di Giuseppe Lauriola
Lo scioglimento del Consiglio Comunale con il conseguente esonero di Salvatore Mangiacotti dalla carica di Sindaco pone termine ad una amara esperienza amministrativa iniziata con la vittoria del centrosinistra nelle elezioni dell’ aprile 2005.
E’ bene ricordare che, allora, la candidatura di Salvatore Mangiacotti non era affatto scontata.
A livello provinciale, infatti, le segreterie dei partiti avevano assunto decisioni completamente diverse, individuando un candidato sindaco che rispondeva ad un “piano spartitorio” provinciale, senza tener conto delle richieste e delle esigenze dei territori.
Tale piano veniva per altro avallato dai dirigenti storici dei D.S. e di parte della Margherita di San Giovanni.
Solo la caparbietà di quegli esponenti dei Democratici di Sinistra che da tempo si erano impegnati nell’ opera di rinnovamento del partito, di parte della Margherita, di Verdi, di Rifondazione Comunista e di esponenti della società civile, riusciva a imporre una diversa scelta.
Scelta che pareva rispondere al bisogno di cambiamento e di rinnovamento del ceto politico che la Città, dopo le fallimentari esperienze delle precedenti Amministrazioni, esprimeva.
Grandi erano quindi le aspettative: finalmente si vedeva la possibilità di una reale svolta nel modo di intendere la politica: non più a favore cioè dei soliti noti, delle lobbies affaristiche ma al servizio della comunità, nel pieno rispetto della legalità e della condivisione delle decisioni.
Purtroppo, già dopo pochi mesi, cominciarono ad evidenziarsi scelte e metodi molto difformi da quelli annunciati con grande enfasi durante la campagna elettorale.
Impegni presi e non rispettati, decisioni assunte in modo unilaterale, favoritismi smaccati, utilizzo del denaro pubblico a pioggia, furono alla base della decisione presa già nell’ autunno del 2005 dalle forze politiche di maggioranza di riunirsi in “conclave” per tentare fin da subito di rimettere sui giusti binari un treno che aveva cominciato a deragliare.
Nonostante gli impegni assunti in tale occasione, le cose non cambiarono, tanto da indurre pochi mesi dopo il sottoscritto, allora segretario dei Democratici di Sinistra, a dimettersi in dissenso con i metodi amministrativi e nella speranza di porre al centro dell’ agenda politico-amministrativa la necessità di un reale cambiamento di rotta.
Come i cittadini ricorderanno, il tutto si risolse in un rimpasto degli assessori che di fatto escluse dall’ esecutivo Rifondazione e Verdi, cioè una parte delle forze che tanto fortemente avevano sostenuto la candidatura Mangiacotti.
Ciò però, ancora una volta, non sortì gli effetti sperati dal momento che, come era oramai chiaro, il problema non era rappresentato tanto dagli assessori quanto dalla mancata funzione di regia e coordinamento da parte del Sindaco che non si mostrava in grado di indicare le priorità e di perseguirle in modo deciso e condiviso a favore della comunità.
La crisi pertanto non fu risolta e si trascinò con continue fibrillazioni tra le forze di maggioranza.
Si giunse così ad un ulteriore rimpasto mentre la credibilità dell’ Amministrazione Comunale giungeva ai minimi e i problemi, anziché essere risolti, si aggravavano.
Quei consiglieri di maggioranza che esprimevano il disagio proprio e della cittadinanza per lo stallo dell’attività amministrativa, venivano progressivamente emarginati e dileggiati.
Si arrivava al punto che non venivano loro comunicate le decisioni assunte e li si metteva di fronte ad “accapi” sui quali non vi era stata preventiva informazione e confronto, svuotando di fatto il Consiglio Comunale della sua funzione di indirizzo e di controllo.
Dopo due anni di crisi permanente, di fronte all’ oggettiva ed evidente impossibilità di modificare una situazione oramai avvitata su se stessa, i consiglieri di maggioranza più responsabili, sostenuti dai gruppi politici di riferimento, decidevano, anche se in modo molto sofferto, di porre fine a questa esperienza per la quale tanto si erano adoperati collaborando fattivamente al suo raggiungimento.
Tutto ciò nella speranza di poter aprire immediatamente un confronto e una discussione con i cittadini tutti sul futuro di San Giovanni Rotondo.
Giuseppe Lauriola