L’Opinione
di Berto Dragano
Sono tornato tra i banchi dell’amata/odiata università e ho ritrovato discorsi e visi che non vedevo da tempo: la nostalgia mi ha avvolto, insieme al piacere di ritrovare sensazioni conosciute.
Ad ogni modo, credevo di trovare un’aria nuova nell’università, dovuta al cambio di governo (oramai concluso), avendo frequentato altri corsi universitari sotto il governo Berlusconi. E invece no. Tutti mi sembrano più spaventati di prima, e comunque arrabbiati per le proposte sia di Mussi che di Fioroni, sensazioni che avevo già vissuto nell’era Moratti.
Altri discorsi che mi risuonano insoliti sono quelli sul Partito Democratico, descritto come esempio di un partito nato all’interno del parlamento attraverso l’accordo tra più gruppi parlamentari.
Strano a dirsi, ma non ero finora riuscito a definirlo con tanta chiarezza, e a vederlo in tutte le sue componenti, come l’altro giorno, durante quel corso, attraverso gli occhi increduli di alcune matricole che di “partito democratico” non avevano mai sentito parlare, o che ne avevano solo un’idea confusa.
Il partito democratico è una grande operazione politica dotata di un potenziale innegabile, necessaria, in un paese come il nostro e portatore, di una svolta paragonabile solo al compromesso storico.
E nello stesso tempo ho capito che il Partito democratico non nasce da una frattura sociale, o da un bisogno della società civile ma da un accordo fra partiti e linee di pensiero diverse e frastagliate.
Infatti, mi sembra innegabile che questo futuro soggetto politico non parli il linguaggio dei giovani e non convogli in alcun modo questa generazione “disaffezionata ma interessata alla politica”.
Mi sembra anche inoppugnabile che il Partito Democratico non inglobi quelle pacifiche insurrezioni popolari di morettiana memoria che aveva alimentato l’Ulivo della prima ora, e che, sebbene composte in maggioranza da un segmento radical chic del ceto medio, miravano comunque a rappresentare questo soggetto sociale oggi schiacciato.
In questo ribollire sociale così potenzialmente esplosivo i nostri politici si accordano nel quadrante alto della matrice di partito, piuttosto che interfacciarsi con la Società Civile e quindi interpretare i bisogni di una società demoralizzata, effettivamente incapace di reagire.
Ecco quindi che mi risulta difficile rispondere al mio vicino di sedia dell’ultima lezione, che assai titubante mi domandava: “ma se l’operazione Forza Italia nasce dal vuoto della Dc e ne viene quindi a prendere l’elettorato, allora è più di sinistra della nascita di questo Partito Democratico?”