendere un dialogo: le associazioni hanno prodotto un documento che ha messo in luce i problemi emersi negli anni nella gestione dell’Ente Parco, e che contestualmente intende essere uno strumento di proposta per le azioni future. Nel dettaglio alcune delle questioni da non trascurare saranno: la gestione dei centri visita, gli interventi di conservazione della biodiversità la cura e la manutenzione di servizi e infrastrutture per la mobilità lenta e la viabilità delle aree interne.
Cosa è stato sbagliato in questi primi venti anni di vita del Parco Nazionale del Gargano?
Quello che si può definire “sbagliato” lo si evince dai documenti prodotti nel corso di questo dibattito, dove si sottolinea una mancanza di coinvolgimento delle realtà locali nelle azioni svolte in questi anni e nella percezione di “avere un Parco” solo quando si tratta di dare indicazioni per le nomine dei suoi esponenti.
Quali le colpe dei comuni e della politica più in generale?
Più che colpa, parlerei di “distrazione” che ha portato ad una sottovalutazione delle opportunità che un Ente Parco può offrire al territorio, in termini di progettazione e pianificazione delle risorse. A questo si aggiunge l’incapacità di non avere sostenuto, da parte dell’Ente, una procedura serrata per l’approvazione definitiva del Piano del Parco.
Indicaci le tre priorità che dovrà affrontare a tuo avviso il prossimo presidente.
1) Riorganizzare gli uffici e la struttura, riqualificandole verso l’acquisizione di competenze e di pianificazione, in modo da supportare le comunità locali nel percorso di programmazione e investimenti dei fondi europei e del PSR Puglia; 2) Avviare una verifica sugli abusivismi passati e recenti, coinvolgendo gli uffici tecnici e ambientali dei comuni in una dinamica attività di pianificazione (Ufficio di Piano); 3) Un piano di animazione, comunicazione e valorizzazione dei servizi presenti o da offrire. Ci sono molteplici risorse: sport, escursionismo, turismo scientifico e naturalistico, turismo emozionale, (condividere la vita nelle comunità costiere e agricole, con i cammini spirituali), qualità della vita e ricchezza enogastronomica, artigianale etc., andare oltre la sola offerta estiva.
Negli ultimi tempi stai conducendo una battaglia sulla questione del ‘filo spinato’ in area Parco nel territorio di San Giovanni Rotondo. Per quale motivo si è arrivati ad un tale abuso in quella che dovrebbe essere un’area protetta?
Questo è il risultato di un Parco che non è riuscito a dialogare con il mondo “segreto” e impenetrabile di certe parti di territori, governate da un abusivismo arcaico, dal pascolo incontrollato. Questa visione di un territorio aperto, da spiegare agli allevatori richiede fatica e credibilità fiducia, richiede un lavoro di vigilanza che ancora deve strutturasi completamente. Le soluzioni e le alternative al filo spinato sono semplicissime e utilizzate in tutti i parchi del mondo dove si svolgono attività di pascolo: recinti con fettuccine elettrificate che confinano i pascoli. Questo richiede la presenza dell’UOMO.
Un’ultima domanda sulla nostra città. Avrai letto i nostri articoli sugli alberi ‘capitozzati’ in corso Roma. Un tuo giudizio da ambientalista e da cittadino.
L’arredo urbano nella nostra città vive del traumatico ricordo del taglio degli alberi di piazza degli olmi e piazza del municipio. Le operazioni di potatura degli alberi dei viali sono necessarie, inoltre quando quei viali hanno abitazioni con i rami che occupano balconi e finestre, il lavoro diventa di sicurezza. La forma di allevamento di una pianta ovviamente dipende dalla specie, dal loro portamento naturale: la fantasia dell’uomo può anche addomesticarne le forme. Per evitare sfregi forse bisognerebbe lasciare maggiore luce tra le abitazioni e gli alberi, questi sono preziosi perché oltre ad offrire frescura e ossigeno, offrono una barriera ai rumori e alle polveri, oltre a fare arredo urbano, appunto.