LibriAmo, a cura di Renata Grifa
Il caso? Difficile dire che non esiste, ma in qualche modo mi andavo convincendo che
gran parte di quello che sembra appunto succedere “per caso” siamo noi che lo facciamo
accadere; siamo noi che, una volta cambiati gli occhiali con cui guardiamo il mondo,
vediamo ciò che prima ci sfuggiva, e per questo credevamo non esistesse.
Il caso, insomma, siamo noi.
Primavera 1976, Hong Kong. L’incontro con uno strano indovino ed una profezia: “Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”.
Difficile per un giornalista in continuo movimento abbandonare lo scetticismo e la razionalità e credere alle parole di un indovino.
Sedici anni trascorrono da quella profezia e Tiziano Terzani piuttosto che dimenticarla decide di affidarsi ad essa e iniziare a guardare il mondo con occhi diversi, intraprendendo quello che sarà un viaggio “con i piedi per terra”, muovendosi in auto, treno, nave, ma niente aerei per un anno. Niente che possa distrarre il viaggio e il viaggiatore da tutto ciò che forma il mondo che attraversiamo, un viaggio che gli permetterà di mischiarsi alle storie che gli si presentano davanti e diventare un tutt’uno con esse “Fu una splendida decisione e l’anno 1993 è finito per essere uno dei più straordinari che io abbia passato: avrei dovuto morire e son rinato. Quella che pareva una maledizione s’è dimostrata una vera benedizione”.
Parte da qui il viaggio e poi il racconto di un’esperienza unica nei paesi di quell’Oriente così lontano e così diverso da noi.
Terzani attraverso il suo diario di viaggio conduce il lettore tra le bellezze nascoste di Cina, Vietnam, Giappone, Indocina, luoghi distanti dalla nostra realtà, ma che sentiremo subito vicini perdendoci nelle bellissime descrizioni di ogni paesaggio, di ogni tradizione, di ogni uomo che incontra.
Il viaggio diventa motivo di confronto con una cultura in antitesi a quella del nostro viaggiatore ed è allo stesso tempo pretesto per affrontare tanti dei temi cari all’autore: globalizzazione, moralità, modernità e perdita dei valori essenziali. C’è spazio per la storia, la politica, l’amicizia e l’amore tra le pagine di questo libro e c’è anche tanta nostalgia per un mondo che già nel 1993 non esiste più, un mondo distrutto dal contatto con quell’occidente-padrone che fa dell’omologazione la parola chiave per il progresso.
Grazie alla profezia dell’indovino, che si rivelerà a suo modo fondata, e ai tanti altri che deciderà di consultare ogni volta che giunge in un luogo diverso, Tiziano Terzani accetta la sfida di tirarsi fuori dalla zona di comfort, di staccarsi da un mondo che va troppo veloce e affidarsi alla bellezza delle piccole cose.
“La profezia era la scusa. La verità è che uno a cinquantacinque anni ha una gran voglia di aggiungere un pizzico di poesia alla propria vita, di guardare al mondo con occhi nuovi, di rileggere il classici, di riscoprire che il sole sorge, che in cielo c’è la luna e che il tempo non è solo quello scandito dagli orologi. Questa era la mia occasione e non potevo lasciarmela scappare”.