Tutto pronto per la suggestiva processione del Venerdì Santo
Mancano ormai pochi giorni al secolare appuntamento del venerdì Santo a San Marco in Lamis e fervono i preparativi per portare a termine le numerose iniziative intraprese dall’Associazione “Le Fracchie di San Marco in Lamis“, che ha guidato una vera e propria opera di sensibilizzazione coinvolgendo tutte le realtà presenti sul territorio con lo scopo principale di sostenere e perpetuare nel tempo questo momento di grande valore religioso, storico e culturale della comunità sammarchese e garganica.
Gli incontri con i fracchisti, con le scuole, con l’amministrazione comunale, con l’Arciconfraternita dei sette dolori, con le associazioni cattoliche, con la comunità di Fara Filiorum Petri (terra delle Farchie), hanno permesso di realizzare progetti che daranno maggiore risalto e favoriranno una più attiva partecipazione alla processione della Madonna Addolorata.
Nella giornata del Venerdì Santo presso l’edificio Balilla, sarà allestita una mostra sul mondo delle fracchie. Saranno inoltre esposti anche i lavori degli alunni, manufatti rappresentativi dei sette dolori della Vergine.
Una occasione per comprendere l’iconografia, conoscere i rituali della “vestizione” della Madonna e ammirare gli abiti finemente lavorati a mano e gli ori devozionali che adornano la statua della Vergine soprattutto nel giorno di Pasqua.
Tra le tante fracchie non mancherà quella rappresentativa dei sammarchesi nel mondo, patrocinata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, un modo per sottolineare il vivo legame che esiste tra le tradizioni e il suo popolo, ovunque esso si trovi.
Le fracchie sono enormi torce di legno che oggi sono montate su ruote e trasportate accese per accompagnare la Madonna Addolorata nella ricerca del Figlio. Fino al XIX sec. la processione della Visita dei Sepolcri il Giovedì Santo a sera veniva seguita da tutte le confraternite con le fracchie accese. Nel 1873 il Vescovo di Foggia ha autorizzato solo la Confraternita dei Sette Dolori a perpetuare questa processione. Le fracchie un tempo erano piccole, portate a mano da ognuno e per farlo si pagava un carlino al Capitolo. La processione si fermava la notte nella chiesa Madre per riprendere nella Visita ai Sepolcri all’alba del Venerdì, senza più l’uso delle fracchie perchè la luce solare rischiarava la via. Nel 1925 si costruisce la prima grande fracchia montata su ruote.
Nel periodo fascista la sezione dell’Opera Nazionale Dopolavoro cercava di promuovere e organizzare le fracchie concedendo dei premi. Nel 1957, con la costituzione della Pro Loco e con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, si provvide a dare una struttura organizzativa stabile con l’impegno costante di quest’ultima a fornire la legna necessaria per la costruzione delle fracchie. Nel 1954, con una riforma liturgica, si spostava al pomeriggio la Messa in Coena Domini con il conseguente spostamento dell’adorazione del “sepolcro” e delle processioni delle confraternite alla serata del Giovedì Santo, invece che del primo pomeriggio.
Dagli anni ’50 le fracchie assunsero dimensioni mastodontiche, in seguito ad “orgogliose gare di bravura” tra li carvunère28 e i devoti. Costruire e trasportare queste enormi fracchie incominciò ad apparire una sorta di prova di abilità e di coraggio, il diametro della bocca raggiungeva anche 3,5 metri e il peso superava i 100 quintali. Alla fine degli anni ’70 si è cominciato a mettere dei limiti di peso e grandezza. La processione della Madonna Addolorata con le fracchie coinvolge alcune decine di migliaia di persone.
Ulteriori info: www.lefracchie.eu