…se la politica continua a trasmettere emozioni passate, vuol dire che è una politica che non cresce o non vuole crescere…
di Berto Dragano
Mentre i congressi di partito sono giunti a conclusione con nuove segreterie e nuovi segretari, fra pochi giorni ci si avvierà verso un nuovo cammino. Un percorso, che non so se sarà in grado di affrontare i problemi planetari ma non penso sia responsabile stare fermi, perché è anche un modo di dare un senso alla politica.
Osservando le generazioni di oggi che vedono il futuro politico con emozioni del passato, nasce in me una riflessione: se la politica continua a trasmettere emozioni passate, vuol dire che è una politica che non cresce o non vuole crescere.
Sempre più spesso la politica usa la parola “donne” e “giovani” per dare senso e tono ad una linea politica di rinnovamento.
Per rigenerare la politica, che da tempo rischia la già poca partecipazione dei cittadini, non è sufficiente il semplice utilizzo del giovane di turno, utilizzato come nota sincopata, orchestrata a proprio piacimento dal maestro politicante di turno.
L’esigenza di rinnovamento è vivacemente attiva in ognuno di noi. Rinnovamento che può avvenire con una reale partecipazione democratica di ogni soggetto interessato, esercitando una “vigilanza attiva e costante” sui nostri rappresentanti e allontanando il rischio che la “moderna libertà”, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata, ci induca a rinunciare con facilità al diritto di partecipazione al potere politico e a coltivare quel senso civico, latitante nella società di oggi.
Sempre più spesso applichiamo quella democrazia rappresentativa, delegando politici organizzati dalle èlite di partito, protetti da un linguaggio tecnico, incomprensibile alla generalità del pubblico.
Oggi siamo circondati da una politica che non trasmette entusiasmo, interesse, una democrazia distorta, inquinata, invisibile e la colpa spesso… è anche nostra.
La crescita di una società civile e il rinnovamento culturale della classe politica potrà avvenire se tutti noi ci riappropriamo di una democrazia deliberativa, fatta di confronto, di discussione e partecipazione attiva, dove i cittadini devono essere chiamati a dibattere tra loro e con i politici in un contesto strutturato di collaborazione, basato su un’informazione adeguata, giocando un ruolo significativo nel processo decisionale.
Ravvivando una democrazia, in cui i cittadini informati e partecipi aiutino i politici e gli amministratori a governare meglio, si potrà colmare l’isolamento e il divario che troppo spesso separa la società civile.
Una democrazia partecipativa e deliberativa, fatta di una costante partecipazione, che garantisca stimoli e controlli la qualità delle rappresentanze. Un percorso politico che giochi un ruolo decisivo nella formazione di cittadini attivi e qualificati, radicando in se un’etica di servizio pubblico.
Forse radicando in ognuno di noi una democrazia vera, possiamo non solo sognare un mondo migliore, ma realizzarlo.
Berto Dragano