LibriAmo a cura di Renata Grifa
Ho visto il mondo quando valeva la pena vederlo.
Ho vissuto quando un essere umano era considerato un uomo
e non un client.
Sono stato pizzicato dal sole quando era ancora sano.
Ho avuto la possibilità di innamorarmi di tua madre.
Ah, piccolo ammasso di carne e sogni, cosa ti verrà negato!
È meglio che tu lo sappia da subito, a te sarà negato di innamorarti.
Non so dirti se giustamente o meno.
In un futuro non troppo lontano esiste un pianeta in cui le persone non sono più uomini ma clients senza istinto, con una data di scadenza e assemblati secondo precise “Graduatorie di Affinità”.
È un mondo senza sogni quello di Gaia, perché su Gaia è vietato sognare.
Eppure forse qualcuno può ancora salvarsi. È da qui, da questo pianeta un po’ malridotto che il nostro “trafficante di parole”, alieno nel suo mondo, non può arrendersi alla realtà in cui vive e inizia a scrivere delle lettere ad un’idea che sta per arrivare “farò una cosa, ogni volta, ogni volta che ti scriverò ti regalerò una parola. E questa volta ti regalo la parola idea”.
Lo scenario su Gaia è desolante “l’istinto è quella parte di memoria che gli essere umani si tramandano […] io lo tolgo. Trasformo un essere umano in una macchina di carne e ossa, funzionale al nostro sistema societario. Nelle nuove generazioni sto facendo sperimentazioni con l’obiettivo di eliminare anche le lacrime. Ma non mi riesce. […] sembrano nascere dal niente anche se è chiaramente impossibile. La scienza non è d’accordo, ma tant’è! Sono convinto che le lacrime nascano nell’anima. Ma l’anima, in biologia, non esiste”.
Chi è Gaia? E cosa le stiamo facendo?
Lo abbiamo chiesto a Raffele Niro in occasione del 13° appuntamento della rassegna letteraria Spazi Inclusi.
“Gaia è un mondo senza stati, un mondo diverso da come lo viviamo e percepiamo noi ora, è una proiezione da qui a cinquant’anni che vuole in realtà porre un monito a quello che è il nostro stile di vita attuale”.
Pensa, Mancanza, Dubbio, Parole, Acqua, Vita, Sogno, Umanità, Odio, Libro, Resistere sono solo alcune delle parole che il nostro strano protagonista ci regalerà nel lungo viaggio alla scoperta della verità. Nel chiedere qual è per l’autore la parola che più lo rappresenti in questo romanzo sorprende la risposta vera e un po’ inaspettata “la parola che preferisco in realtà non c’è nel libro, più che una parola è un concetto…è la presa di coscienza di quello che stiamo facendo al nostro paese e a noi stessi per fermare un attimo a riflettere e ripartire da qualcosa di migliore”.
Da un mondo così si vorrebbe solo scappare, ed è più o meno quello che fa il nostro “alieno”: fugge dal suo mondo per imbattersi in una sorta di fuga nella realtà, la nostra, per scoprirla ancora più desolante e priva di sentimenti di quella che si è appena lasciato alle spalle.
Ma allora che è mondo è quello in cui viviamo?
“In realtà è un mondo bellissimo e troppo spesso ce ne dimentichiamo dando ascolto a frivolezze che lo stanno rendendo invivibile. Il nostro è l’unico mondo che abbiamo e ciascuno di noi dovrebbe prenderne consapevolezza perché si possa guardare al futuro in un modo un po’meno catastrofico di quello che il 2068 ci offre”.
Tutto questo è Lettere a Gaia. È un romanzo di fantascienza, ma è anche estremamente realistico, è un saggio sull’uomo ed è un epistolario di idee, è amore per la Terra ed è speranza per un mondo migliore.
Gaia è quello che ci sta succedendo ogni giorno.
Gaia è ciascuno di noi.