Trovato in discrete condizioni
Si è svolta ieri sera la cerimonia di esumazione e della prima sessione della ricognizione canonica del corpo di san Pio da Pietrelcina.
L’apertura della tomba è stata preceduta, il 28 febbraio, dall’insediamento del Tribunale istituito per l’occasione dall’arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di Padre Pio. Il Tribunale è presieduto dallo stesso Presule ed è composto da: fr. Francesco Colacelli, sacerdote cappuccino, con il ruolo di delegato dell’Arcivescovo; don Michele Nasuti, del clero diocesano, con l’incarico di promotore di giustizia, e fr. Francesco Dileo, come notaio attuario. La loro nomina è contenuta in un decreto di mons. D’Ambrosio, firmato in mattinata e letto durante la stessa serata del 28 febbraio dal cancelliere della Curia di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, don Matteo Tavano. Con lo stesso documento è stata nominata anche la commissione dei periti per l’esumazione e la ricognizione canonica: Orazio Pennelli (medico legale, sovrintendente e direttore dell’area sanitaria della Fondazione “Istituto San Raffaele – G. Giglio” di Cefalù), Luigi Pacilli (specializzato in Igiene, Medicina preventiva e Statistica sanitaria, direttore sanitario di Casa Sollievo della Sofferenza), Nicola Silvestri (medico legale, direttore sanitario della ASL di Barletta-Andria-Trani), Michele Bisceglia (anatomo patologo di Casa Sollievo della Sofferenza) e Nazzareno Gabrielli (perito del Vicariato di Roma per la conservazione dei santi, biochimico in servizio presso la Santa Sede, che ha già trattato i corpi di numerosi santi e beati, tra cui i papi Giovanni XXIII, Pio IX, Pio X; don Orione; i coniugi Beltrame-Quattrocchi; Chiara d’Assisi; Giovanni della Croce e Francesca Saverio Cabrini). A loro si affiancheranno, per le incombenze materiali: Giovanni Di Modugno, Vincenzo Masciaveo, Nunzio Ladogana, Matteo Marinano, Raffaele Mischitelli e i fratelli Giovanni, Michele e Antonio Valerio.
Dopo la lettura del decreto tutti i nominati hanno prestato un «giuramento di fedeltà» sul Vangelo per gli adempimenti «inerenti l’esumazione e la ricognizione canonica delle spoglia mortali di San Pio da Pietrelcina».
Quindi l’Arcivescovo ha chiamato cinque testimoni della sepoltura di Padre Pio, avvenuta alle 22,30 del 26 settembre 1968: l’ufficiale sanitario dell’epoca, Giovanni Grifa; i muratori Gennaro Ricciardi e Domenico Perno; gli stagnini Antonio e Matteo De Bonis. A loro mons. D’Ambrosio ha chiesto l’assicurazione di aver trovato il sepolcro nelle stesse condizioni in cui è stato lasciato dopo la tumulazione. La loro risposta affermativa è stata, poi, confermata con giuramento sul Vangelo.
Al termine della serata è stato rimosso il blocco monolitico di «marmo verde» che sovrastava la tomba di Padre Pio, con l’ausilio di quattro “binde” e di sei rulli di teflon. Infine è stato tolto il sottostante gradino di marmo rosa, composto da due lastre a forma di “C”, lasciando a vista uno strato di sabbia bianca.
La breve cerimonia del 28 febbraio si è conclusa con la benedizione dell’Arcivescovo, il canto della “Salve Regina” e la lettura del verbale, controfirmato da quattro testimoni: il ministro provinciale della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio” dei Frati Minori Cappuccini fr. Aldo Broccato, il guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo fr. Carlo Maria Laborde, il commissario della Città di San Giovanni Rotondo Michele Di Bari e il sindaco di Pietrelcina Gennaro Fusco.
Più lunga è stata, invece, la liturgia della sera del 2 marzo, cominciata alle ore 22,00. All’inizio della Celebrazione dell’Ufficio delle Letture, presieduta da mons. D’Ambrosio, sono stati letti il Rescritto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Decreto dell’Arcivescovo e l’autorizzazione dell’autorità civile.
Quindi ha preso la parola fr. Aldo Broccato per spiegare che l’esumazione e la ricognizione canonica esprimono «in primo luogo i sentimenti di profonda umanità che la nostra Provincia nutre da sempre verso questo suo figlio illustre che tanto ha amato la Provincia e tanto ha offerto e sofferto per essa». «Questo evento – ha proseguito il Ministro Provinciale – manifesti sempre più il segno della nostra fede nella comunione dei santi, nella risurrezione della carne e nella vita eterna. Infatti la riesumazione del corpo di san Pio, mentre ci fa guardare da vicino le sue spoglie mortali, pur preziose e care al nostro cuore di uomini, devoti e confratelli, deve spronarci ad alzare lo sguardo verso l’alto, verso la luce della vita di Dio che in Cristo si è manifestata nella sua morte e risurrezione».
Dopo la lettura di un brano della prima lettera di san Pietro apostolo e di uno stralcio di due lettere di Padre Pio in cui descrive la trasverberazione e la stimmatizzazione del 1918, il Pastore diocesano ha tenuto una breve riflessione sul significato dell’evento. «Questo gesto – ha spiegato – si fa preghiera di lode e rendimento di grazie a Dio tre volte santo per averci donato nel suo Servo fedele una ulteriore manifestazione del mistero della croce». «Il gesto della ricognizione canonica – ha aggiunto – in risposta a una corale e circostanziata richiesta inoltrata alla Congregazione delle Cause dei Santi dal postulatore generale dell’Ordine, fra Florio Tessari, su richiesta del ministro provinciale, fra Aldo Broccato, con la mia convinta adesione e parere favorevole: è il punto di arrivo di una meditata e prolungata riflessione; rientra nella collaudata e secolare prassi della Chiesa; risponde alla storica responsabilità di garantire, attraverso appropriate procedure, una prolungata conservazione del corpo del nostro Santo per permettere anche alle generazioni che verranno la possibilità di venerare e custodire le sue reliquie».
Subito dopo sono state rimosse le quattro traversine di cemento poste a copertura del sepolcro su cui era incisa la data della tumulazione (26/9/1968) e otto frati, alle ore 23,19, hanno estratto la triplice bara, di metallo, legno e zinco, posizionandola nell’area est della cripta. Il compito è stato affidato a fr. Mauro Jöhri (ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini), fr. Aldo Broccato, fr. Francesco Colacelli, fr. Francesco Dileo, fr. Francesco Langi (definitore provinciale), fr. Carlo Maria Laborde (guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo), fr. Mariano Di Vito (componente della commissione dei frati per la ricognizione) e fr. GianMaria Di Giorgio (definitore provinciale).
Dinanzi alla bara mons. D’Ambrosio, insieme al Promotore di Giustizia e al Notaio Attuario hanno controllato l’integrità dei sei sigilli apposti la sera del 26 settembre 1968, prima di romperli e rimuoverli. Alle ore 23,30 il Presule, il Ministro Generale e il Ministro Provinciale hanno aperto il coperchio consentendo all’Arcivescovo, ai componenti del Tribunale e ai periti di formarsi una prima, sommaria idea sulle condizioni del corpo, poiché la lastra di vetro che lo ricopriva era appannata. Il Pastore diocesano ha, quindi, incensato le reliquie al canto del “Te Deum”.
Successivamente, mentre i presenti cantavano le Litanie dei Santi, don Michele Nasuti, fr. Francesco Dileo, fr. Francesco Colacelli e mons. Domenico Umberto D’Ambrosio hanno accompagnato la bara in un ambiente appositamente preparato per il trattamento delle spoglie mortali di san Pio da Pietrelcina, dove i periti hanno effettuato una prima ispezione, riscontrando che «il cranio e gli arti superiori sono in parte scheletriti. Le restanti parti presentano i tegumenti adesi ai piani sottostanti e molto umidi, ma suscettibili di trattamento conservativo». In pratica, ha spiegato l’Arcivescovo, quando è avvenuta la sepoltura «l’intonaco era molto fresco e ha trasmesso un’eccessiva umidità».
Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, tutti i parenti di Padre Pio. C’erano gli otto figli dell’unica nipote vivente del Santo, Pia Forgione: Maria Giuseppa, Alfonso, Rachele, Orazio, Maria Pia, Tarcisia, Michele e Pio. C’era anche Pio Masone, nipote di Felicita Forgione, sorella di Padre Pio. Hanno partecipato anche Consiglia De Martino, la donna di Salerno guarita per intercessione di Padre Pio dalla rottura traumatica del dotto toracico, il cui miracolo è servito alla beatificazione del Cappuccino di Pietrelcina, e Matteo Pio Colella, il ragazzo di San Giovanni Rotondo affetto da una sindrome multiorgano scatenata da una meningite, la cui guarigione scientificamente inspiegabile è stata dichiarata “miracolo” per la canonizzazione.
Tra le autorità religiose erano presenti: mons. Francesco Pio Tamburino, arcivescovo metropolita di Foggia – Bovino; mons. Andrea Mugione, arcivescovo metropolita di Benevento; mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Lucera – Troia; mons. Antonio Santucci, vescovo emerito di Trivento, mons. Juan Rodolfo Laise, vescovo emerito di San Luis (in Argentina), il vicario generale dell’Ordine dei Frati Cappuccini, fr. Felice Cangelosi e tutto il Definitorio Generale.
Prima della benedizione finale e dell’inno a Padre Pio ha preso la parola il Ministro Generale dei Cappuccini che ha voluto benedire «il Signore Dio» per «le spoglie mortali» di Padre Pio «che furono ritenute degne di portare i segni del Cristo crocifisso».
Terminate le procedure idonee per garantire al corpo del Santo le migliori condizioni di conservazione, le spoglie mortali saranno composte in un’urna che sarà collocata, a partire dal 24 aprile prossimo, nella stessa cripta in cui Padre Pio è stato sepolto per 40 anni, per consentirne la venerazione da parte dei fedeli. Pur non essendo obbligatorio prenotarsi, è stato istituito un numero telefonico (0882 417500) per garantire a chi chiamerà la certezza del giorno e dell’ora di accesso alla cripta. Per i non prenotati ci sarà un ingresso a parte, col rischio di dover attendere in coda per entrare.
Fonte: comunicato stampa "Fondazione Voce di Pdre Pio"