“Una Sinistra in frantumi”
di Francesco Melchionda
Ludwig Joseph Wittgenstein, nel suo Tractatus logico-philosophicus, diceva: “Se i politici fossero costretti per legge a definire ogni termine che intendono usare perderebbero gran parte della loro attrazione popolare”.
Il filosofo austriaco, se avesse la sfortuna di osservare i politici locali e la realtà che li (ci) circonda, sarebbe, molto probabilmente, molto più duro nelle sue elucubrazioni filosofiche concernenti l’uomo e la politica in latu sensu.
Dopo la grande sbornia derivata dalla vittoria elettorale, l’assalto famelico alle ambitissime poltrone assessorili e l’inattesa e forzata defenestrazione di una parte dello schieramento ulivista che appoggiava Salvatore Mangiacotti, nel bollentissimo pentolone mastodontico della sinistra sangiovannese, quella che per definizione o per semplicismo giornalistico viene definita radicale e massimalista, è nata una nuova formazione politica, Uniti a Sinistra. Un gruppo politico formato da delusi sinistrorsi. Un gruppo costretto ad abbandonare una barca che sin dall’inizio subiva, per esclusivi demeriti della squadra governativa, perdite d’acqua mostruose. Un gruppo politico non immune da errori e conformismi. Un gruppo politico che, a quanto pare, verrà guidato da Nunzia Canistro, donna vogliosa, seria, intraprendente; ma per scalare le vette e dipanare la complicatissima matassa che si è venuta a creare servono gli attributi, la furbizia e una certa dose di sfacciataggine che la neofita canistro di certo non ha nel suo ingenuo DNA politico.
L’unica nota lieta di questo mini-evento è, quindi, proprio la presenza di una donna. A mio modesto parere, però, le note liete finiscono qui. Mi chiedo: era proprio necessario creare un’altra formazione politica? A cosa servirà questa ridicola pattuglia di delusi e trombati? E qual è il progetto politico che Uniti a Sinistra intende portare avanti? E ancora: quali sono le istanze che si vogliono difendere?
Nel mare magnum della politica sangiovannese questo pseudo-partito contribuirà a creare solo confusione, una confusione nella confusione, a fare danni, a gettare benzina sul fuoco sulla già disastrata e focosa maggioranza che da un anno e mezzo siede i vellutati e comodissimi scranni di Palazzo di Città. Maliziosamente mi vien da porre due domande a questa scombiccherata pattuglia: se il sindaco non avesse messo alle porte alcuni assessori che oggi inneggiano a questa nuova finto creatura, sarebbe nato ugualmente Uniti a Sinistra?
E se Mangiacotti, con una astuta azione da politico navigato e maligno, decidesse, in prospettiva, che i posti vacanti nella squadra di governo debbono essere ricoperti da alcuni aderenti di questo nuovo partito, cosa deciderà di fare il direttivo (ammesso e non concesso che ci sia) guidato dal segretario Canistro? Ritirerà, per meri interessi di bottega, le sue accuse di malgoverno?
A riguardo i dubbi sono leciti proprio perché nessuno sentiva il bisogno – forse neanche i defenestrati! – di avere sul groppone un altro fardello del genere. Un fardello pesantissimo, ingombrante e, molto probabilmente, inconcludente.
Gli elettori, cara Canistro, sono stufi della politica, del politichese e delle chiacchiere che si pronunciano quotidianamente nelle fumose e maleodoranti stanze dei partiti. Si ha la nausea, ormai, delle divisioni all’interno del centro-sinistra! Non se ne può più dei comici litigi che i maggiorenti delle formazioni politiche uliviste (Uniti a Sinistra compreso) inscenano davanti ad elettori disillusi e inibiti e impotenti.
La prova provata che il marasma che ho cercato di descrivere in questi anni, nonostante gli insulti e le offese più o meno volute, forse non è un’invenzione del sottoscritto. La prova provata che il marasma che è sotto gli occhi di tutti ha tanti padri e padrini.
Fa rabbia, adesso, che i tanti ‘Ponzio Pilato’ di questo nascente pseudo-partito, senza dimenticare, ovviamente, i tanti comunisti, rifondaroli, ambientalisti, verdi e chi più ne ha più ne metta, scarichino le colpe sul già frustrato sindaco e sui suoi più stretti sodali! Non bisogna dimenticarsi, infatti, che per un anno circa si è avallato ciecamente qualsiasi progetto che il governo, guidato dal grande Mister Yes, alias Salvatore Mangiacotti, decideva di portare in consiglio comunale.
Cercarsi, ora, di rifarsi una verginità è una cosa di cui ci si debba vergognare, e molto; mostrarsi candidi, illibati di fronte allo sfacelo che è sotto gli occhi di tutti e cui si è dato un grosso contributo è una cosa francamente orripilante e assurda. Impartire lezioni di moralità e buon governo, dopo la grande defenestrazione, è sinonimo di scarsa avvedutezza e miopia politica.
In questi giorni abbiamo assistito a tante pacche sulle spalle, agli in bocca al lupo di rito, alle chiacchiere che di solito nascono in queste occasioni, ma gli unici, concreti elementi che si sono evidenziati da questo ennesimo parto sono: il cinismo, l’opportunismo, l’egocentrismo e il nanismo di chi pensa di fare politica solo perché si è stati relegati in un angolino.
PS: l’obiettivo che mi ero posto quando decisi di intervistare il sindaco diessino Mangiacotti era quello di indurre i numerosi lettori di questo portale a farsi un’opinione di quello che il sindaco, per l’appunto, aveva esternato in occasione dell’incontro avuto con il sottoscritto nei giorni precedenti. Speravo, inoltre, che si potesse discutere seriamente delle problematiche che la nostra città presenta ormai da anni. Ho potuto constatare, ahimè, quanta rabbia scorra nelle vene di molti sangiovannesi; quanto odio si propali nei confronti di chi cerca, in maniera onesta e lucida, di comportarsi rettamente.
Leggendo i commenti che si rifanno, in qualche modo, alla mia intervista e, in parte alla mia persona, voglio rispondere in particolar modo a due persone (le altre offese non meritano nessuna risposta) che, per un verso o per l’altro, hanno preso due cantonate mastodontiche. Due cantonate bestiali! Due cantonate ridicole!
Il primo a cui voglio dare una risposta è Gianfranco Pazienza, ex assessore di questa amministrazione.
E spiego il perché: tra il 26-28 giugno del 2005, sempre su questo portale, scrissi che il governo locale che si era venuto a formare non rispecchiava quelle che erano le aspettative dei tanti simpatizzanti (io compreso) del centro-sinistra; dissi, in pratica, che questi uomini non sarebbero stati all’altezza del difficile e gravoso compito che la cittadinanza gli aveva conferito. Il defenestrato ed (ex) soldatino Pazienza, nel guest-book di allora, e nell’arco di pochissime ore, munito di alabarda ed elmetto corse immediatamente in difesa del suo amatissimo e idolatrato sindaco; scrisse (ed è un vero peccato che non si possa reperire il raffinato scritto dell’alabardiere Pazienza) nei miei confronti cose davvero allucinanti; sputò nei miei confronti una gragnola di offese. Una gragnola di offese che mi fecero fare, però, un sacco di risate; mi convinsero, ancor di più, che quello che avevo scritto poteva tranquillamente avverarsi.
A distanza di 15 mesi, a quanto pare, il povero Pazienza – che durante le precedenti campagne elettorali, con la sua inimitabile e infallibile chitarra, sguazzava tra i gradini dei portici, cercando di raccattare più voti possibili – si è ricreduto. Basta, d’altronde, leggere il suo commento per capire il suo rammarico e la sua disperazione.
Mi sorge un dubbio: si è ricreduto solo perché ha perso l’ambita e remunerativa poltrona di assessore? Se così non fosse, dovrebbe porgermi le dovute scuse e dirmi che avevo ragione, nel lontano
Ad uno scrivano che, ma non è una novità!, non si firma, e che mi accusa di essere stato assente negli anni della grande farsa-Squarcella e di aver ricevuto consigli da Mangiacotti (mi spiace, ma i consigli li ricevo al massimo solo dai miei genitori e da una ristrettissima cerchia di persone), gli dico semplicemente di andarsi a (ri) leggere i miei articoli firmati (che mi potevano costare, e molto), del 2003 sullo Sperone Nuovo, prima che Squarcella e compagni venissero arrestati. Prima che, insomma, molti suoi lacchè abbandonassero la barca che stava affondando in modo vergognoso.
Quando questo paese la smetterà di essere NANO nel suo modo di pensare, agire e manifestarsi, solo allora, forse, potrà conoscere una via d’uscita ai suoi problemi che, come ho avuto l’occasione di constatare per l’ennesima volta, non sono solo di natura politico-economico-sociale-morale.
La pochezza umana non conosce limiti…
Francesco Melchionda ( francesco.melchionda@tiscali.it )