“Uniamoci e facciamo presto”
di Gianfranco Pazienza
UNITEVI E FATE PRESTO. Lo grida Pietro Ingrao dall’assemblea costituente per l’unità de “La Sinistra e l’Arcobaleno” che si svolge a Roma.
Lo fa chiedendo il permesso autorevole che si deve ad una persona anziana, che con la sua militanza ha costruito, con altre militanze, il futuro democratico del nostro Paese.
Nichi Vendola un minuto prima, chiede che il percorso di Unità si compia guardando al futuro e non guardandosi alle spalle, ai problemi grandi e piccoli di strutture di partito organizzate che temono di perdere i propri piccoli successi, privilegi o rendite elettorali.
L’assemblea di Roma è quella di un popolo militante, a pieno titolo con la vitalità di un movimento vero, sofferente per le contraddizioni di un mondo del lavoro che proprio perchè è precario, è pure schizofrenico: i lavoratori hanno separato il lavoro dalle loro vite. E se ne separano morendo ogni giorno, quattro vittime allungano la lista che segna anche la sconfitta della sinistra, e la sconfitta delle tutele conquistate per il diritto al lavoro e allo stato sociale. Vite che vengono bruciate come è accaduto nell’incidente di Torino, dentro la fabbrica di una multinazionale ove non funzionavano ne estintori ne telefoni di soccorso. Questa è la modernità della loro globalizzazione.
Uniamoci e facciamo presto. Con un grande ringraziamento a tutti coloro che in questi mesi si stanno prodigando per dare fora a percorsi unitari, aprendo prossimamente una sede della sinistra a San Giovanni rotondo. Lo dico con soddisfazione e dopo tanti anni, troppi, di militanza dedicata al progresso della nostra città, non interrogandomi mai se il colore delle bandiere fosse soprattutto rosso, verde, bianco o arancione. Oggi siamo tutti nelle condizioni di esprimere la forza delle nostre esperienze, per dialogare con i cittadini, e il nostro elettorato, stanchi di vedere le nostre proposte in un angolo di separazione. Separazione tra di noi e separazione da una realtà sociale ed economica che altri governano in dispregio per una cultura politica, la nostra, solidale e senza interesse personali. La nostra unità può costituire un’oasi per una opinione pubblica, la nostra soprattutto, che non accetta più di essere governata da una casta, ove tutti loro sono persi dentro una tempesta politica di faide e interessi. Intenti a costruire clientele e concentrati ancora sulla speculazione edilizia e la rendita fondiaria. O sull’usurpazione illegittima del demanio pubblico. La nostra può essere un’isola felice, l’unica che può dare riparo a chi esprime il bisogno di servizi, per la qualità della vita, per l’accoglienza e la tutela del nostro prezioso ambiente e delle preziose, grandi opere di P. Pio.
Gianfranco Pazienza