LibriAmo… speciale Giorno della Memoria, a cura di Renata Grifa
Volavano via i nostri compagni,
volavano via appesi a una stella gialla,
trascinati da un vento furioso.
Avevano negli occhi il terrore.
Volavano via gli uccelli, e non torneranno mai più.
Si spegneva il sole e non comparivano più stelle.
Solo nuvole nere, e il fuoco.
Stanno arrivando, i nazisti sono dappertutto, bruciano, ammazzano, distruggono. Non c’è pace per gli abitanti di un piccolo villaggio dell’Est Europa, loro sono ebrei e sanno che nazista significa morte.
Che fare? Come fermare quella marcia della morte che inesorabilmente travolgerà anche loro? Bisogna trovare una soluzione, farsi venire un’idea. E così nella tragedia della vita è proprio al matto del villaggio che viene in mente un’idea tanto surreale quanto geniale, una messa in scena per sfuggire all’orrore che li attende: organizzare una falsa deportazione su un treno diretto in Palestina, loro terra promessa. Inizia così la messa in moto di quella che sarà la più grande rappresentazione che ogni abitante del villaggio dovrà recitare, chi farà l’ebreo e chi farà il nazista? Chi sarà vittima e chi carnefice? Ciascuno avrà il suo ruolo, nessuno resterà escluso.
È una parodia ovvio, una recita per salvarsi la vita, una rappresentazione che tra ironia e surrealismo non abbandona mai l’essenza tragica del momento storico.
Un libro (scritto ispirandosi ad una sceneggiatura cinematografica) che affronta in modo diverso e forse azzardato ciò che è stato l’orrore dell’Olocausto, “Ridere è un altro modo di piangere” ci suggeriscono le pagine del racconto. Un racconto che tra battute e malinconia scorre veloce sui binari della tragedia, quella tragedia di cui tutti noi abbiamo sentito parlare e che in questa giornata vogliamo commemorare con la scelta di questo particolare racconto.
Un treno per la vita è un libro per bambini e quando ai bambini viene detto “questo fa male, questo non si fa” loro ti ascoltano perché tu sei “grande” e si fidano di te. Per questo vorrei che ai bambini fosse raccontata questa storia, la storia di ciò che è bello e di ciò che non si fa. Perché forse raccontando la Memoria ai bambini potremmo far sì che non ci siano mai più adulti che, davanti ad un treno che stermina persone, abbiano il rimorso di pensare che in fondo “noi da piccoli non ci pensavamo nemmeno a fare i nazisti. Volevamo mettere su una squadra di pallavolo e andare in trasferta, magari in America.”