“Ma Padre Pio sarà contento delle vostre azioni?”
di Giovanni Piano
Gent. Sig. Saldutto,
La invito a rileggere quanto scritto dal Dott. Antonio Cafaro, persona seria ma più di tutto perbene ed educata, assolutamente lontana da comportamenti offensivi e lesivi della dignità ed onorabilità di altre persone. Legga bene, soprattutto il finale “umoristico”: di offese, scherzi e derisioni sono certo non ve ne siano (…”per sopravvivere a 550 interventi in anestesia generale, come riportano i giornalisti, ci vuole una salute di ferro e tutta la protezione possibile”…).
Mi sbaglierò pure, ma credo che lei abbia voluto cavalcare l’opinione del nostro frequentatore per lanciare alcuni suoi messaggi che evito di commentare (per ora) che niente hanno a che fare, o poco, con la semplice considerazione del nostro concittadino su quella che lei ha definito la “missione affidata” alla signora Carriero. Il dott. Cafaro, comunque, non ha bisogno di essere difeso, sono certo farà sentire la sua voce non appena avrà letto la sua “diffida” (?).
La domanda che ha fatto al dott. Cafaro, e cioè se ritiene che Padre Pio è d’accordo con lei, gliela vorrei rivolgere io. Crede davvero che San Pio possa considerare suoi figli spirituali (ed esserne fiero) persone che diffidano, che parlano di avvoltoi e di menti stolte nei confronti di rappresentanti religiosi che ad oggi nessuna Autorità Giudiziaria ha riconosciuto “colpevoli” di ciò che ben sapete? Beh, sinceramente mi viene difficile immaginarlo… l’umiltà e l’obbedienza professate in vita da San Pio, altrimenti (ed a questo punto) diverrebbero solo chiacchiere vuote visto che tali principi pare non siano stati fatti propri da taluni suoi “figli spirituali”.
Non è stimolante parlare “di” e “con” voi dell’Associazione pro padre Pio. Opinione generale è che la carta bollata sia sempre pronta a portata di mano; le diffide, le azioni giudiziarie, quasi un biglietto da visita. E questo stona molto, ma proprio molto, con i concetti di amore ed obbedienza ma soprattutto con il nome di Padre Pio!!!
Mi perdoni, ho un ultimo appunto: non le sembra un atto di presunzione chiudere una lettera aperta, un comunicato, con la parola “amen”, considerata la sacralità che la chiesa cattolica (quella a cui lei appartiene) attribuisce a tale termine?
Saluti,
Giovanni Piano